Cash trapping in un bancomat. Succede in Provincia di Latina – Nel corso della serata del 25 gennaio c.a. a latina, i Carabinieri della locale Stazione di
Borgo Podgora, nel corso di un servizio del controllo del territorio, intervenivano presso
l’ufficio postale del posto al allorquando si avvedevano della manomissione di un
bancomat ad opera di ignoti, che non avrebbe consentito l’emissione di banconote all’atto
del prelevamento, reato chiamato “cash trapping”.
I militari operanti rinvenivano uno sportellino in metallo delle stesse dimensioni di
quello originale sovrapposto con un sistema elettromeccanico attivabile a distanza che
blocca il denaro una volta erogato.
L’Apparecchiatura è stata immediatamente rimossa e sottoposta a sequestro.

Cos’è il cash trapping

Il cash trapping (cattura banconote) è una tecnica di manomissione degli Atm che consiste nell’inserimento, sulla fessura da cui fuoriescono le banconote, di un piccolo oggetto metallico (in questo caso una sorta di molletta) che trattiene le banconote.

ARTICOLO CORRELATO (11/03/2023) I ladri prelevano 1.800 euro con un bancomat sostitutivo: Poste costretta a rimborsare – Arriva un’altra vittoria per un’associata confconsumatori alle prese con una truffa bancaria, assistita da Confconsumatori di Minturno: nei mesi scorsi, la donna si era vista addebitare tre prelievi – da lei mai effettuati – del valore di 600 euro ciascuno. I malviventi erano riusciti a ottenere la sua carta Postamat sostitutiva prima che le venisse recapitata. Mentre Poste si è rifiutata inizialmente di rimborsare le somme sottratte, l’Abf ha riconosciuto la responsabilità dell’intermediario per non aver utilizzato il sistema di SMS alert, che avrebbe potuto impedire almeno due dei tre prelievi fraudolenti.

LA DECISIONE – La decisione favorevole dell’Arbitro Bancario Finanziario nasce dalla considerazione che “è l’intermediario a dover provare l’autenticazione, la corretta registrazione e contabilizzazione delle operazioni disconosciute; è sempre l’intermediario a dover provare tutti i fatti idonei ad integrare la colpa grave dell’utilizzatore, unica ipotesi in cui, oltre al dolo, lo stesso può patire le conseguenze dell’utilizzo fraudolento dello strumento di pagamento”. In particolare, per l’Abf la nostra associata ha diritto a ricevere il rimborso di 1.200 euro, pari al valore di due dei tre prelievi fraudolenti. I ladri hanno infatti compiuto le operazioni in giorni differenti: se l’intermediario avesse inviato tempestivamente l’SMS alert dopo il primo prelievo fraudolento, gran parte delle somme sarebbe stata salvata. Clicca qui per continuare a leggere l’articolo.

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