Il Governo sblocca diverse decine di GW di eolico off-shore – Il 10 marzo scorso la doccia fredda. A causa del conflitto in corso tra Russia e Ucraina tutte le battaglie ambientaliste contro gli impianti eolici andranno in soffitta in un colpo solo. Ormai chi vuole contestare è destinato a imitare Don Chisciotte nella sua battaglia personale contro i mulini a vento. Che cosa si può opporre al premier Draghi che dichiara: “al lavoro per sbloccare diverse decine di GW di eolico off-shore”. E con gli autotrasportatori e gli automobilisti sul piede di guerra per i rincari spaventosi dei carburanti. La questione energetica ha tenuto banco alla Camera dei Deputati. E il premier ha deciso di chiedere la collaborazione dei territori per accelerare il permitting di nuovi impianti rinnovabili.

Traducendo dal politichese: non createci problemi tanto andremo avanti lo stesso. Il premier Draghi alla Camera dei Deputati ha dichiarato: “Le attuali tensioni geopolitiche e la necessità di ridurre la nostra dipendenza dal gas russo rendono ancora più urgente il bisogno di investire nella transizione ecologica”. Lo ha ribadito il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in occasione delle interrogazioni alla Camera. Il question time ha concesso un ampio spazio alla questione energetica, attualmente tra le grandi preoccupazioni nazionali e non solo. Un veloce confronto prima di partire per Versailles dove si è tenuto il Consiglio dei leader UE. Il vertice europeo occasione per discutere di nuovi strumenti con cui aumentare sicurezza e indipendenza eliminando il cordone che lega l’Europa a gas, petrolio e carbone russi.

Magari validando la proposta italiana di fissare un tetto comunitario al prezzo del gas. Ma nel frattempo il premier riporta l’attenzione sulle risorse nazionali e sul lavoro svolto per accelerare la diffusione dell’energia pulita. Ha spiegato Draghi: “Per avere una vera sicurezza energetica, senza una profonda semplificazione burocratica, soprattutto in merito ai nostri obiettivi di aumento di produzione delle rinnovabili, dobbiamo muoverci in fretta” e ancora “Il grosso ostacolo all’espansione […] è rappresentato dai procedimenti autorizzativi. Se non superiamo questo problema, non andiamo da nessuna parte. Intendiamo rispettare l’obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza di 70 GW di rinnovabili entro il 2026, se si sbloccano le autorizzazioni però”. Un lavoro che il Governo non può far da solo. Ma che richiede necessariamente l’attiva collaborazione dei territori e degli enti regionali. Il presidente del Consiglio ha sottolineato come in questo momento storico particolarmente sfidante “certe considerazioni di tipo autorizzativo” non siano più giustificate.

Un invito all’azione con la promessa di essere già al lavoro per sbloccare diverse decine di GW di eolico off-shore. “Anche l’aumento della produzione e del ricorso al biometano è stato oggetto di recenti interventi, con l’obiettivo di raggiungere le 200 mila tonnellate nel 2023 e un incremento di 50 mila tonnellate annue nel successivo triennio”. Buona parte del lavoro sulla sicurezza energetica avverrà però in campo “fossile”. L’esecutivo attualmente impegnato ad aumentare le forniture di gas non russe sfruttando le concessioni esistenti per il periodo 2022 – 2031. Ha affermato Draghi: “I nuovi volumi di gas saranno offerti alle industrie, con una riserva di almeno un terzo per le piccole e medie imprese”. Senza scordare il rafforzamento delle misure di risparmio energetico. Ha concluso il premier: “E questa è una questione che affronteremo insieme, tra non molto”. “Impressionante”. È l’aggettivo usato dall’ente centrale delle industrie elettriche britanniche, la Central Electricity Generating Board – CEGB, per definire il potenziale dell’energia eolica offshore. Nel mondo, da anni, la nuova frontiera dell’energia eolica è il mare aperto, l’eolico offshore. Si chiamano installazioni offshore le formazioni a stormo, a delta o a filari lineari, composte da decine di turbine eoliche impiantate al largo delle rive, in alto mare aperto. In un’ottica di sfruttamento su larga scala dell’energia dei venti, installare aerogeneratori in siti marini presenta enormi vantaggi, indiscutibilmente. In mare c’è spazio, tanto. C’è migliore quantità e qualità del vento, più continuo e più intenso. A fronte di tutto ciò, ci sono costi di costruzione maggiori. In definitiva tutta la politica di ragionamento e di analisi delle varie localizzazioni salta. E non si tornerà indietro e non è detto che il futuro sia sempre la stagione migliore.