Denunci per pedopornografia, sextortion e adescamento on-line di minori. I numeri da brivido – Nel 2023 sono stati analizzati complessivamente 28.355 siti, di cui
2.739 resi irraggiungibili e inseriti nella black list dei siti che
contengono rappresentazioni di sfruttamento sessuale di minori,
per inibirne la visualizzazione e impedire alle immagini di abuso di
continuare a circolare, evitando la vittimizzazione secondaria .

1.131 persone denunciate per reati di pedopornografia. Questo il numero delle persone individuate e denunciate per aver
scaricato, condiviso e scambiato foto e video di abuso sessuale ai
danni di minori nel 2023. I soggetti sono prevalentemente uomini,
incensurati, anche se desta preoccupazione l’aumento dei reati di
pedopornografia commessi da soggetti molto giovani.
Lo scorso anno sono stati numerosi gli arresti di soggetti con alto
livello di pericolosità, colti in flagranza di reato, ovvero detentori
di ingente quantità di materiale pedopornografico o abusanti.

137 casi di sextortion – Nell’anno di riferimento è stato registrato un incremento dei casi
di sextortion, passando dai 118 casi del 2022 ai 132 registrati nel
2023.

353 casi di adescamento on-line Nel 2023 è stato rilevato un lieve calo dei casi adescamento online,
confermando però il coinvolgimento di minori di età compresa tra
i 10 e i 13 anni. Infatti, la fascia dei preadolescenti è quella che
maggiormente ha avuto interazioni sessuali tecnomediate, 200
rispetto ai 341 casi totali.

Le principali minacce online ai danni di bambini e ragazzi: trend attuali

Lo sfruttamento sessuale dei minori online è un fenomeno complesso e multidimensionale, che si
aggrava constantemente a livello globale. Dal 2019 il National Center for Missing and Exploited Children
(NCMEC) ha registrato un aumento del 87% dei casi. Gli autori di questi reati sono spesso persone
insospettabili, che conducono una vita ordinaria e hanno un’età che, nel 70% dei casi, non arriva ai 45
anni. Sempre più spesso sfruttano i servizi di messaggistica e socialnetworking legali volti a garantire
l’anonimato, per mascherare le loro intenzioni e la loro identità, tentando di eludere le investigazioni
delle forze di polizia.


La complessità dei fenomeni di abuso sessuale online richiede un approccio sempre più integrato tra il
framework normativo del nostro Paese, le attività investigative sempre più sofisticate, anche a livello
tecnico e la massima attenzione nei confronti delle specifiche peculiarità psicologiche degli autori di
reato e delle vittime. La presenza di un pooldi psicologi dell’Unità di Analisi dei Crimini Informatici (UACI)
presso il Servizio Polizia Postale ha progressivamente aperto la strada a un confronto costante con gli
aspetti più definitamente umani, che correlano con queste gravi crimini.

L’adescamento dei minori

Rimane emergente la minaccia legata ai casi di adescamento online che riguardano minori di età
inferiore ai 13 anni. La diffusione sempre più capilalre tra bambini e ragazzi di smartphones e tablets di
ultima generazione non sfugge all’attenzione di pedofili e adescatori online. Sempre più spesso, infatti, i
primi contatti tra questi soggetti e le piccole vittime avvengono proprio nei luoghi deputatai agli “esercizi
evolutivi” di bambini e adolescenti. I videogiochi, divenuti popolari attraverso app di gioco scaricabili su
cellulari e consolles agili, diventano un luogo dove i bambini si misurano con mondi fantastici e ruoli da
protagonisti, esercitandosi a crescere. I social network sono ormai la vetrina cibernetica attraverso la
quale gli adolescenti della Generazione Z effettuano un necessario lavoro di sperimentazione sociale e
sessuale.

Entrambi questi luoghi virtuali diventano un terreno su cui chi ha cattive intenzioni può
sfruttare la necessità di esplorare in modo manipolatorio. Gli adescatori agganciano i bambini e i ragazzi
sui loro spazi preferiti, mirano poi a spostarsi su App di messaggistica con crittografia end-to-end,
progressivamente si avvicinano a temi sessuali e inducono la vittima a produrre e condividere immagini
intime, autoprodotte, si assicurano che i cellulari non siano controllati dai genitori, incitano alla
segretezza dei contatti, promettono esattamente quello che i bambini e i ragazzi vogliono, l’ultima skin
del videogioco preferito o il provino per una serie televisiva. Dall’analisi dei casi gestiti dagli Uffici
territoriali emerge come questa minaccia sia trasversale al genere e riguardi bambini e ragazzi con
caratteristiche anche molto diverse: dai più timidi ai più spigliati, l’aggancio è facilitato dalla familiarità
che i ragazzi hanno nell’interagire con soggetti sconosciuti. Quali cittadini di un mondo globalizzato, le
nuove generazioni approcciano l’altro con apertura e fiducia. E’ tuttavia innegabile che la gravità e la
diffusione progressiva del fenomeno rendono indispensabile che bambini e ragazzi, insieme a genitori e
insegnanti, conoscano questo tipo di minaccia e segnalino qualsiasi situazione sospetta.

