Andrea Ciufo: Cupcakes, tecnologia e Londra “dove avrai sempre un posto nel Mondo” – “Londra é quella città nella quale tutti conseguono il proprio posto nel mondo”. Che tu sia un conducente d’auto che prova a sbarcare il lunario, un cameriere che si dá da fare per farcela nella ristorazione, “attraverso la costanza e il sacrificio, la città ti può dare tanto”. 

A raccontarlo é Andrea Ciufo, che raggiungiamo nella Capitale inglese. Andrea è figlio del Golfo di Gaeta. Qui, tra Formia, Gaeta e Minturno è cresciuto, ha studiato e coltivato interessi. Formatosi ingegnere, ha scelto la capitale inglese per dare senso alla sua traiettoria professionale, diventando oggi, data scientist. 

Cominciamo con capire di cosa ti occupi. Cosa fai come data scientist? “Nello specifico si tratta di migliorare le performance delle aziende attraverso l’analisi dei dati e  sfruttando la potenza di calcolo delle moderne tecnologie. Infatti, attraverso l’analisi dei dati si migliorano produzioni e strategie di vendite.”

 

Ti é sempre piaciuta la tecnologia, vero? Ci parli di Wheelab? “Si! Fin da bambino, diciamo quarta o quinta elementare, obbligavo i miei genitori a portarmi a Bologna, a vedere il Futurshow. Partivamo da Formia la mattina alle 4 con l’Intercity, quando ancora non c’erano le Frecce. Per quanto riguarda Wheelab, invece, parliamo di un progetto che nasceva nel 2012 e consisteva in un sistema integrato per motociclisti che permetteva sia di riconoscere gli incidenti che i dissesti stradali. Riuscimmo anche a vincere diversi premi a livello nazionale e internazionale con Working Capital di Telecom Italia e la Intel Business Challenge Europe, tra i finalisti”. 

E il capitolo immediatamente successivo è stato Londra, vero? “Si, però prima ho ultimato il mio percorso di studi e fatto l’Esame di Stato come ingegnere. Quindi, una volta a Londra, non volendo dipendere da nessuno, ho inviato il curriculum ovunque e ho iniziato a vendere Cupcake all’interno di Lola’s Cupcake. Ero assistente di vendita nella stazione di Marylebone”.

Però, lavorando all’interno del negozio, leader nella vendita di Cupcake, ti sei fatto subito notare dagli uffici, vero? “Sì, dopo appena un mese, un mese e mezzo, vedevo che c’era un livello di scarti troppo elevato a fine giornata e avevo elaborato uno schema di proposta per implementare un sistema predittivo della domanda al fine ridurre gli sprechi. Questo ha incuriosito il CEO dell’azienda, che mi fece telefonare dal manager del negozio e iniziammo da lì una collaborazione per l’analisi e ottimizzazione di tutti i negozi”. 

Si apriva così il percorso professionale che ti ha condotto ad essere data scientist. “Sì, ma non senza collezionare un bel po’ di porte in faccia e un bel po’ di no”.

Avresti potuto sviluppare questa carriera se fossi stato in Italia?“Non ti saprei dire perché in Italia avrei avuto una vita più comoda. A Londra invece è stata molto più sopravvivenza. Quando vai di sopravvivenza si attivano delle dinamiche e dei modi di operare molto più disciplinati, molto più affamati. Inoltre, l’aspetto meritocratico che c’è qui é veramente importante, perché quello che mi è successo con Lola’s Cupcake è una cosa che ha stupito anche me. Non mi sarei aspettato una risposta del genere e la possibilità di essere subito responsabilizzato. In Italia quando lanciai WheeLab, la risposta media che ottenni fu ´cosa ti sei messo in testa'”.

Che lezione hai imparato a Londra, invece? “Se insisti per un periodo di tempo sufficientemente ampio, a Londra succede sempre qualcosa.”