Il Dottor Giovanni Baiano con la collega ginecologa Dottoressa Cristiana Masella

Bisogna riconoscere al chirurgo Giovanni Baiano di essere una persona fuori dal comune, un protagonista dell’arte medica. In un’intervista esclusiva – alla quale partecipa anche la consorte – ci narra della sua vocazione e di come sia nata. “Sono nato a Napoli il 26 dicembre 1951 da Vittorio e Anna Campanile. Mio padre era un funzionario bancario, fu trasferito a Formia per dirigere l’agenzia locale. Qui ho frequentato il Liceo Classico Vitruvio Pollione di Formia ed ho conosciuto mia moglie Maria Laura Virgilio, quando conseguii la maturità lei frequentava il primo liceo (terzo anno superiore). Ho frequentato quindi l’Università La Sapienza laureandomi in successione prima in chirurgia generale e poi in chirurgia toracica”.

Per pudore non cita i punteggi conseguito ma è sempre il massimo: a 25 anni nel 1976 laurea in medicina e chirurgia con la votazione di 110 e lode, nello stesso anno abilitazione all’esercizio della professione, nel 1981 specializzazione in chirurgia generale con votazione di 70/70, nel 1986 specializzazione in chirurgia toracica con votazione di 70/70, lo stesso anno consegue l’idoneità a primario di chirurgia generale, tre anni dopo nel 1989 idoneità a primario di chirurgia toracica.

Come è iniziata la sua passione? “Sin da piccolo. Sequestravo le bambole di mia sorella Clorinda e mi divertivo a smontarle, a sezionarle, arto per arto. E successivamente amavo accompagnare mia madre dal macellaio e mi facevo comprare parti da utilizzare per i miei studi anatomici. Tra questi, ad esempio, un cuore di bue o i polmoni di un capretto. La mia vocazione non era fare il medico ma il chirurgo. Tutta la mia vita ho lottato e lotto contro i tumori. Mia madre è morta per un tumore, parimenti mia sorella che era direttore generale della Provincia di Latina. Ho operato mio fratello Francesco per un tumore a un polmone e sono anni che sta bene. Ribadisco: i tumori sono i miei nemici principali. Concordo con l’affermazione di Umberto Veronesi che di tumore si può guarire”.

Il dottor Giovanni Baiano

Si è formato con il professore Roberto Tersigni, operando alle strutture di Latina e del San Camillo. Dopo un anno a Minturno, opera all’Ospedale di Latina sino al 2000. Viene inviato per sei mesi a Parigi presso l’Ospedale Marie Lannegon specializzato presso reparto cardiochirurgica toracica anche pediatrica. In sala operatoria lavora con il professore Levasser. Ricorda con estremo affetto il professore Tersigni: “all’inizio non sapevo fare niente, poi cominciò ad operare solo con me, lui ed io. Si trasferì all’Ospedale San Camillo di Roma e io per sei anni vado con lui. Altra esperienza nel trapianto del fegato presso l’Ospedale Bujeon a Parigi Nord con il professore Belquit, chirurgo di fama internazionale nel trapianto di organo con donatore vivente. Vinsi un concorso nazionale e andai all’Ospedale di Fondi, con le operazioni a Formia dove vi era terapia intensiva. Andai quindi come primario a Formia, direttore di dipartimento dell’area chirurgica delle strutture di Formia – Fondi – Gaeta e Terracina”. Dopo il pensionamento sceglie la Clinica Costa di Formia dove continua ad operare quotidianamente e incessantemente.

UN CHIRURGO ITALIANO NELLO ZIMBABWE, CUORE DELL’AFRICA

Giovanni Baiano è stato protagonista di una delle più belle esperienze di un chirurgo: offrire il proprio contributo di professionista nelle regioni del mondo dove si vive e si muore per un nulla, perché totalmente assente l’assistenza medica e quando presente solo a pagamento. Praticamente al servizio esclusivo della ricca borghesia. Il nostro protagonista resta affascinato dalla dedizione agli ultimi della collega Maria Grazia Buggiani, che ora non c’è più. E quindi 15 giorni all’anno, le sue ferie, le trascorreva nell’Ospedale Missionario Saint Michail, in mezzo alla savana.

Maria Laura Virgilio, moglie del Dr. Baiano, fotografata in Zimbabwe

Commovente il suo primo impatto con la realtà del nosocomio. Racconta: “L’ospedale di St.Michael’s si trova a circa 120 km da Harare (una volta Salisbury), capitale dello Zimbabwe (già Rhodesia) ed è raggiungibile solo percorrendo una strada sterrata che attraversa la foresta. È stato costruito grazie alla cooperazione italiana. Un presidio completamente gratuito a differenza degli ospedali governativi e ospita mediamente 120 pazienti. C’è pediatria, ginecologia e ostetricia, e medicina con pazienti affetti per lo più da AIDS, tubercolosi e malaria. Nell’ospedale nascono ogni anno circa 800 bambini”. Dopo una pausa aggiunge: “Varcai la soglia del reparto pediatria.

