Gaeta, omicidio Gallinaro: L’imputato totalmente incapace di intendere e di volere – All’udienza odierna si è celebrato, dinanzi al G.U.P. del Tribunale di Cassino (Dott.ssa Alessandra Casinelli), il processo a carico di M.B., difeso dall’Avv. Piergiorgio Di Giuseppe, imputato di omicidio preterintenzionale, per aver ucciso con un violento pugno, e senza un apparente motivo, l’anziano Alessandro Gallinaro in Gaeta la sera del 14 marzo 2021.
Il processo, stanti le risultanze peritali di ordine psichiatrico si presentava con esito giudiziario già scontato.


Infatti il P.M. , Dott. Ricci, ha richiesto prosciogliersi l’imputato a cagione di totale infermità di mente, con applicazione, però, di misura di sicurezza della libertà vigilata in ragione della persistente pericolosità sociale del M.B., come riconosciuta alla scorsa udienza anche dal perito nominato dal G.U.P., Dott. Donato Rufo, da scontarsi in una struttura protetta nel reatino.
Gli ha fatto eco il patrono di parte civile, avv. Vincenzo Macari, il quale non ha mancato di rimarcare come vi sia nell’ordinamento un imbarazzante vuoto normativo che, se idoneamente colmato, avrebbe potuto vedere salva la vita del povero Gallinaro.
Infatti, il M.B., già reo di analoghe condotte violente in passato, ha visto in precedenza pronunciare altra sentenza per totale infermità di mente, così essendo ritornato libero di determinarsi.


Sta di fatto che, nonostante la patologia ancora attualmente in essere, come ribadita anche dal perito del Giudice che non ha mancato di rappresentare come il M.B., neanche per un istante potrà distaccarsi dall’assunzione di medicine, finanche per tutta la vita, negli anni appena decorsi alcun provvedimento è stato mai assunto dalle Autorità sanitarie o amministrative, in difetto di norma che obblighi alle cure, circa il contenimento di condotte violente.
Anzi, è emerso dagli atti che negli ultimi due anni il M.B. aveva liberamente scelto di non assumere i medicinali presso il centro ospedaliero ove si trovava in cura, senza che alcuna istituzione assumesse posizione in merito a possibili recrudescenze di condotte violente.


Così come, purtroppo, è avvenuto! Ovvero, si chiedeva al paziente di determinarsi ad assumere i medicinali laddove proprio la particolare patologia nella stragrande maggioranza dei casi del genere non consente allo stesso libera e consapevole determinazione.

Circa detto grave  vulnus all’interno dell’ordinamento la parte civile si è riservata di agire in ogni sede, nazionale o sovranazionale, anche per scongiurare che simili condotte possano in futuro ripetersi, per il sacrificio, come nel caso del povero Gallinaro il quale ivi sul luogo del delitto si trovava solo per caso ad attendere la moglie che uscisse dalla messa, di ignari cittadini.


Ha tatto seguito nella discussione la difesa dell’imputato, la quale ha rimarcato come proprio  la costante e pedissequa assunzione di farmaci ha, nel corso dei mesi di sostanziale privazione della libertà del prevenuto, dapprima in carcere, attenuato la sua pericolosità sociale.


Il G.U.P., dopo lunga camera di consiglio ha statuito che  il M.B. dovrà permanere presso detta struttura e sotto il controllo medico per un periodo non inferiore a due anni, in esito rivalutabile una volta decorso detto periodo minimo, ed alla luce degli eventuali progressi,     prendendo  15  giorni di tempo per il deposito della motivazione.