Il centro storico di Sperlonga, detto anche Sperlonga “vecchia”, è un esempio di architettura senza architetti, formatasi in accordo alla morfologia dei luoghi, all’antico buonsenso di chi formava comunità a partire dai castelli o palazzi baronali, costruendovi intorno un abitato che si conformava al terreno con regole, tecniche e materiali semplici. Nella costruzione tutto concorreva in accordo alle esigenze della comunità; il pozzo vicino, le distanze tra i corpi edilizi e la larghezza delle viuzze conformi a necessità di protezione dai venti e dagli invasori; il tutto raggiungibile dal mare o dall’entroterra a piedi o con bestie da soma.
E’ il miracolo dei borghi italiani, di cui Sperlonga vecchia è un mirabile esempio sia per la posizione geografica sia per l’equilibrio e l’autenticità che ha saputo preservare.
Essa è un esempio di come l’architettura, sia complessa e tecnologicamente elevata, moderna e attenta a tutti i bisogni del vivere contemporaneo oppure antica, spontanea e popolare non abbia in realtà una ricetta che ci assicuri che il modo di vivere dell’una sia migliore rispetto all’ altra.
Ci sono turisti che lasciano le loro comode e moderne abitazioni nelle capitali europee per vivere la bella stagione o parte di essa in quell’abitare stretto, in quel vociare accanto, in quella comunità raccolta e definita dai volti conosciuti che si ama incrociare giornalmente. Come in tutti i borghi turistici il rischio è l’eccedere. Troppi turisti, troppi bar e ristoranti, troppe iniziative concentrate nei due mesi estivi principali; ma il turista o viaggiatore attento sa scegliere i periodi migliori perché ne venga fuori l’autenticità delle atmosfere, nell’aria e nelle stradine, negli scorci che scendono verso il mare.
Nei restauri e nelle ristrutturazioni è bene ricorrere a materiali e possibilmente tecniche tradizionali, rispettando dettagli le cui caratteristiche sono suggerite dallo scorrere del tempo come infissi esistenti , colori, tessiture murarie, intonaci e pitture a calce o pietra faccia vista, recuperando tegole e comignoli, ringhiere in ferro ed ogni particolare che risulti in accordo e in rispetto dei luoghi.
Come mai siamo attratti da borghi simili, perché desideriamo viverli, pur venendo da città piccole o grandi ma sicuramente più ricche di comodità e possibilità? E’ probabilmente un fatto di misura, un ritorno inconscio a distanze che ci sono in maniera ancestrale più familiari, a misura d’uomo. Alcune viuzze di Sperlonga non superano il metro e sono a stretta misura di essere umano; le strade delle nostre città sono fatte a misura di automobile, che è una protesi non umana del nostro vivere. Riprendiamo così il ricordo di un vivere antico, fatto di maggior semplicità e perciò più rassicurante. In qualsiasi parte del borgo si soggiorni bastano pochi passi per affacciarsi sul mare, per avere dinanzi a se la torre di guardia che in qualche occasione fu inutile baluardo di difesa.
E quegli scorci, il camminare sulle pietre lucide e girare l’angolo su spicchi di vedute sempre sorprendenti ci accosta ad un vivere più lento e rilassato. Ogni architettura ha un suo tempo ed una sua velocità. Le città moderne frenetiche e affannose e perennemente in disequilibrio col nostro vivere che si manifesta in una continua rincorsa. I vecchi borghi nel loro equilibrio di attività e azioni semplici, commisurati ad un ritmo del vivere che vorremmo segretamente riconquistare.