Che emozione! Esitai… E sì che la televisione spesso ci propone immagini di bambini malnutriti; ma la realtà, il contatto… Maria Grazia dava spiegazioni, ma non ce n’era bisogno. Erano malnutriti, le braccia e le gambette non più grandi del mio dito indice. La testa, con le sue normali dimensioni, appariva sproporzionata al corpo. E gli occhi, enormi, quando incrociavano i nostri sguardi, andavano oltre fino a penetrare dentro di noi. La notte non dormii e l’alba della foresta africana fu come la fine di un incubo”. Ma non partiva solo, accanto a lui sua moglie, una donna eccezionale, che trasforma la mia intervista da un soliloquio a un colloquio a due voci. Si sono conosciuti al Liceo Classico formiano che entrambi frequentavano, stessa sezione, la B, quando Giovanni si diploma lei Maria Laura è in 1 B, due anni più giovane.

I bambini nello Zimbabwe

Giovanni si tuffa nell’esperienza africana con quella passione che mette in tutte le cose che fa. Scrive libri con l’intento di offrire gli utili per le necessità del Saint Michail. Il primo edito nel 2005 “Turno di notte” ospita disegni degli alunni della Scuola Primaria e Media dell’Istituto Comprensivo Amante di Fondi e nella dedica tra l’altro scrive: “Ai bambini orfani della Casa di Mariele Zimbabwe, a tutti i bambini del mondo che soffrono la fame, la miseria e le malattie per la nostra noncuranza.” Quindi “Storia di divina miseria” nel 2008 per Marcus Edizioni Napoli, “The shoes” racconti per Albatros nel 2010, “Confusione” per Marcus Edizioni Napoli nel 2015. Nel 2003 vince il Premio Immagine di Latina e il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli conferisce la Medaglia d’Argento. Scrive due commedie “Ognuno il suo” nel 2005 e “La terza repubblica” nel 2006 rappresentate anche al Teatro Olimpico di Roma.

Opere letterarie che nascono dalla necessità impellente di reperire fondi da destinare agli aiuti umanitari e che ottengono record di vendite, con una media di trentamila copie a pubblicazione. I proventi, anche con l’aiuto degli amici rotariani, vengono tutti devoluti alla Casa di Mariele dove i bambini muoiono ancora per mancanza di un semplice farmaco antimalarico. Infatti con la sua coriacea perseveranza fu inaugurato l’orfanotrofio chiamato “Casa di Mariele” perché costruito con i soldi raccolti dal coro dell’Antoniano di Bologna e Mariele era appunto la puntuale e perseverante direttrice del coro dello Zecchino d’Oro. Si spesero in sostegno del suo progetto anche la giornalista Roberta Sottoriva di Radio Luna unitamente al Comune di Latina. Racconta: “per dimostrare ai benefattori la destinazione dei loro contributi abbiamo anche proceduto alla proiezione di filmati in teatro dando loro l’opportunità di riconoscere gli oggetti donati con il loro sostegno. Incoraggiante l’apprezzamento di Walter Veltroni, sindaco di Roma, che volle appunto replicare la commedia Terza Repubblica per tre serate al Teatro Olimpico di Roma. I testi furono rappresentati con successo da medici e infermieri dell’Ospedale San Camillo di Roma. Fondammo l’Onlus Amici di Maria Grazia (Buggiani), con la partecipazione dei Medici di Latina. Avemmo l’onore come italiani che il nostro tricolore fosse issato su un pennone dell’Ospedale Missionario in Zimbabwe accanto alla bandiera nazionale”.

Una pausa e poi aggiunge: “Mia moglie per i bambini che assistevamo si trasformò in contrabbandiera. Non sapevamo come far entrare nello stato africano un quantitativo di Syntocinon. Fiale vendute con il marchio Pitocin tra gli altri, un farmaco a base di ossitocina peptidica. È usato per causare la contrazione dell’utero per iniziare il travaglio, aumentare la velocità del travaglio e fermare il sanguinamento dopo il parto. In sostanza arrestare l’emorragia post partum che porta alla morte tante donne nella povertà africana. Si fece coraggio e si caricò le fiale nelle sue valige e affrontò le guardie di frontiera dello stato africano dove operavamo. Un finanziere la fermò ed effettuò il controllo di rito. Cambiò espressione nel vedere tante dosi di medicinali e chiese dove fossero destinati.

Quando seppe che erano per il Saint Michael sorrise, era originario del villaggio che ospitava l’ospedale missionario. E mia moglie evitò il carcere e guadagnò felice la possibilità di rifornire il nostro centro”. Sino a quando è durata tale esperienza? “Sino a quando non feci il mio dovere di medico a 360 gradi, applicando il giuramento di Ippocrate. I paesi africani sono sovente interessati da guerriglie e rivolte. Un giorno si presentarono al Saint Michael dei guerriglieri feriti e non solo anche donne picchiate selvaggiamente, bisognosi tutti di cure e interventi urgenti. Feci quanto necessario, senza lasciarmi influenzare da chi fossero e da dove provenissero. Vennero a saperlo gli ufficiali di reparti dell’esercito regolare (espressione di uno stato dispotico) che si presentarono da noi e mi dissero senza giri di parole che sarebbero tornati l’indomani ed io non dovevo farmi trovare altrimenti sarei stato arrestato e processato per connivenza con il nemico. Fu il mio addio al continente nero, e come a tanti prima di me vivo il mal d’Africa, memore di quanto ho dato e di quanto ho ricevuto da quella gente indifesa e bisognosa di aiuto”.