Non ci siamo. Esistono dal 1 gennaio 1948 delle garanzie costituzionali imprescindibili. E parimenti dei referendum che hanno sancito in modo chiaro e preciso che l’acqua è un bene pubblico. Eppure in questi mesi stanno vivendo a Itri una situazione surreale che riporta tutti noi drammaticamente alla Sicilia ottocentesca, quella narrata da Giovanni Verga e Tommaso di Lampedusa. E non si possono accettare da parte delle istituzioni ambiguità. Nel paese di Fra Diavolo vediamo da una parte cinque persone proprietarie dei pozzi e dall’altra parte tremila cittadini, per un totale di mille utenze. Il 16 maggio un incontro tra il Comune di Itri e la Provincia di Latina e la congettura della costituzione di un’associazione degli utenti nelle mani dei “pozzaroli”, messi nelle condizioni di cogestire la propria risorsa, scongiurando i temuti espropri e con diritto di accesso a un bene fondamentale come l’acqua da parte degli utenti, cittadini, comunque, di serie B rispetto a tutti coloro che sono serviti da Acqualatina. Il 29 giugno scorso un incontro tra le parti e finalmente la vicenda finisce all’attenzione del prefetto, massima autorità dello Stato in provincia, grazie a un’informativa del consigliere comunale di minoranza del Movimento Cinque Stelle Osvaldo Agresti. Una storia affidata a un volantino affisso pubblicamente: “Su sollecito della Provincia di Latina (Settore Ambiente – Ecologia) e del Comune di Itri, la ditta Ciccone Rosetta invita a partecipare alla riunione convocata per il giorno 29 giugno 2019 alle ore 19 presso il centro sportivo sito in via contrada Vagnoli 26° per discutere della questione ‘Acqua’ onde evitare disservizi e distacchi”.

Ai cittadini itrani presentatisi all’incontro il vicesindaco di Itri Andrea De Biase (Forza Italia) avrebbe invogliato a firmare l’atto costitutivo dell’associazione M.A.R.A. fondata da Rosetta Ciccone e Aldo Saccoccio. Presente anche Giuseppe Cece, legale di Rosetta Ciccone. Con la sottoscrizione, accompagnata dal versamento di 25 eu si conferiva alla costituente associazione pieno mandato di ottenere il riconoscimento istituzionale “per la derivazione di acqua non potabile da una presa già esistente per i propri usi e necessità presso la proprietà di cui è titolare e per garantirne una corretta gestione”. La Provincia di Latina si era espressa per la costituzione di un’associazione più equa possibile che prendesse in carico la gestione dei pozzi. Mentre nel caso di M.A.R. A. pure il direttivo è a conduzione familiare, Aldo, Anna e Marilena Saccoccio, e tutti i servizi, dal pompaggio alla manutenzione, alla fornitura restano in carico alla proprietà iniziale.

Un audio registrato dell’incontro è stato messo a disposizione del prefetto e ha integrato la denuncia presentata presso la Procura della Repubblica di Cassino nelle settimane precedenti. Quattro giorni dopo l’ex responsabile dell’associazione di protezione civile di Gaeta La Fenice, partecipante all’incontro, Aldo Baia protocolla al Comune di Itri una lettera nella quale racconta l’accaduto, sottolineando di aver individuato lacune e violazioni delle norme sulle associazioni e circa l’anomala forma giuridica prescelta. Il Movimento Cinque Stelle fa presente che ci troviamo dinanzi a un giro d’affari per ogni pozzo che si aggira sugli ottantamila euro l’anno. E ha deciso il Movimento di agire ad ogni livello. Il consigliere regionale Gaia Pernarella ha presentato interrogazione al governatore Nicola Zingaretti e i parlamentari della Camera dei Deputati Raffaele Trano, Giuseppe D’Ippolito e Ilaria Fontana interrogazione con risposta scritta al Ministero dell’Ambiente.

Antonio Fargiorgio, Sindaco di Itri

Il Governo italiano come intende affrontare e risolvere l’incredibile vicenda dell’acqua pubblica distribuita e venduta dai privati nel territorio comunale di Itri? La sera del 25 luglio il Comune di Itri corre ai ripari organizzando presso la struttura geodetica di Piazzale Carabinieri d’Italia un incontro pubblico sulla questione “della erogazione e cessione a terzi dell’acqua da parte dei gestori di pozzi privati. L’amministrazione esporrà la propria posizione, espressa peraltro nei tavoli tecnici già istituiti. L’intera cittadinanza è invitata a partecipare”. Il sindaco Antonio Fargiorgio ha fatto presente che Acqualatina si chiama fuori e che lui non era a conoscenza dei testi predisposti dai proprietari dei pozzi. Provvederà lui a elaborare (è anche un avvocato) uno statuto unico per tutti e a sottoporlo agli interessati entro dicembre. Altrimenti il Comune deve provvedere agli espropri, ma si trova in difficoltà a reperire i fondi necessari.

Nel corso dell’assemblea si ricorda al primo cittadino che l’acqua i proprietari l’hanno per uso agricolo e giunge nelle abitazioni a temperature elevate. Le tubazioni scorrono a pochi centimetri al di sotto del manto stradale. Nessun problema di inquinamento ambientale? Si badi bene acqua dichiarata non potabile. Comunque è importante che il sindaco in prima persona abbia preso nelle sue mani la “patata bollente”. È assurdo che a Itri l’acqua arrivi in almeno mille case, per un totale di circa quattromila abitanti, direttamente dai pozzi di cinque privati che in realtà avrebbero un’autorizzazione a prelevarla solo per scopi agricoli. Se fosse così, e attendiamo che Prefettura, Provincia, Regione, Governo nazionale e Procura della Repubblica di Cassino confermino o meno e prendano posizione, ci troveremmo dinanzi a violazioni di norme e leggi che regolamentano la materia. L’articolo 144 del decreto legislativo 152 del 2006 prevede che tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, appartengono al Demanio dello Stato; l’articolo 153 dello stesso decreto legislativo prevede che in caso di inadempienze (…) qualora la Regione non adempia entro quarantacinque giorni, i predetti poteri sostitutivi sono esercitati, previa diffida ad adempiere nel termine di venti giorni, dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, mediante nomina di un commissario ad acta.

Non risultano attuate delle verifiche in merito agli usi dell’infrastruttura in questioni, così come non si ha notizia dell’esercizio dei poteri di controllo e sostitutivi di cui all’articolo 153 del su citato decreto legislativo. Va riconosciuto a M5S di aver intrapreso una giusta battaglia politica, sociale e legale. Al sindaco di Itri il compito di porsi al di sopra degli interessi dei singoli, anteponendo gli interessi della collettività. Ne seguiremo lo sviluppo.