Continua una fattiva collaborazione con Don Antonio Cario, direttore diocesano per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti, nonché parroco di Scauri della Chiesa di Sant’Albina V.M.. E’ un concreto contributo per tutti coloro che amano seguire il calendario liturgico con il contributo di uno stimato teologo. “Carissimi, già da qualche mese nelle nostre città respiriamo aria natalizia; ma oggi, prima domenica di avvento, entriamo nel tempo di ascolto della Parola che ci accompagna verso l’incontro con il Dio fatto uomo.

     Ma Gesù è già nato, è già morto e risorto ed è asceso al cielo e, come diciamo nel credo, “siede alla destra del Padre per giudicare i vivi e i morti”.

     Infatti il primo prefazio di Avvento celebra la memoria di Gesùche al suo primo avvento nell’umiltà della condizione umana portò a compimento la promessa antica e ci aprì la via dell’eterna salvezza. Quando verrà di nuovo nello splendore della gloria, ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa”

     Per questo il tempo che apre il nuovo anno liturgico è occasione per riflettere su come l’amore di Dio, conosciuto attraverso il suo Figlio, ha trasformato la nostra vita, e, se oggi ascoltiamo e custodiamo la sua Parola, possiamo progredire nel rinnovamento della vita e delle relazioni.

     Quanto sono vere per noi le parole del Profeta Isaia (63,16b-17.19b;64,2-7) perchè ci mettono davanti alla nostre insicurezze e stanchezze.

     Come il popolo d’Israele, scoraggiato dalla distruzione del tempio di Gerusalemme, anche noi, a causa di tanti problemi, ci sentiamo smarriti, confusi, privati di punti di riferimento … espropriati della nostra identità.

     E il peccato ci fa emergere ancora di più il senso di fragilità e di isolamento, come fossimo orfani e figli di nessuno.

     Allora ripensiamo al nostro passato, quando eravamo bambini semplici ed ingenui, capaci di gioire delle piccole cose e di giocare con gli amici, senza pregiudizi.

     Oggi, con il salmo 79, chiediamo al Signore di “Far risplendere il suo volto per essere salvati” con la promessa di “mai più allontanarci da Lui, per rivivere ed invocare il suo nome”.

     Dio ci è venuto incontro  facendo risplendere il suo volto in Gesù di Nazareth “perché in Lui – scrive san Paolo nella Prima lettera ai Corinzi (1,3-9) – siamo stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza …. che non ci manca più alcun carisma”.

     Il convertito da Cristo ci invita a non scoraggiarci davanti alla disgrazie della vita, perché ogni sofferenza, causata dall’incoerenza di ciò che siamo e di ciò che vediamo, è stata risanata dalla Risurrezione di Gesù.

     Dobbiamo accogliere l’esortazione del Signore a “vegliare”, scritta nel Vangelo di Marco (13,33-37), vivendo ogni giorno come il tempo della fede e della responsabilità, scrutando, negli avvenimenti che viviamo, quei segni di speranza che ci vengono dall’alto per orientare la nostra vita verso il suo compimento.

     Carissimi, Gesù ascendendo al cielo “è come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito”

     Perciò non possiamo vivere di nostalgia del passato, ma dobbiamo incarnarci in ogni evento con la consapevolezza che agli occhi di Dio niente risulta banale, ma in ogni evento lui ci comunica il suo amore per farci sentire la sua presenza paterna.

     Dobbiamo accogliere la sua venuta invisibile nella Parola proclamata, nel Pane eucaristico, nei poveri, nei forestieri e in coloro che vivono nelle carceri.

     Se oggi esaminiamo la nostra fede, ci riconosciamo fragili e peccatori, sentiremo il Signore seduto accanto a noi pronto a perdonarci e a farci rialzare rinvigoriti dal suo amore.”