Carlo e Amalia ritratti presso il Santuario della Madonna del Piano

In entrambe due ritratti raffiguranti ad Ausonia il Re Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia in quella di Maranola Antonio Carafa, Duca di Traetto e relativa consorte.

Messi a confronto i ritratti maschili sono significativamente simili. Solo recentemente presso la Madonna del Piano è comparsa una didascalia che riconosce Carlo di Borbone nel ritratto iniziando a far sorgere dubbi sulla bontà di attribuzione di Maranola.

Grazie all’analisi puntuale delle decorazioni cavalleresche presenti nei due ritratti maschili sono  riuscito ad arrivare ad una giusta attribuzione.  Gli elementi distintivi erano l’armatura (con la quale sovente Carlo si faceva ritrarre), l’Ordine del Toson d’Oro, meglio distinguibile a Maranola, di cui comunque entrambi i personaggi citati si potevano fregiare. In ultimo una placca di un Ordine con una croce contenente una colomba rivolta verso il basso e la relativa fascia celeste fina ad oggi non tenuti in considerazione.

Questa Placca e la fascia si riferiscono senza dubbio all’Ordine francese dello Spirito Santo concessa fino alla fine del settecento dai Borbone di Francia.  Ho deciso quindi di controllare l’elenco degli insigniti di questo prestigioso ordine e tra questi ovviamente è presente Re Carlo di Borbone. Lo stesso, infatti, si fregiava sempre di questo ordine volendo rimarcare la sua discendenza diretta con i Re di Francia.

Vediamo Re Carlo ritratto in uniforme o corazza con la fascia azzurra e/o con la placca dell’Ordine in diversi ritratti. A tal proposito si allegano un quadro di Carlo di Borbone a soli nove anni, già fregiato di tale ordine, ed un quadro di Carlo da regnante in cui ha armatura, scettro, Toson d’oro e cordon bleau dell’Ordine dello Spirito Santo. Tutto straordinariamente coincidente con i fregi di Maranola.

Si può quindi affermare senza dubbio che la precedente attribuzione del quadro di Maranola, seppur assolutamente plausibile, ad Duca di Traetto possa essere superata riconoscendo in Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia i ritratti presenti nella Chiesa di Santa Maria dei Martiri, storicamente legata alla Confraternita della Santissima Vergine del Carmine.

La gratitudine verso il Re potrebbe venire dal fatto che nel 1740 per evitare ingerenze sempre più pesanti nella gestione delle Confraternite, Carlo di Borbone aveva sancito in maniera chiara che le stesse non erano più soggette al Vescovo. Pur dovendo presentare rendiconti economici queste potevano, una volta presentata domanda al Sovrano, gestirsi secondo lo statuto che si erano date. Visti gli interessi anche economici che gravitavano attorno alla gestione delle Confraternite questo Decreto fu epocale per la gestione delle stesse. A Maranola fu infatti preparata la Supplica che precedette il riconoscimento della Confraternita, anche se tutto questo finì con l’essere sancito sotto Re Ferdinando IV, essendo nel frattempo il Padre, divenuto Carlo III Re di Spagna.

Se il motivo della presenza nelle due Chiese potrebbe essere quello sopra esposto la dedica pittorica in se potrebbe leggersi come omaggio per il matrimonio Reale avvenuto poco prima del Decreto. Carlo ed Amalia si sposarono prima per procura poi celebrando l’imeneo nuziale a Gaeta nel 1738. Questa dedica può rilevarsi in maniera particolare dal ritratto della Regina Maria Amalia presente a Maranola. In mano la stessa regge un piccolo ritratto del consorte. Potrebbe questo essere un chiaro riferimento al matrimonio se si pensa che per tradizione i matrimoni reali avvenivano  per procura senza che i due si fossero mai visti. L’unico modo per avere un minimo di conoscenza avveniva con lo scambio di due piccoli ritratti nell’occasione del fidanzamento. Ritratti del tutto simili a quello tenuto dalla Regina in mano a Maranola.

Se il motivo della dedica di questi due quadri e la loro raffigurazione rimangono supposizioni teoriche il fatto certo che Formia si riappropria dopo duecentottantanni di una memoria storica importante e dimenticata e si fregia di un ritratto reale originale e coevo che possiede in se un importanza ben diversa dalla precedente ipotesi di attribuzione, passando l’opera dal solo interesse locale a storico nazionale.