Matteo Marcaccio, presidente di Commissione Consiliare nel Comune di Minturno e capo gruppo consiliare del PD nell’assise civica rassegna le dimissioni da quest’ultimo incarico per coerenza politica.

Pubblichiamo integralmente il suo messaggio ma prima come giornalista desidero fare un’osservazione.

Il segretario nazionale Enrico Letta invece di impegnarsi ogni giorno nel bacchettare Matteo Salvini, leader della Lega che governa l’Italia insieme al PD perchè non si spende con i segretari regionali e provinciali nel chiedere che cosa sta accadendo nella periferia della regione dove convivono capitale e capoluogo di regione Lazio?

Assurdo che a Formia il vertice del partito locale debba presentarsi al voto amministrativo dopo l’estate senza il simbolo, assurdo che a Gaeta il partito debba riconoscersi in una leader che si è presentata senza il simbolo e sia rimasta insensibile agli appelli alle dimissioni per ragioni di opportunità politica.

Negli altri paesi europei abbiamo assistito ad amministratori della res publica che si sono dimessi per molto meno, per poi ritornare alla politica attiva quando tutto era stato chiarito.

A Minturno il PD partorisce un topolino, esce dall’impasse della crisi delle dimissioni del presidente del consiglio Tomao in un modo insulso, un Papocchio.

Ieri sera consiglio direttivo del PD e Matteo Marcaccio presenta il seguente documento: “Per i giovani della mia generazione, la nascita del Partito Democratico, è stata la realizzazione di un sogno politico, la sintesi e l’ incontro dei riformismi italiani per cambiare radicalmente l’ Italia e i nostri territori.

La mia elezione in consiglio comunale, da giovanissimo, ha rafforzato in me il senso di un impegno civile per Minturno con il suo grande patrimonio storico-archeologico ed ambientale.

Questa consiliatura, volge ormai al termine e tocca impegnarci per essere all’ altezza di un “Progetto per il futuro”, in un momento in cui gli elettori non nutrono sufficiente fiducia in una classe dirigente in parte improvvisata e saltellante o ripiegata su lotte correntizie esasperate come nel caso del PD.

Dopo le note vicende e l’intervento della magistratura,il comitato direttivo comunale del Pd, preso atto delle dimissioni di Giuseppe Tomao e formulando motivazioni  e criteri politici, aveva indicato il mio nome, per la presidenza del consiglio comunale, poi, successivamente, invece il gruppo consiliare a maggioranza ha voluto imporre un’altra scelta.

Le regole sono alla base di una comunità e ne diventano sostanza politica.

Le ragioni della vera politica, hanno una logica coerente, che non consente considerazioni di comodo e questo mi impone, di dimettermi da capogruppo consiliare del PD, per rispetto verso me stesso, le istituzioni democratiche e i miei elettori.

Il mio è un atto di fiducia verso la buona politica che continuerò a servire da consigliere comunale e di maggior impegno sui temi che mi stanno a cuore, come quello della legalità e della meritocrazia”.

Certamente il partito ha le sue regole, il suo stile, i suoi principi.

Altrimenti si dovrebbe andare nelle liste civiche.

Matteo Marcaccio ora deve dimostrare a tutti i compagni che ragiona ed è in grado did ragionare con la sua sola testa.

I senatori stiano alla finestra, hanno fatto il loro tempo, la loro strada è costellata di vittorie e di sconfitte, le loro vittorie e le loro sconfitte.

Ora il momento politico è delicato, il PD a Minturno ha ben sei consiglieri, il presidente dell’assise civica e due assessori.

Gli analisti politici sono chiari: alle prossime amministrative le lorze di Letta in città si dimezzeranno, soltanto un ingenuo può pensare il contrario.

E nessuno nel partito vuole che un suo compagno cresca in termini partitici ed elettorali.

E’ in gioco un posto in consiglio comunale, non fa nulla che poi su 16 eletti dal popolo ben 4 abbiano brillato per assentaismo.

L’importante è che non rompano…… gli equilibri.