La 14 volte bisnonna Concetta Masiello. Alle spalle una foto d'epoca di Via Rampa Capo Castello, dove la 95enne vive da sempre

Compie oggi 95 anni, Concetta Masiello nata a Formia il 27 gennaio 1929. Da mamma come è stata la sua famiglia? “Quando mi sono sposata nel 1950 era in pieno svolgimento la ricostruzione della città formiana, avevo soltanto ventuno anni e mio marito Antonio Forcina ventisei. Era un volenteroso e instancabile bracciante agricolo che poi continuò a coltivare anche dei terreni che acquistammo a Ponte Ritto. È morto a soli 59 anni. Abbiamo avuto cinque figli a partire dall’anno successivo alle nozze: Carmina, Anna, Carmine, Claudio, Maria. Ho lavorato tanto, in casa ci eravamo divisi i compiti.

Lui contadino grande lavoratore si offriva anche presso terzi ed io vendevo al mercato i prodotti della nostra terra. Prima partecipavo al mercatino di Sant’Anna a Castellone, poi quando questo non fu più conveniente mi trasferii a quello più grande di Largo Paone. Contro la volontà di mio marito acquistavo prodotti ortofrutticoli anche da altri privati e vendevo il tutto al mercato rinforzando gli incassi. Dopo la morte di mio marito spentosi a soli 59 anni sono stata aiutata dalle mie figlie sino al matrimonio dell’ultima di loro”. E ora ultranovantenne come è la sua vita? “Non mi lamento mai, chi ha provato peste, fame e guerra sa affrontare anche gli acciacchi dell’età avanzata. Sono già caduta due volte, esco a fare la spesa solo la mattina, tranne che di sera debba andare dal medico.

Mi affido totalmente al Signore”. La sua casa di Castellone era – come tante case contadine – una specie di Arca di Noè. A piano terra albergava l’asino con il quale Antonio, il suo sposo, andava a coltivare i terreni sino a Gianola. Vi erano le galline e la famiglia di sette persone. Gli animali contribuivano anche a scaldare l’ambiente. Sono lieto di aver parlato con una donna così forte, che ha attraversato pressoché un secolo di storia. Auguri per il suo imminente compleanno signora Concetta 5 volte mamma, 13 volte nonna, 14 volte bisnonna, e non è finita…Lunga vita!

Trivio e Formia tra la ferocia tedesca e i bombardamenti alleati dal mare. Concetta Masiello salva nel bombardamento, era il giorno del suo compleanno

La guerra colpì Trivio e Formia nel periodo tra l’8 settembre 1943 ed il 19 Maggio 1944, giorno della liberazione della città. Da ricordare che erano trascorsi due mesi dall’armistizio dell’8 settembre 1943 quando i tedeschi cominciarono a minare i principali nodi di collegamento e i centri di telecomunicazione di Formia e dell’intero Golfo mentre gli alleati anglo-americani effettuavano i loro terrificanti bombardamenti dal mare. Per i tedeschi gli italiani tutti li avevano traditi e a Maranola il 17 ottobre 1943, a distanza di poche ore, vennero fucilati i primi due martiri: gli antifascisti Antonio Ricca e Aurelio Pampena.

Foto storica – Navi da guerra nel Golfo di Gaeta

Ulteriore rappresaglia la mattina del 26 novembre 1943, più di cinquanta militari inquadrati nelle SS, agli ordini del Tenente Kramer, dopo aver bloccato tutte le vie d’accesso e isolato i borghi collinari di Trivio, Maranola e Castellonorato fecero irruzione nelle case rastrellando tutti gli uomini, compresi i vecchi e gli invalidi. Alcuni tentarono di sottrarsi ma furono inseguiti, catturati e fucilati per disobbedienza alle leggi marziali in località Costarella. Sotto gli occhi dei bambini, testimoni di fatti drammatici che ricorderanno per tutta la vita. Il pomeriggio del 27 Gennaio 1944 durante un cannoneggiamento, le bombe colpiscono i rifugiati nella piazza Sant’Andrea a Trivio.

Muoiono 38 persone. Proprio in quella piazza si trovava Concetta Masiello la quale grazie ad uno spintone sopravvisse alla tragedia. In quel dì la signora Masiello compiva il suo quindicesimo compleanno e fortunatamente ne celebrò molti altri e oggi ne ha compiuto 95. La signora Concetta Masiello nata a Formia il 27 gennaio 1929 è uno degli ultimi testimoni della seconda guerra mondiale. Figlia di Salvatore Masiello e di Maddalena Capodiferro, ha undici anni quando l’Italia entra in una guerra dissennata e dal finale tragico. Ne ha sedici quando giunge la pace nella nostra penisola.

Quali sono i suoi ricordi della guerra a Formia? Ha raccontato: “due giorni prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943 Formia subisce un pesante bombardamento navale. Per fortuna molte bombe cadranno in mare. Io con la mia famiglia ogni volta riparavo dove oggi vi è la villa comunale, al di sotto vi erano i ricoveri. Poi riparammo come tanti nelle località collinari abbandonando il centro abitato. Ci recammo a Trivio dove restammo vivi per miracolo per un bombardamento navale questa volta più preciso da parte delle navi alleate. Cominciammo a subire la carenza alimentare. All’inizio i maranolesi macellavano gli animali e vendevano la carne. Poi anche questa finì.

Demmo fondo alle scorte di legumi e terminati anche questi passammo alle carrube. Mia sorella Angela Masiello a Trivio partorì aiutato dal medico Gionta ma il bambino appena nato non aveva alimentazione adeguata. Le mammelle erano secche, niente latte materno, niente latte di capra, il bambino morì per denutrizione tra le braccia della mamma, come addormentandosi attaccato a un capezzolo beffardo”. Lei cosa ha patito? “Fame e sporcizia, e di conseguenza pidocchi e cimici.

Quando anche il palazzo comunale di Maranola fu bombardato riparammo sulla Cima delle Donne sita al Monte Redentore, probabilmente era chiamata così perché tutte le donne – lontane dai loro uomini – si rifugiavano nelle caverne del sito. Io avevo due fratelli in guerra, uno Cosimo prigioniero che tornò dopo dieci anni e Vittorio combattente. L’occupazione tedesca iniziò lo stesso giorno dell’armistizio l’8 settembre 1943 e terminò il 18 maggio 1944, quando le prime pattuglie della 85ma Divisione della V Armata Americana entrarono in città. Formia aveva subito oltre mille morti civili.

Durante questi nove mesi i tedeschi alloggiarono nelle nostre case e dormivano nei nostri letti. Tornammo a casa e rilevammo che tutto era andato perduto a causa dei combattimenti e dei saccheggi. Dovemmo ricominciare da zero. Gli americani ci aiutarono donandoci scatolame, grazie al quale cominciammo a riprenderci, oltre alla ripresa della pesca. Mio padre stesso era un pescatore instancabile”.

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