“Disagio, un termine che nasconde tante verità, a volte troppe per essere pronunciato senza la possibilità di cadere vittima dello stigma che ancor oggi si diffonde in lungo e in largo nelle scuole, nei circoli, nelle palestre, ovunque ci sia terreno fertile per far crescere la pianta dell’indifferenza. Chi lo ha conosciuto riesce a distinguerlo in mezzo a mille altre condizioni di vita che quotidianamente circondano la nostra esistenza. Il disagio veste un abito per ogni “occasione”: depressione, ansia, ludopatia, malattia, alcool, droga, … indebitamento, usura… ed è da questo momento in poi, dopo aver ri-conosciuto che si tratta di una situazione difficile che l’elemento del nostro racconto fa la sua comparsa divenendo al contempo protagonista delle nostre vite. Il tempo passa e chi vive una condizione di disagio soffre della mancanza di riferimenti, di piccole certezze, della serenità che tarda ad arrivare. Al contrario la sofferenza aumenta e l’isolamento diventa una condizione inevitabile. La dignità impedisce ogni richiesta di “elemosinare” aiuto a questo o a quello e lentamente si spegne il desiderio di riscatto. Rimandare fa sì che la “ferita” diffonda l’infezione in altre parti del corpo fino a renderlo incurabile. L’obiettivo dovrebbe essere quello di soffermarsi sui processi adolescenziali: confrontarsi, conoscere e riflettere per avvicinare, comprendere e sostenere l’adolescenza. Oggi molti giovani faticano a sviluppare un progetto di vita schiacciati sul presente, passando da un’esperienza frammentaria all’altra, senza riuscire a costruire un senso comune per la loro esistenza. Vanno inoltre ricordate le difficoltà che molti ragazzi incontrano lungo il percorso scolastico. Sono numerosi infatti i ragazzi che abbandonano la scuola precocemente, e molti di più coloro che, soprattutto nei primi anni delle scuole secondarie, vengono bocciati anche più di una volta, rischiando una precoce esclusione sociale. Tutto questo porta di frequente ad un enorme e a volte drammatico bisogno di ascolto, e di trovare figure adulte significative a cui rivolgersi. I giovani esprimono in modo forte il bisogno primario di essere ascoltati, di avere interlocutori consapevoli che si aiutino reciprocamente ad impegnarsi e spendersi senza riserve. Non è facile stabilire una vera relazione con gli altri, in particolare con i giovani, di solito prevenuti e critici rispetto agli adulti. Ma, una volta che questa relazione si è instaurata, essa rappresenta una gratificazione straordinaria per entrambe le parti, una porta attraverso la quale è possibile far passare valori importanti per tutta la comunità. Non possiamo accusare le nuove generazioni se noi non abbiamo saputo dare l’esempio creando prospettive per il loro futuro: Loro sono i Nostri figli”.