Terminato l’ultimo capolavoro di Gino Serra raffigurante Scauri “COLORI”, olio su tela cm 40×80. ARTICOLO CORRELATO – Gino Serra, la pittura e la sua amata Scauri: Ci sono nella vita degli uomini momenti che ne plasmano l`essenza, esperienze che ne modificano il corso, incontri che ne cambiano i destini, ai quali, però, le passioni, quelle vere, sopravvivono. Si formano con le prime esperienze intellettive, si adeguano al loro articolarsi e si palesano con i primi calci ad un pallone, le prime punte su assi di legno o le prime pennellate su tela. Per il pittore Gino Serra, è andato più o meno cosí. Originario di Scauri, scopre giovanissimo la passione per la pittura. Lo realizza appassionandosi ai luoghi, ai volti delle persone che gli si fissano nella mente, osservando la luce che si ponga sui paesaggi dell`amato luogo natio. Studia arte da autodidatta, avvicinandosi al disegno nei primi anni sessanta frequentando lo studio del maestro Cosmo Porchetta, che era a sua volta allievo del maestro Gaetano Paloscia, originario di Terlizzi di Bari, ma formatosi artisticamente a Napoli dove frequentò l’Accademia di Belle Arti ed entrando in stretti rapporti conEdoardo Dalbonoed altri artisti allievi di Domenico MorelliFilippo Palizzi, due mostri sacri della pittura napoletano a cavallo tra l`800 e il `900. Di questi, nella pittura del Serra, che nel frattempo andava affermandosi come uomo, si coglie il lavoro di dettagliata osservazione del vero, che caratterizza il Palizzi e la fusione delle esperienze del verismo e romanticismo, che consacrò il Morelli, che pure fu senatore del Regno d`Italia.

Influenze che si mostrano nella produzione dell`artista scaurese. L`amore per gli animali, che rievoca lo studio `dal vero` del Palizzi, appare nei suoi dipinti su olio, caratterizzandosi, anche, per la dimensione terapeutica delle opere. Qui gli animali, cavalli, soprattuto, hanno la funzione di assorbire l`angoscia, lo sgomento dell`autore, e dell`osservatore, restituendogli serenità, come in `Presagio`, nel quale il Serra consegna il suo stato d`animo all`indomani del guerra americana in Iraq, o dinamicità con `La Sartiglia`, dipinto fortemente espressivo del 1986 che consegue il primo premio `Città di Perugia`, attualmente custodito nella collezione privata `Verde` di Napoli. Qui l`autore si è ispirato alla tradizione omonima, `La Sartiglia`, una corsa all`anello di origine medioevale, che si corre l`ultima domenica e il martedì di Carnevale ad Oristano.

Una fra le più coreografiche e spettacolari forme di Carnevale sardo, che si nutre di ricordi sfidati di duelli e crociate, colori spagnoleschi, echi di nobiltà decaduta e costumi agro pastorali. Motivi che Serra raccoglie e fa suoi in una rappresentazione dai colori vivi che fa rivivere la carica della manifestazione, nel quale l`osservatore sembra perfettamente inserito. Ben più intimi, invece, sono i paesaggi scauresi nei quali inserisce il sacrificio dei pescatori, la routine quotidiana, la danza delle Pacchiane. C`è spazio nella collezione di Gino Serra anche per nature morte e Pulcinella, personaggio enigmatico, quest`ultimo, che il pittore associa agli anni di vita partenopea, spesi con la sua compagna di vita, Anna Maria Capasso, durante i quali si è fatto apprezzare con mostre e personali. Di grande valore sociale, poi, è, oltre alla produzione di presepi (di straordinaria bellezza è la natività inserita nella perfetta ricostruzione del campo di concentramento di Auschwitz), e restauri d`opere, quello che a personale giudizio del sottoscritto è il suo manifesto, ovvero “Gli indifferenti”. Qui Gino Serra sintetizza tutta la sua bravura e i temi amati: la sua Scauri, la funzione pedagogica dell`arte e l`amore per il paesaggio. Un dipinto che gli è valso nel 1988 il primo premio `Città di Scauri – sezione pittura` targato Italia Nostra con la seguente motivazione: “Quest`anno è stato scelto il lavoro di Gino Serra che rappresenta la spiaggia di Scauri con sullo sfondo l`altura di Monte d`Oro. Una spiaggia ricca di personaggi che rappresentano egregiamente l`umanità del duemila. Sulla sinistra convivono con i personaggi mucchi di rifiuti che non aggrediscono lo spettatore, ma sembrano essere ormai parte del tutto. L`altura di Monte d`Oro invece, appare bellissima in un mare cristallino. Si promette come una donna a noi tutti ed è, nel contempo, un messaggio di speranza”. Clicca qui per continuare a leggere l’articolo.