La sextortion

Si tratta di un fenomeno in crescita, che in passato coinvolgeva soltanto gli adulti, ma che negli
ultimi anni impatta anche sui minori, la cui naturale curiosità viene sfruttata per trasportarli in
un incubo fatto di ricatti, richieste di denaro e minacce di distruggere la reputazione,
diffondendo sui social immagini sessualmente esplicite, autoprodotte. Si tratta di estorsione
sessuale perpetrata anche dagruppi criminali organizzati, nei confronti di bambini e adolescenti.
Gli estorsori, fingendosi ragazze avvenenti, contattanoragazzi per lo più di 15 – 17 anni tramite i
social media, inducendoli a realizzare video/immagini sessualmente espliciti, con la minaccia di
diffonderli tra amici e familiari del minore, in caso di mancato pagamento di una somma in
denaro.

Materiale sessuale esplicito autoprodotto e Revenge Porn

Un altro pericolo in cui i minori rischiano di imbattersi consiste nello scambio consensuale, tra
pari, di materiale volontariamente autoprodotto (c.d. Sexting), ad esempio nell’ambito di
relazioni sentimentali, che viene successivamente diffuso dalla “controparte” senza il consenso
dell’altro. Si tratta del Revenge Porn, che letteralmente significa “vendetta porno” o “vendetta
pornografica”, ovvero quella pratica consistente nel vendicarsi di qualcuno (spesso l’ex partner)
diffondendo materiale sessualmente connotato che lo ritrae. Il codice penale punisce chi, dopo
averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a
contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle per sone
rappresentate.

È inoltre punibile anche chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini
e i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso
delle persone rappresentate al fine di recare il loro nocumento. Fino al 2020 questa fattispecie
di reato non veniva presa in considerazione laddove le immagini sessualmente esplicite
raffiguravano minori degli anni 18, in quanto, in questi casi, venivano contestati i reati di
produzione, diffusione e detenzione di immagini pedopornografiche. Tuttavia, a partire dal
2021, sulla scorta di alcune riflessioni scaturite dalla sentenza della C. Cass., sez. III, n. 11675 del
21.03.2016, che confermava l’assoluzione di alcuni minorenni dai reati di pornografia minorile in
un caso in cui gli imputati avevano detenuto e divulgato immagini sessualmente esplicite di un
loro coetaneo, che precedentemente le aveva spontaneamente a loro cedute dopo averle
autonomamente e volontariamente autoprodotte, si applica la norma in questione se le persone
coinvolte sono tutte minorenni.

L’intelligenza artificiale generativa nell’ambito della pedopornografia

L’intelligenza artificiale generativa sta cambiando il modo in cui interagiamo con il mondo
digitale, in considerazione della possibilità di creare contenuti nuovi come immagini, video,
testi e audio. Purtroppo, si sta verificando un aumento nei casi di abuso di questi strumenti per
creare materiale di sfruttamento sessuale dei più piccoli. Tale fenomeno può riguardare sia
minori reali, la cui immagine può essere artificialmente modificata in contenuto
pedopornografico, ovvero può essere utilizzata per creare contenuti illeciti raffiguranti
bambini inesistenti nel mondo reale.


Recentemente, si è dimostrato che l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per agevolare
condotte di adescamento online, revenge porn e sextortion. Infatti, le capacità di generare
messaggi su misura per il tipo di interlocutore può essere sfruttata dai malintenzionati per
aumentare le possibilità di interazione con le loro vittime. In tal senso L’IA può sopperire al gap
generazionale, originando messaggi realistici come se fossero scritti da minorenni, in modo da
instaurare interlocuzioni digitali con i minori.


L’aspetto realistico delle immagini prodotte con l’intelligenza artificiale generativa determina
una nuova sfida per le forze di polizia e la necessità di reinterpretare l’evoluzione normativa in
questo settore. In primo luogo gli investigatori dovranno cimentarsi con l’analisi dell’immagini
per verificarne l’autenticità e quindi stabilire se vi siano vittime minori da identificare. In
secondo luogo, la facilità e velocità di produrre contenuti multimediali illeciti comporta la
previsione di norme più severe per coloro che si rendano autori di queste condotte,
contaminando il web e l’ambiente di crescita di minori con rappresentazioni multimediali
distorte.


