Il mercato nero di uccelli appartenenti a specie protetta, catturati e rivenduti. Questo quanto scoperto dai militari della Sezione Operativa Anti-bracconaggio e Reati a Danno degli Animali del Raggruppamento Carabinieri CITES e del Nucleo Carabinieri CITES di Napoli, coordinati dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Sono 7 le misure cautelari personali effettuate al termine della una complessa attività investigativa, tra cui una guardia giurata di Formia di cui il Nipaaf di Latina ha eseguito la misura cautelare dell’obbligo di firma e di obbligo di dimora. I militari, coadiuvati nella fase esecutiva dai militari del Gruppo Carabinieri Forestali di Napoli e Latina e del Comando Provinciale di Napoli, hanno scoperto un giro d’affari di circa 350mila euro l’anno. 

Alla luce delle attività poste in essere e dei riscontri avuti, il fenomeno appare ben radicato nel territorio campano. Il commercio dei fringillidi è un mercato molto florido in quanto gli esemplari migliori, ovvero i più canterini, hanno un elevato valore di mercato. Il “modus operandi” adottato dai soggetti coinvolti nell’ indagine in oggetto ha evidenziato molte similitudini con quello messo in pratica in altre regioni italiane, vale a dire l’utilizzo in contemporanea di richiami naturali e artificiali, riproducenti il classico canto dei fringillidi, metodi vietati dagli articoli 21 e 30 della Legge 157/97, che posizionati a terra in prossimità di reti da uccellagione o reti in nylon, a volte con azionamento a scatto, hanno lo scopo di attirare esemplari della specie. 

I 7 indagati, erano disposti a raggiungere località molto distanti dalle loro residenze in un raggio di centinaia di chilometri: sono state monitorate parate in Calabria, in provincia di Cosenza, ma anche in provincia di Salerno ed in Puglia, soprattutto in provincia di Foggia, e non ultima la provincia di Potenza. Gli elementi raccolti durante le indagini, hanno dimostrato l’esistenza di una rete di rifornimento dell’uccellagione verso il territorio campano e il Nord Italia, attraverso l’utilizzo di auto staffetta e cortili riparati alla vista e facilmente tenuti sotto controllo. Dalle comunicazioni intercettate inoltre, e dai sequestri effettuati, è stato possibile stimare il numero di avifauna depredata intorno alle 2.750 unità per il periodo oggetto di indagine, che proiettato su base annuale arriva a quantificarsi in 11.000 esemplari ogni anno.