Confermata l’antichità della musica gregoriana scoperta sul graffito nella chiesa di San Tommaso a Fondi Lo scorso 25 agosto i ricercatori Giancarlo MarovelliMario Tiberia e Stefania Di Benedetto, coadiuvati da Gaetano Orticelli presidente dell’Associazione Pro Loco Fondi Aps, hanno aggiunto un nuovo importante tassello alla ricostruzione e alla decifrazione della simbologia sacra presente nel territorio di Fondi in provincia di Latina grazie all’attento studio delle pareti adiacenti l’altare maggiore della cappella dedicata a San Tommaso d’Aquino sita all’interno del Complesso di San Domenico.

Tra le tante simbologie rilevate, la sorpresa più interessante è stata la presenza di uno spartito musicale medievale, tetragramma con neumi, graffiato sulla parete, una circostanza rara nella Regione Lazio, tanto che si tratterebbe del secondo esemplare osservato in tutto il basso Lazio. L’analisi dello spartito musicale è stata affidata al maestro d’organo Riccardo Tiberia, esperto di musica sacra, il quale in una dettagliata perizia ha confermato la straordinarietà del ritrovamento affermando che si tratta di una melodia gregoriana risalente al tardo Medioevo.

Scrive il maestro Riccardo Tiberia: «Grazie al materiale sottoposto alla mia attenzione, ho potuto risalire alla melodia cercando di rimanere il più possibile fedele alla notazione graffita sulla parete. Si tratta, senza ombra di dubbio, di una notazione del tardo Medioevo e per l’esattezza di una melodia gregoriana.

Non avendo avuto a disposizione l’intero tetragramma sul quale veniva scritta tale musica, ho potuto risalire alla melodia in base ad un’alterazione, il bemolle, presente su tale spartito. Partendo da tale alterazione ho tirato fuori l’intera melodia sia a livello di note che a livello ritmico distinguendo i “neumi senza gambetta” da quelli “con la gambetta”, rispettivamente semibrevi e minime. Unica certezza che si ha è quella di non conoscere l’autore di tale melodia, si presume che possano essere stati degli eruditi pellegrini, dei monaci benedettini, ma anche dai cavalieri Templari».

Il canto gregoriano prende il nome dal benedettino Gregorio Magno, papa dal 590 al 604, dottore della Chiesa. È considerato la base della musica occidentale, la cellula primigenia da cui si formeranno le grandi musiche d’Europa. È un genere vocale monodico, si tratta essenzialmente di un canto della Chiesa cattolica romana eseguito con tutte le voci all’unisono interpretato da un coro di voci maschili ed è finalizzato a sostenere il testo liturgico in latino. Venne elaborato nel medioevo a partire dall’VIII secolo dall’incontro del canto romano antico con il canto gallicano nel contesto della rinascita carolingia. Fino al ‘700 non esisteva la scrittura musicale ma i canti e le musiche venivano tramandati per tradizione e segni mnemonici.

La diffusione dei canti gregoriani fu agevolata da un’altra importante riforma, che riguardò la “Scola cantorum” di Roma dove studiavano per nove anni i ragazzi che dovevano cantare in chiesa durante le funzioni liturgiche. Dobbiamo all’opera preziosa dei monasteri, delle abbazie e dei conventi (soprattutto benedettini) la conservazione dei canti gregoriani, qui ricopiati a mano e custoditi.

Ciò che in musica moderna si chiama nota musicale, in gregoriano è detto neuma (dal greco “segno”) con la differenza che un neuma può significare una nota singola o un gruppo di note. La notazione è quadrata e il rigo è composto da quattro linee e tre spazi interlineari e prende il nome di tetragramma.

È una musica recitativa che prende origine dal testo sacro e che favorisce la meditazione e l’interiorizzazione (ruminatio) delle parole cantate; è parte integrante ed efficace della stessa lode ordinato al servizio e alla comprensione della Parola di Dio. È questo il significato più profondo e intimo di questo genere musicale.