Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia al Consiglio Regionale del Lazio e presidente della Commissione sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria e welfare in una nota dichiara:

“Il direttore generale della Asl di Latina è stato folgorato sulla via di Damasco o forse dell’imminente fine del suo mandato, fissato a gennaio 2021, ai vertici della Asl di Latina.

Dopo anni alla guida dell’azienda che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo considerato lo stato di salute del sistema sanitario in provincia di Latina, rappresentare oltre 600mila abitanti, ecco che il direttore Casati si rende conto che gli ospedali non sono in grado di reggere il flusso di pazienti che ogni giorno vi accedono con il conseguente sovraffollamento dei pronto soccorso, posti letto improvvisati per carenza di spazi, pazienti costretti a sostare giorni nei corridoi, liste di attesa lunghissime, una mobilità passiva che costa migliaia di euro e tante, troppe persone, che rinunziano alle cure perché non trovano risposte adeguate alle proprie esigenze.

E lo ha fatto nell’ultima recente conferenza stampa, annunciando che “Il sistema sanitario si è finalmente svegliato comprendendo che servono nuove risorse, economiche ed umane, per assistere i pazienti, soprattutto cronici, a domicilio”.

L’impressione è che qui l’unico ad essersi svegliato dal torpore sia proprio Casati che probabilmente vuole uscire dalla porta principale della Asl di Latina dimostrando di aver fatto qualcosa.

Non rendendosi conto però che i tempi della programmazione sono terminati, che questi progetti, dall’implementazione della rete diagnostica, dalla valorizzazione dei Pat, per arrivare alla realizzazione di nuove strutture ospedaliere, le doveva fare il giorno dopo che ha assunto l’incarico.

Cosa che, i fatti di cronaca quotidiana lo dimostrano, non è avvenuta.

Eppure sarebbe stato sufficiente non considerare attacchi personali e di lesa maestà le proposte che abbiamo in questi anni avanzato, i suggerimenti che abbiamo fornito per cercare di risolvere il gap annoso di una rete territoriale, parcellizzata, disarticolata, praticamente inesistente, in cui a pagare un costo altissimo, in termini di salute e diritto alla cura, sono proprio i cittadini. Lo abbiamo fatto per quanto concerne l’abbattimento delle liste di attesa, progetto di integrazione pubblico – privato per rendere più celeri gli esami di diagnostica multidisciplinare, e sollecitando la realizzazione di una rete di servizi territoriali fatti d’informazione, prevenzione, prestazioni e servizi.

Rete che se fosse stata realizzata avrebbe messo gli ospedali nelle condizioni di reggere l’ondata emergenziale in atto con meno difficoltà di quelle esistenti grazie ad una solida filiera organizzativa cure primarie – territorio – prevenzione – ospedale.

Sfide che il direttore Casati aveva di fronte il giorno dell’assunzione dell’incarico, cinque anni fa, e che, spiace constatare, ha deciso di non accettare. Ora è fuori tempo massimo come dimostra una assistenza territoriale passata da disastrata a massacrata”.

Comprensibile quanto esposto da Pino Simeone.

Giorgio Casati ha governato confondendo il suo ruolo con quello di Fausto Coppi sulle cime montuose del Giro d’Italia?

Quando il cronista ebbe a commentare: “Un uomo solo al comando. Il suo nome é…”.