L’articolo 27 della Costituzione della Repubblica Italiana recita testualmente nella prima parte: “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Due concetti che bene si adattano alla storia che intendiamo raccontare. La carta stampata e alcuni giornali on line si sono interessati alla famiglia di origine del primo cittadino Gerardo Stefanelli. La notizia ha fatto scalpore. Sul nostro quotidiano on line la notizia è stata pubblicata dalla tirocinante Emanuela Conte e la collega – seguendo lo stile editoriale – ha pubblicato i tre nominativi con le semplici sigle e senza parlare dei loro familiari. Sembra un articolo per educande di un collegio svizzero o per i boyscout a paragone di quelli scritti e confezionati da terzi per soddisfare le curiosità pruriginose dei lettori.

L’avvocato Mino Bembo, assessore della giunta Stefanelli, ha affermato su Facebook: “Quando il giornalismo era una cosa seria, a certi mentecatti non sarebbe stato consentito neanche tenere una penna in mano”. Tra i commenti è apparso quello dell’ex sindaco Pino Sardelli: “La notizia è falsa? Oppure va bene solo quando si scriveva in prima pagina “sequestrata la villa della moglie del sindaco Sardelli” per abusivismo (poi risultato non vero) tra gli applausi della sinistra tutta e il compiacimento di chi ora ci governa? Siete ridicoli”.

Pino Sardelli

Chi scrive ha dimostrato negli anni coerenza giornalistica, non scendendo mai a certi livelli e dinanzi ai comportamenti di alcuni che si stanno registrando in questi giorni espone alcune considerazioni. La penna in mano di un giornalista non deve mai trasferirsi in un bisturi da patologo. Primo rigo dell’articolo 27 della Costituzione: “La responsabilità penale è personale”, altrimenti che dovremmo dire di Maria Elena Boschi e il padre, Alessandra Mussolini e il marito, Umberto Bossi e la famiglia, Luigi Di Maio e il padre, Mattei Renzi e i genitori, Peppe Grillo e il figlio, Nunzia Di Girolamo e lo zio, Annamaria Cancellieri e la sua cara amica, Antonio Di Pietro e figlio e consorte, Gianfranco Fini che mollò la prima consorte per situazioni incresciose nella sanità laziale, per poi trovarsi con la nuova compagna a dover rispondere del cognato che sognava una casa a Montecarlo. Maurizio Lupi e il primogenito (sotto i riflettori per un Rolex e un abito su misura promessigli da nominativi indagati e poi ampiamente prosciolti). Secondo rigo dell’Articolo 27: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Perché accade anche questo: che il tutto si risolva in una bolla di sapone, ma soltanto dopo anni di tormento e tre gradi di giudizio. Un groviglio. E cosa dire dello spirito dimostrato dalle forze di opposizione e dall’opinione pubblica nella contestazione della colpa ontologica dell’allora presidente del consiglio Enrico Letta di essere nipote di Gianni Letta, ambasciatore a 360 gradi del berlusconismo e mediatore delle gaffe del suo leader.

E ancora come commentare la coppia di coniugi Nunzia Di Girolamo e Francesco Boccia, che militando la prima nel centrodestra e il secondo nel centrosinistra chiunque vince la famiglia è al governo; ora tocca a Boccia. Questo è quanto accade a livello nazionale. E ora la notizia che fa scalpore è che il fratello del sindaco del Comune di Minturno è indagato. Come testata giornalistica abbiamo redatto un codice etico in merito ai suicidi e lo abbiamo inoltrato a 260 colleghi. Quando si è parlato di un finanziere suicidatosi c’è chi ha scritto che aveva una sorella assistente sociale al Comune di Gaeta. Quanto era utile al valore della notizia in se stessa? L’articolo 150 del Codice Penale – Regio Decreto 1398 del 19 ottobre 1930 recita: “Con la morte del reo si estingue il reato e di conseguenza tutti i rapporti penali, sia processuali che sostanziali”. E allora con quale diritto affidare all’eternità di internet un uomo che ha perso totalmente fiducia nella vita, con tale disprezzo da elencare figli e familiari? Non è un reo, la morte ha estinto il reato.

E ora torniamo al fatto del giorno: una comunità si trasferisce di bocca in bocca la notizia “lo sapevi che… hai letto che…” Quindi in definitiva un leader politico ideale deve essere non solo capace e onesto ma soprattutto – considerati i tempi di oggi – single, senza prole, figlio unico e orfano. Solo al mondo, senza affetti né parenti, se non lontani, molto lontani, a tal punto da poter dire “non siamo parenti”. Il sindaco Gerardo Stefanelli, come prima di lui Pino Sardelli, merita di essere giudicato per come svolge il suo ruolo di primo cittadino, per come utilizza le finanze comunali, per come applica i punti programmatici con i quali si è fatto eleggere con il voto di due cittadini su tre. D’altronde chi scrive non ode opposizioni contrastarlo, non legge manifesti di critica, non sa di dibattiti e tavole rotonde per informare l’opinione pubblica del dissenso in atto. Nell’assise civica due consiglieri, o meglio due cavalieri solitari, Massimo Moni e Tommaso Iossa attestano che non esiste una maggioranza bulgara, per il resto dobbiamo attendere la campagna elettorale. E termino con una considerazione: quanti valori esistono nella famiglia del fratello del Primo Cittadino e nella loro comune famiglia di origine. Tutti meritano rispetto e il loro pudore va difeso. Quando sarà fondata una testata giornalistica delle buone notizie, positive e gioiose?