Raffaele Trano (L’Alternativa C’è), membro della Commissione finanze alla Camera, ha dichiarato: “Non si può continuare ad assistere impotenti a esplosioni di violenza tra gruppi di giovanissimi, con il centro delle nostre città trasformato di frequente in un ring, come a Desio dove sono sputati fuori anche dei machete, e a tragedie come quella del 16 febbraio scorso a Formia, in cui per uno di tali assurdi litigi ha perso la vita il diciassettenne Romeo Bondanese. Allo stesso tempo, per quanto riguarda i giovani, non si possono neppure abbandonare al loro destino quelli cresciuti in contesti mafiosi e allo stesso tempo consentire che finiscano arruolati dai clan, come emerge dallo choccante video diffuso a Latina da ragazzini del clan Travali.

Per queste ragioni ho presentato, in sede di question time, un’interrogazione al ministro Lucia Lamorgese,  che mi ha risposto sostenendo che occorre puntare sulla prevenzione e sulla promozione della cultura della legalità, che incentivi lo sviluppo di rapporti costruttivi e positivi tra coetanei anche nell’ambiente web, ricordando le campagne di sensibilizzazione che porta avanti la Polizia e specificando che il prefetto di Latina ha convocato una seduta del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica al fine di analizzare le dinamiche del disagio sociale dei giovani, mettendo a fuoco possibili attività di prevenzione imperniate tanto sul potenziamento dei dispositivi di controllo dei luoghi di aggregazione quanto sul coinvolgimento e sulla collaborazione delle famiglie, della scuola, degli amministratori locali e dell’Asl.

Tutto questo va bene, ma non basta. Per l’ennesima volta viene fatta la diagnosi, ma manca poi un chiaro piano terapeutico per la cura. Ho così detto al ministro Lamorgese che ancora non vedo una strategia precisa nel rispondere alle esigenze dei più giovani, abbandonati in questi mesi di pandemia davanti allo schermo di un pc, di uno smartphone o di un tablet, orfani di proposte educative e culturali in grado di affrontare con serietà le devianze. Non vedo inoltre un piano degno di tale nome per rendere realmente sicure le nostre città. Non è accettabile e non accetto di lasciare nell’ansia quelle famiglie che vedono uscire di casa i loro figli e sanno di dover temere che possa accadere l’irreparabile soltanto per uno sguardo sbagliato, come è accaduto a Formia e come continua ad accadere in troppe città italiane”.