FORMIA, 2064 anni fa, veniva assassinato Marco Tullio Cicerone – Il tragico evento avvenne a Formia il 7 dicembre del 43 a. C. Conosciamo gli ultimi giorni di Marco Tullio Cicerone, perché narrati dal padovano Tito Livio ( 59 a.C. – 17 d.C.) che, da sedicenne e già nel giro degli amici di Ottaviano , futuro imperatore di Roma con il nome di Augusto, venne certamente a conoscenza dell’assassinio del grande oratore originario di Arpino.
Tito Livio, per aver avuto da Augusto l’incarico di scrivere la storia di Roma nei primi sette secoli , deve aver avuto la possibilità di accedere alla biblioteca dello stesso imperatore.

E’ probabile pure che la sua amicizia con Augusto gli permise di consultare la biografia ciceroniana redatta da Tirone , liberto-segretario di Cicerone. Purtroppo di questa monumentale biografia , nulla è a noi pervenuto.

Tito Livio fu quindi nelle migliori condizioni di poter descrivere , con informazioni di prima mano, la morte di Cicerone nel libro CXX , libro che pure andò perso assieme ad altri, avendone scritti 142 e solo 35 sono da noi conosciuti.Fortunatamente, siamo venuti a conoscenza di un frammento del libro CXX perché salvato e riportato da Seneca il Vecchio( 54 a.C. – 39 d.C.) sul suo testo “Suasoriae” al punto Vl, 17 dove si legge l’episodio della fuga di Cicerone da Roma , appena saputo di essere nella lista dei proscritti accusati di avere congiurato e procurato la morte di Cesare:

“…….Dapprima si rifugiò nella villa di Tuscolo, poi , per strade traverse, in quella di Formia con l’intenzione di imbarcarsi a Gaeta e di allontanarsi. Di qui cercò più volte di prendere il largo, ma , sia a causa dei venti avversi che lo respingevano indietro, sia a causa del rullio della nave, provocato dal caotico accavallarsi delle onde , che non riusciva a sopportare, fu colto dal desiderio di farla finita con la fuga e con la vita; fatto ritorno alla superiore villa che dista dal mare poco più di un miglio dove ………..[ raggiunto dai sicari di Antonio]……. fu lui stesso ad ordinare ai servi di deporre la lettiga e di accettare con rassegnazione ciò che l’ingiusto destino imponeva………”

Tito Livio scrisse in latino: ” …..regressusque ad superiorem villam, quae paulo plus mille passibus a mari abest …..” Da quanto scritto da Tito Livio si deduce che la villa formiana di Cicerone era situata su un’altura ad un miglio dal mare. Con la conoscenza odierna dei luoghi , e da ciò che scrisse Tito Livio, possiamo localizzare la ” superiorem villam ” di Cicerone sulla collina formiana di Acervara , ad un centinaio di metri a nord dei resti della Tomba di Tulliola , dove ci sono abbondanti resti di una ” domus” servita da una imponente cisterna , come da allegate foto con didascalie.

Possiamo pertanto supporre, con buona probabilità, che l’intera proprietà di Marco Tullio Cicerone andasse dalla vetta della collina di Acervara fino al litorale di Vindicio dove, all’angolo orientale vi era un piccolo tempio di Apollo , come riferito successivamente da Plutarco.Viene anche facile pensare che cinque siti archeologici , allineati perfettamente in direzione sud-nord e confinanti con un ” vico ciceroniano ” di medievale memoria, possano essere appartenuti ad una stessa persona e che questa proprietà sia stata propria quella di Marco Tullio Cicerone.

Questa è la loro disposizione:
1 – Attuale Villa Lamberti che si pensa sia stata utilizzata da Cicerone come “balneum” stando a pochi passi dal mare
2 – Tomba di Cicerone
3 – Tomba di Tulliola
4 – Resti Villa di Cicerone sulla collina di Acervara , esattamente a ” mille passi dal mare”.
5 – Resti ” cisterna romana” sull’Acervara a servizio della domus sottostante.

Tutti i tasselli si incastrano perfettamente con quanto narrato da Tito Livio e recuperato, per fortuna , da Seneca il Vecchio , padre di Seneca il Giovane , il consigliere dell’imperatore Nerone. Tutte le strutture sono di epoca repubblicana con esclusione dei resti in Villa Lamberti che presentano restauri ” in latericium” avvenuti posteriormente in epoca imperiale e , ovviamente, la Tomba di Cicerone fatta realizzare nel periodo ” augusteo” , dal figlio Marco con il presunto aiuto di Elio Lamia e di Attico.

Storici successivi, come Plutarco ( 50 d.C.- 120 d.C.) , Appiano ( 95 d.C. – 165 d.C.) ed altri non potevano che attingere notizie da quanto scritto da Tito Livio che, anche se per soli sedici anni , fu contemporaneo di Cicerone. Nel ” Formianum” , una proprietà di circa 100 ettari, trovasi il sepolcro di Cicerone e quello della sua amata Tulliola, fatto realizzare dall’architetto Cluatius in un momento di grandi difficoltà finanziarie determinate dai divorzi da Terenzia e da Publilia.

La sua proprietà terriera doveva essere quasi un rettangolo con lati lunghi di mt 2000 circa e lati corti di mt 500 circa. La sua estensione , dalla collina di Acervara fino al mare, corrisponde a circa 400 jugeri romani. Per secoli si è pensato erroneamente , che la villa ciceroniana fosse stata la ” Real Villa Caposele di Formia” appartenuta ai Reali Borbone dal 1852 al 13 febbraio 1861.
Ma questa villa non contiene alcun sepolcro di epoca romana , non si trova a ” mille passi dal mare “, ne’ , per grandezza, poteva essere chiamata da Cicerone ” Il Formianum “.

Per quante volte Cicerone , nelle sue lettere, ha citato il suo “Formianum” , ben si presta una estensione terriera di circa 100 ettari. E’ straordinario come ogni tessera di questo storico ” puzzle ” sia al posto giusto, ben raccordato con quanto ci viene riferito da fonti storiche primarie, nonché da quanto ci è stato trasmesso per via orale dai nostri antenati.