Presenti all’incontro per le sorti del Vitruvio Pollione il Sindaco, prof.ssa Paola Villa, vari rappresentanti politici di maggioranza ed opposizione, una nutrita rappresentanza di genitori, docenti, guidati dal Prof. Salvatore Forte, ex dirigente dell’istituto.

Il primo cittadino, specificando che per lei si prefigurava un conflitto d’interessi, essendo un insegnante della Pollione, ha introdotto il dibattito evidenziando che l’assemblea aveva una rilevanza democratica, dal momento che nulla era stato deciso e che era necessario mettere sul tavolo problematiche diverse, acquisire indicazioni al fine di elaborare il progetto di collocazione della scuola.

In seguito affrontava il problema della delocalizzazione tornando a ribadire che l’unico terreno con tutte le caratteristiche idonee alla scuola risulta essere quello in Via Rotabile, poco più sotto del Campo sportivo, di circa 8000 m2 e di proprietà del Comune.

“Un incontro questo – hanno asserito docenti, genitori, studenti – che non è servito a nulla, non è riuscito a compensare i dubbi sul futuro di una scuola; è stato solo confermato l’intento  di smantellare un servizio scolastico ad oggi funzionante e richiesto dalle famiglie come dimostrato dalle iscrizioni e dalle frequenze degli studenti; si dà un pessimo segno di rifiuto dell’impegno civico e sociale per il presente e il futuro delle generazioni e dei minori e non si tiene conto che l’attuale sede è garanzia per i servizi, le attività commerciali del posto, la tranquillità degli abitanti , di vivibilità e di rapporti con i centri aggregativi, religiosi, culturali ed educativi esistenti, che in varie zone della città, dove incidono piazze e largari, si è persa”.

Il presidente del consiglio Avv. Pasquale Di Gabriele, da coordinatore dell’incontro, passava la parola all’insegnante Paone che comunicava all’assemblea che erano state raccolte oltre 1000 firme del personale scolastico e oltre 200 firme di professionisti, operatori socio economici, commercianti, operatori culturali del contesto del rione Mola e anche di cittadini di Formia e di Maranola, Scacciagalline, Castagneto e frazioni contrari a qualsiasi delocalizzazione.

Importante l’intervento del prof. Stammati, il quale sottolineava, con un toccante richiamo sentimentale, la significatività per i formiani e per chi viveva nel rione Mola della sede del pollione,un simbolo dela città così come la Torre di Mola, scuola  nella quale sono cresciute e si sono formate molte generazioni di cittadini. Il professore ha, invece, invitato, a migliorare l’attuale sede e provocatoriamente ha assentito che con la cifra messa a disposizione dal finanziamento se ne può ottenere un gioiello di arte.

A seguire ha parlato il  prof. Salvatore Forte, ex dirigente scolastico dell’Istituto,  il quale, si diceva fortemente imbarazzato nel rilevare che si parlasse di abbattimento di tutta la struttura pur a fronte delle aule e degli ambienti attualmente funzionanti e agibili nei quali recentemente erano state fatte opere di messa in sicurezza e di antincendio. A questo punto Forte poneva l’interrogativo se si stessero ponendo le basi per un danno erariale. Chiedeva, altresì come era possibile che la Regione avesse un progetto che in pratica non era né conosciuto né presentato da nessuno e quali i motivi dell’approvazione finalizzata. Infine provocatoriamente chiedeva se ci fosse qualcuno tra i presenti che credesse veramente che la causa di congestione del traffico fosse rivolta all’esistenza della pollione.

Prendeva la parola l’ing Mazza, assessore all’urbanistica del Comune di Formia,  il quale richiamava tutti gli aspetti connessi al finanziamento specificando che chi voleva poteva andare a vedere il suo ufficio a vedere gli atti e ribadiva che non c’erano interessi privati nella delocalizzazione, evitando così di rispondere alla domanda sul progetto, al perché non fosse stato presentato all’assemblea, alle motivazioni sul finanziamento e sugli aspetti che qualificavano l’azione della scuola.

Si registrava, poi, l’intervento di Sorrenti il quale, in modo secco e offensivo per la dignità della scuola, l’ appellava un  “mostro” che finalmente  sarebbe stato distrutto, creando in tal modo l’abbandono dell’aula da parte degli operatori scolastici, dei genitori e degli studenti e la forte critica dei politici di opposizione, i quali aggiungevano che si partiva da una posizione preconcetta sulla delocalizzazione che non avrebbe dovuto essere oggetto di discussione.