La guerra colpì Trivio e Formia nel periodo tra l’8 settembre 1943 ed il 19 Maggio 1944, giorno della liberazione della città. Da ricordare che erano trascorsi due mesi dall’armistizio dell’8 settembre 1943 quando i tedeschi cominciarono a minare i principali nodi di collegamento e i centri di telecomunicazione di Formia e dell’intero Golfo mentre gli alleati anglo-americani effettuavano i loro terrificanti bombardamenti dal mare. Per i tedeschi gli italiani tutti li avevano traditi e a Maranola il 17 ottobre 1943, a distanza di poche ore, vennero fucilati i primi due martiri: gli antifascisti Antonio Ricca e Aurelio Pampena.
Ulteriore rappresaglia la mattina del 26 novembre 1943, più di cinquanta militari inquadrati nelle SS, agli ordini del Tenente Kramer, dopo aver bloccato tutte le vie d’accesso e isolato i borghi collinari di Trivio, Maranola e Castellonorato fecero irruzione nelle case rastrellando tutti gli uomini, compresi i vecchi e gli invalidi. Alcuni tentarono di sottrarsi ma furono inseguiti, catturati e fucilati per disobbedienza alle leggi marziali in località Costarella. Sotto gli occhi dei bambini, testimoni di fatti drammatici che ricorderanno per tutta la vita. Il pomeriggio del 27 Gennaio 1944 durante un cannoneggiamento, le bombe colpiscono i rifugiati nella piazza Sant’Andrea a Trivio.
Muoiono 38 persone. Proprio in quella piazza si trovava Concetta Masiello la quale grazie ad uno spintone sopravvisse alla tragedia. In quel dì la signora Masiello compiva il suo quindicesimo compleanno e fortunatamente ne celebrò molti altri e oggi ne ha compiuto 96. La signora Concetta Masiello nata a Formia il 27 gennaio 1929 è uno degli ultimi testimoni della seconda guerra mondiale. Figlia di Salvatore Masiello e di Maddalena Capodiferro, ha undici anni quando l’Italia entra in una guerra dissennata e dal finale tragico. Ne ha sedici quando giunge la pace nella nostra penisola.
Quali sono i suoi ricordi della guerra a Formia? Ha raccontato: “due giorni prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943 Formia subisce un pesante bombardamento navale. Per fortuna molte bombe cadranno in mare. Io con la mia famiglia ogni volta riparavo dove oggi vi è la villa comunale, al di sotto vi erano i ricoveri. Poi riparammo come tanti nelle località collinari abbandonando il centro abitato. Ci recammo a Trivio dove restammo vivi per miracolo per un bombardamento navale questa volta più preciso da parte delle navi alleate. Cominciammo a subire la carenza alimentare. All’inizio i maranolesi macellavano gli animali e vendevano la carne. Poi anche questa finì.
Demmo fondo alle scorte di legumi e terminati anche questi passammo alle carrube. Mia sorella Angela Masiello a Trivio partorì aiutato dal medico Gionta ma il bambino appena nato non aveva alimentazione adeguata. Le mammelle erano secche, niente latte materno, niente latte di capra, il bambino morì per denutrizione tra le braccia della mamma, come addormentandosi attaccato a un capezzolo beffardo”. Lei cosa ha patito? “Fame e sporcizia, e di conseguenza pidocchi e cimici.
Quando anche il palazzo comunale di Maranola fu bombardato riparammo sulla Cima delle Donne sita al Monte Redentore, probabilmente era chiamata così perché tutte le donne – lontane dai loro uomini – si rifugiavano nelle caverne del sito. Io avevo due fratelli in guerra, uno Cosimo prigioniero che tornò dopo dieci anni e Vittorio combattente. L’occupazione tedesca iniziò lo stesso giorno dell’armistizio l’8 settembre 1943 e terminò il 18 maggio 1944, quando le prime pattuglie della 85ma Divisione della V Armata Americana entrarono in città. Formia aveva subito oltre mille morti civili.
Durante questi nove mesi i tedeschi alloggiarono nelle nostre case e dormivano nei nostri letti. Tornammo a casa e rilevammo che tutto era andato perduto a causa dei combattimenti e dei saccheggi. Dovemmo ricominciare da zero. Gli americani ci aiutarono donandoci scatolame, grazie al quale cominciammo a riprenderci, oltre alla ripresa della pesca. Mio padre stesso era un pescatore instancabile”.