In questo contesto, lo scorso 23 aprile il Governo ha proposto un disegno di legge
sull’Intelligenza Artificiale (IA), con l’obiettivo di regolamentare il futuro dell’AI in Italia, in
termini di bilanciamento tra le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e i rischi associati a
un uso improprio e dannoso, a integrazione di quanto già previsto dal Regolamento europeo
sull’Intelligenza Artificiale (“AI Act”) approvato lo scorso marzo.
Il disegno di legge prevede una serie di misure volte a punire i reati commessi tramite l’uso di
sistemi di intelligenza artificiale in maniera più severa. Anzitutto, è prevista una specifica
aggravanteper i reati commessi con l’ausilio dell’AI. Inoltre, il testo stabilisce che la diffusione
illecita di contenuti generati o manipolati dall’IA per indurre in inganno sulla loro genuinità
(come nel caso dei cosiddetti deepfake) sia punita con la reclusione. Sono poi introdotte
circostanze aggravanti speciali per punire reati in cui l’uso dell’IA abbia una elevata capacità
di propagare l’offesa.


Questi sforzi normativi, sia a livello nazionale che europeo, riflettono l’importanza di
affrontare le sfide poste dall’AI in modo olistico e responsabile, considerando le implicazioni
etiche, sociali ed economiche di questa tecnologia. È interessante vedere come l’Italia stia
cercando di posizionarsi al centro del dibattito globale sulla regolamentazione dell’AI.

Live streaming child abuse

Consiste nello sfruttamento sessuale di minori a distanza, on demand. Si tratta di abusi
commissionati in live chat, in tempo reale, su internet che, solitamente, sono facilitati da un
altro adulto presente fisicamente vicino al minore, che lo costringe a compiere atti sessuali con
adulti o con altri coetanei, attraverso piattaforme dedicate.
In questo modo, dietro il corrispettivo in denaro di somme piuttosto ridotte (anche 20-30
euro), si può comprare la possibilità di dirigere via webcam, in diretta, le violenze commesse
su bambini che si trovano in Paesi dove la normativa non tutela adeguatamente i minori (di
solito le Filippine, etc.).


Si tratta di un fenomeno che vede coinvolti bambini anche di età inferiore ai 12 anni.
Le investigazioni in tale ambito sono complesse, in quanto il tracciamento delle transazioni
finanziarie effettuate non è sufficiente a individuare con certezza il contenuto di questi scambi
e dalle causali delle transazioni non è agevole capire se le operazioni siano da imputare al

materiale di abusi su minori. Un’ulteriore criticità è rappresentata dalle caratteristiche tecnico-
informatiche dei circuiti nei quali avvengono i collegamenti in streaming: Skype e le altre

piattaforme per le videochiamate spesso non sono in grado di fornire tracce utili
all’accertamento dei contenuti scambiati tra gli utenti, in quanto si tratta di sessioni live e,
come tali, non vengono registrate, rendendo quindi ardua l’identificazione sia delle vittime che
degli acquirenti.

Il cyberbullismo

Le prepotenze online fra minori rappresentano una realtà che affligge bambini e ragazzi in fasce
d’età sempre più precoci. Il legame tra questo fenomeno e la pedopornografia è purtroppo in
via di incremento: attraverso la diffusione incontrollata di immagini intime, sessualmente
esplicite, su chat di classe, si realizzano vere e proprie campagne denigratorie in danno di
coetanei, i quali, esposti loro malgrado al giudizio sommario di gruppi di altri minori, diventano
bersaglio di attacchi tecnomediati duraturi. I meccanismi di viralizzazione risultano poi
particolarmente rapidi e violenti quando riguardano “materiale scottante” e per le vittime si
apre la strada dell’isolamento sociale, della vergogna e della difficoltà di trovare interlocutori in
grado di aiutarli a risolvere un problema di cui si sentono spesso corresponsabili.

Le social challenges e i gruppi dell’orrore

Le “prove di coraggio” che in molte culture rappresentavano la celebrazione del passaggio
dall’infanzia all’età adulta, nell’era digitale hanno assunto la forma più evanescente delle
challenges online, in cui l’esercizio di misurarsi con i propri limiti attraverso un test di coraggio
assume forme talvolta singolari e decisamente problematiche.

Gia da qualche anno è emersa la tendenza di adolescenti a ricercare online non solo sfide che
prevedano azioni irrazionali o pericolose in cui cimentarsi, filmandosi con gli smartphones per poi
diffonderli in rete e guadagnare popolarità.
Più recentemente, accade che i ragazzi accettino di partecipare a gruppi chiusi di messaggistica,
popolati da migliaia di utenti sconosciuti, nei quali circola e si partecipa a far circolare materiale
impressionante: da esecuzioni capitali a incidenti mortali, dalle violenze sessuali fino alla
pedopornografia e alle torture. Ogni immagine visionata sconvolge e colpisce lo stomaco, favorendo
una desensibilizzazione dei giovani e giovanissimi, con evidenti effetti negativi sul loro sviluppo
psicoemotivo e con ripercussioni importanti anche da un punto di vista legale.