La testimonianza di Manolo Di Russo, fisioterapista a Nizza – ¨Nizza mi ospita dal 2018 dove, per una bella occasione di lavoro, mi sono trasferito”. Siamo in Francia con Manolo Di Russo, giovane formiano, professione fisioterapista che da anni, in terra francofona, vive e si é integrato con la comunità locale sul versante est della Costa azzurra.  Una scelta che, all’inizio è stata un pò un test, “una esperienza da provare”, ma che si è rivelata “ben riuscita” e si è trasformata da temporanea ad attuale. La lontananza da Formia c’è e si fa sentire, “ma si tratta di una lontananza relativa, considerando che Nizza è una cittá molto ben collegata, quindi riesco molto spesso a stare a Formia.” 

Infatti, Manolo parla di un compromesso ideale, perché se a mancare sono familiari e amici, di certo, “questa esperienza mi ha permesso di avere una vita più intraprendente, di vivere in una città con più stimoli e anche a livello lavorativo, trovando  delle condizioni molto migliori.” Condizioni che Manolo, che in Italia aveva già maturato alcune esperienze lavorative nel campo fisioterápico, non avrebbe potuto strappare senza questo trasferimento. 

 Perché? “Perché la Francia è una eccellenza nella sanitá e prende in carico la fisioterapia,quindi abbiamo una mole di lavoro molto più più elevata, che si traduce in condizioni economiche più vantaggiose. Diciamo questo è stato un punto a favore che mi ha permesso di sviluppare professionalmente in più poco tempo rispetto a quanto avrei fatto in Italia.” Ma non tutto é stato perfettamente idilliaco. Anche se tutto sembra perfetto, Manolo ha dovuto acquisire professionalmente il francese per poter pienamente svolgere il suo lavoro. Infatti, “l’ostacolo principale per me è stato apprendere una nuova lingua, interfacciarmi con persone di cui appena conoscevo l ́idioma. É stata una bella sfida. Nell’ambito sanitario, poi, c’è bisogno anche di una certa comunicazione, bisogna entrare comunque in empatia con la persona, con il paziente, spiegare le cose, parlare con la famiglia. Diciamo, che è stata una cosa su cui un pò ho dovuto combattere”.  Ma per la quale ne é valsa la pena. E, infatti, gli chiediamo. 

Consiglieresti una esperienza lavorativa all’estero“Assolutamente sì, perché comunque è un’esperienza che ti fa crescere sotto tanti punti di vista. Il fatto di stare da solo, dover sbrigare delle pratiche da solo, interfacciarsi con una nuova cultura, un nuovo modo di fare,una nuova lingua, sono esperienze preziose. Significa aprirsi ad un mondo nuovo, cioè ampliare i propri orizzonti”.