Leonardo Costagliola ritratto da Stefano Cipolat

Era un acrobata della porta

Chi più del gatto, con i suoi occhi fosforescenti e gli artigli d’acciaio, ha ispirato i poeti maledetti, da Verlaine a Baudelaire? Leonardo Costagliola, soprannominato Gatto Magico, del felino possedeva i riflessi. Non molto alto, compensava la scarsità in altezza con il senso della posizione tra i pali e la rapidità nelle decisioni. Portiere acrobatico, giocò con la Fiorentina sette campionati tra il ’48 e il ’55. Forse fu il fato a non dargli la soddisfazione di un altro anno con la Viola, mancando l’appuntamento col primo tricolore del ‘56.

Partito dalla sua Taranto (nacque in questa città il 27 ottobre 1921) e debuttando come portiere della Pro Italia, arrivò a Firenze nell’immediato secondo dopoguerra. Sotto la luce fioca dello Stadio Comunale, ottenne uno strepitoso terzo posto (ex aequo col Milan) nel 1954, allorché la Fiorentina si piazzò dietro alla Juventus e all’Inter. Costagliola indossò la casacca della Nazionale per tre volte, portandole fortuna poiché in quelle occasioni gli azzurri vinsero sempre.

Era l’Italia di Boniperti e Ricagni, quella formazione che sconfisse l’Egitto per 5 reti a 1 il 24 gennaio 1954 a Milano, partita valida per le qualificazioni ai mondiali in Svizzera. Faceva un freddo boia quel giorno a Milano. Soffiava un gelido vento da nord-est e c’era bufera di neve. A San Siro l’Italia dominò e Costagliola si dimostrò in perfetta forma con una grande presa a terra su tiro bolide dell’egiziano El Din. Così era Costagliola, riflessi ma anche coraggio. Mai intimorito nel gettarsi sui piedi degli attaccanti, risultava strepitoso nelle uscite basse. Nella città dei poeti concluse la carriera calcistica e a Firenze morì il 7 marzo 2008.