Alloggi popolari a rischio. A lanciare l’allarme è il notaio di Formia Gian Marco Antonelli che ha richiesto una riunione dell’intero Consiglio notarile di Latina per affrontare la questione e tentare di porvi rimedio con urgenza.  

I problemi riguardano le operazioni relative agli alloggi di edilizia popolare costituiti da cooperative in diritto di superficie, ossia costruiti in passato su aree non ancora di proprietà del Comune, ma che il Comune stesso avrebbe poi dovuto acquisire obbligatoriamente. Proprio quest’ultimo passaggio, in moltissimi casi nel Sud pontino, non è mai avvenuto perché i Comuni, a causa della normativa complessa e in continua mutazione, non sono riusciti a portare a termine i procedimenti di esproprio o di acquisizione bonaria delle aree concesse per la realizzazione delle case popolari.  

Con quali conseguenze? Gli assegnatari di questa tipologia di alloggi, sebbene avrebbero oggi diritto di acquistare dal Municipio l’immobile, non possono farlo perché in realtà gli edifici non risultano di proprietà comunale proprio in quanto non è stata completata la procedura di acquisizione delle aree edificate.  

Il notaio Antonelli

«Nessuno può vendere ciò che non ha, neanche i Comuni! – spiega il notaio Antonelli che da tempo si occupa di edilizia residenziale pubblica supportando i titolari di alloggi popolari –. Non è ammissibile che avvengano cose di questo tipo, si rende così impossibile per i cittadini far prevalere un proprio diritto. Per questo ho lanciato l’allarme al Consiglio notarile di Latina indicendo una riunione che avrà luogo il prossimo 5 marzo per supportare gli enti locali del territorio che si ritrovano troppo spesso a dover fare i conti con normative che li traggono in inganno con conseguenti errori incolpevoli che ricadono poi su ignari cittadini. Un esempio su tutti: l’articolo 43 del Testo Unico in materia di espropri, che disciplinava la procedura in questione che viene utilizzata spessissimo per le case popolari, è stato dichiarato incostituzionale nel 2010 per essere poi sostituito da una nuova norma che ha reso più difficile il tutto. È ora di risolvere la questione fornendo a cittadini e Comuni strumenti uniformi e coordinati che pongano fine a un’ingiustizia che va avanti da troppo tempo e potrà continuare in futuro ad avere gravi conseguenze».