Formia: Nel luogo dove Cicerone fu assassinato – Ogni anno, già dal 2017, nella settimana che comprende il 7 Dicembre, giorno dell’assassinio di Cicerone nel 43 a. C.,- a Formia si svolge VIXI , In ricordo di Marco Tullio Cicerone.

Sinus Formianus, anche durante la fase più acuta della Pandemia Covid 19, ha cercato di dare continuita’ annuale a questa ricorrenza, pur con  mezzi limitati

Nel 2020,in piena pandemia, è stata  fatta un’edizione digitale di VIXI. Quest’anno invece viene proposta  un’iniziativa in presenza, con l’apertura straordinaria del Mausoleo di Cicerone.

Alla cosidetta “Tomba di Cicerone” ,alcuni personaggi in costume romano, interpretati dai nostri archeologi e guide, durante un percorso itinerante nel giardino del Mausoleo, parleranno del grande Arpinate. In particolare Terenzia (storica prima consorte, che mori centenaria, cosa insolita per quei tempi) e Tirone (nato schiavo nella casa di Cicerone ad Arpino, tra i suoi compiti erano inclusi il prendere appunti sotto dettatura, il decifrare la scrittura di Cicerone e gestire il suo “ufficio”, nonché il suo giardino e gli affari finanziari). Loro due parleranno della vita privata di questo avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano. L’iniziativa è prevista per Domenica 5 Dicembre 2021, con orari di ingresso alle 10,00 – alle 11,00- alle 12,00,sperando che non piova.

Con il patrocinio della Città di Formia (luogo dove Cicerone fu assassinato) e della Città di Arpino (luogo di nascita di Cicerone). In collaborazione con la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per Frosinone e Latina.

COVID 19. L’ingresso dei visitatori è previsto dietro esibizione del Green Pass. I nostri soci e collaboratori si occuperanno direttamente del controllo della Certificazione Verde, di controllare la temperatura corporea, di far indossare le mascherine e della disinfezione delle mani.

Informazioni sull’iniziativa:3470720049 – 3392217202

Mail: sinusformianus@gmail.com

IL MAUSOLEO DI CICERONE (Monumento Funerario).

Il mausoleo conosciuto come “Tomba di Cicerone”, posto su una piccola altura al km 139 della via Appia, in modo da dare massima visibilità al monumento, si conserva per circa 24 m e consta di due corpi sovrapposti: un dado e un tamburo. L’aspetto attuale è il frutto delle continue asportazioni che si sono succedute nei secoli.Fin dall’antichità fu interessato da lavori di restauro che ne hanno alterato l’aspetto originario. In età medievale fu utilizzato con funzione difensiva e di avvistamento.All’interno si conservano due camere sepolcrali sovrapposte, sostenute da un pilastro a opera quadrata e coperte a volta. La vera e propria sala funeraria, posta al piano inferiore, presenta sei nicchie alle pareti, rivestite in opus testaceum (opera in mattoni).La tomba è ancora oggi circondata da un giardino delimitato da un recinto in opus reticultatum, nel quale si aprivano due ingressi, dei quali il principale posto sulla via Appia.L’attribuzione del sepolcro a Marco Tullio Cicerone, originario di Arpino, ma ucciso a Formia il 7 dicembre del 43 a.C., non è certa. Il celebre oratore menziona spesso nelle sue epistole il Formianum, in riferimento a una sua residenza nel territorio di Formia ed è proprio in quella zona che aveva cercato un luogo adatto per l’erezione del suo monumento funerario.

La tragica fine di Cicerone.Nel 43 a.C. due sicari fermarono una lettiga nei pressi del porto di Gaeta. Trasportava un uomo di quasi 64 anni, il più grande oratore romano e ultimo difensore dell’antica repubblica. Il suo nemico Marco Antonio ne aveva ordinato l’assassinio

La morte del grande oratoreTroppi dubbi. Troppi tentennamenti. Quando venne a sapere che i soldati di Antonio stavano per raggiungerlo, Cicerone si fece trasportare in fretta e furia verso il porto di Gaeta. I soldati trovarono la villa vuota, ma un liberto di nome Filologo gli indicò il percorso seguito dalla lettiga su cui viaggiava Cicerone. Era il 7 dicembre del 43 a.C. Plutarco descrisse così la scena: «In quel momento arrivarono il centurione Erennio e il tribuno dei soldati Popilio il quale, accusato una volta di parricidio, era stato difeso dallo stesso Cicerone […] Cicerone, accortosi che Erennio si avvicinava di corsa, ordinò ai suoi servi di fermarsi e deporre la lettiga. Toccandosi il mento con la mano sinistra, com’era solito fare, fissò in volto i suoi carnefici, sporco di polvere, i capelli arruffati e il viso contratto dall’angoscia; cosicché in molti si coprirono gli occhi per non vedere Erennio che lo sgozzava. Cicerone sporse il collo fuori dalla lettiga, e in quella posizione morì, a quasi 64 anni. Per ordine di Antonio gli furono tagliate la testa e le mani con cui aveva scritto le Filippiche; testa e mani che in seguito furono esposte come trofei su quelle stesse tribune dove pochi mesi prima Cicerone era stato acclamato dalla folla, perché tutti i romani potessero vederle.