Il super fungo che potrebbe sostituire plastica, pelle e legno – Avete capito bene, un fungo potrebbe aiutarci a diminuire l’inquinamento ambientale. Questo “super fungo” contiene diversi strati con i quali realizzare materiali di ogni genere. Infatti ogni strato ha la sua specifica funzione e caratteristica. Dal fomes fomentarius (il fungo di cui tratteremo nello specifico in questo articolo) si può ricavare una vasta gamma di materiali con proprietà diverse, dalla morbidezza spugnosa alla durezza legnosa.

Il super fungo che potrebbe sostituire plastica, pelle e legno – Concentrandoci sulla parte esterna che risulta essere molto dura potrebbe essere usata, ad esempio, per realizzare rivestimenti resistenti agli urti per i parabrezza; lo strato intermedio morbido, potrebbe replicare la pelle di animali. Infine, il terzo strato interno è simile al legno.

Il super fungo che potrebbe sostituire plastica, pelle e legno – In aggiunta recentemente il micelio, che è la struttura filiforme del fungo, sta diventando sempre più comune come materiale di base per produrre una vasta gamma di prodotti. I funghi sono organismi chemioeterotrofi, in genere con corpo filamentoso pluricellulare indifferenziato (tallo), che si nutrono per assorbimento, infatti sono anche utili per assorbire l’inquinamento ambientale.

Ma perché non possono essere classificati come piante? Perché non sono fotosintetici.Tornando al discorso iniziale: potrebbero presto sostituire la plastica in molti oggetti di uso quotidiano: come le scarpe. Lo studio è stato portato avanti dall’Aalto University in Finlandia dove hanno pubblicato sulla rivista Science Advances che il fungo “a strati” fomes fomentarius può sostituire la plastica e ridurre le autentiche montagne di rifiuti che produciamo ogni giorno.

Ovviamente la ricerca non è ancora conclusa, non si ha la piena certezza che i funghi possano sostituire la plastica al 100%, ma sicuramente ci sarà un grande cambiamento, che per quanto lontano in realtà sembra sempre più vicino, ma attenzione ricordiamo che l’ecosistema di questi piccoli funghi va preservato, non approfittiamone, potremmo rovinare luogo in cui si trovano.

Inoltre vorrei citare e ringraziare la Professoressa Teresa Rinaldi, docente di microbiologia, che mi ha fornito delle informazioni interessanti per questo articolo.