Luciano Castellini ritratto da Stefano Cipolat

Epico portiere del Torino

Il gol è l’essenza del calcio. Lo spettacolo vive di reti. Ci sono indubbiamente le marcature asfissianti del difensore o le invenzioni geniali del centrocampista ma quello che rende magico il football è l’attesa del gol. Pablito, a dirla tutta, non eccelleva nel dribbling, nell’inventiva e a maggior ragione nell’assist ma è nel cuore di tutti perché nessuno come lui ha saputo meglio rappresentare l’essenza di questo sport attraverso il guizzo finale. Che raccontare allora dei portieri? Ruolo infame, si direbbe. Non sono i portieri ad accendere la platea di uno stadio ma alcuni ci sono riusciti, per la teatralità dei loro salti. Luciano Castellini, uno di questi.

Gli esordi col Monza

La sua prima squadra fu il Monza, partendo da riserva. In quella formazione del ’65, poi retrocessa in C, c’era anche Eugenio Bersellini che ebbe in seguito la notorietà come allenatore di grandi club. A Monza, Castellini conobbe Claudio Sala, centrocampista di finissima tecnica: insieme, qualche anno più tardi, vinceranno lo scudetto con il Torino. Non sono anni facili, quelli coi Brianzoli. Castellini mostra il suo talento ma gioca con una squadra debole; secondo Liedholm, che l’allenò nel campionato 1968-’69 salvandola da una nuova retrocessione in serie C, si trattava della squadra più debole di tutti i tempi. Forse un’esagerazione dello svedese ma certamente Castellini per farsi notare e approdare a Torino dovette compiere parate miracolose e da vero felino.

Il Torino, la sua squadra più importante

Quando venne acquistato dal Torino nel giugno del ’70, un po’ emozionato disse ai cronisti che non avrebbe scontentato i tifosi granata. Difatti non li deluse e divenne per tutti il Giaguaro, dal ferino sangue freddo. Magici slanci che lo resero un portiere stimato dalla tifoseria, dagli avversari e dai giornalisti. Prima su tutti, Gianni Brera. Fu proprio lui ad attribuirgli il soprannome di Giaguaro. Portiere non solo spettacolare ma anche dotato di forte personalità, vivrà da protagonista gli anni col Toro con la vittoria della Coppa Italia nel ’71, respingendo due rigori a Rivera, e lo scudetto del ’76.

Fine carriera a Napoli

Nel ’78 viene ceduto al Napoli e nel suo ultimo campionato coi partenopei giocherà con Maradona. Al San Paolo conoscerà anche un altro genio del football, questa volta da avversario: Zico. Nel giugno dell’81 si disputò a Napoli il Torneo Internazionale Sport Sud, cui parteciparono il Flamengo, l’Avellino e gli irlandesi del Linfield. Caldo afoso, che i brasiliani affronteranno con fantasia ed estro. In finale vinceranno 5 a 0 contro gli azzurri di Krol e malgrado la pesante sconfitta Castellini sarà protagonista di una serie di prodigiose parate, evitando alla sua squadra una batosta ancora più clamorosa. Zico segnerà una tripletta. Vecchio giaguaro della porta, hai fatto valere ancora una volta le tue qualità e ancora oggi i napoletani ti ricordano come il miglior portiere azzurro di tutti i tempi!