barriere acchiapparifiuti

Barriere acchiapparifiuti. A cosa servono e quanto sono efficaci – Abbiamo ampiamente discusso di come le microplastiche incidano sul già fragile equilibrio del ecosistema marino. Le plastiche, per l’appunto, compongono oltre l’80% del litter presente in mare in dimensioni varie che vanno dalle nano particelle fino a mega plastiche. Abbiamo ancora sotto gli occhi l’enorme isola di plastica che da anni fluttua nell’oceano atlantico formata da una parte di quelle 10 milioni di tonnellate circa che ogni anno finisce in mare. I rifiuti marini, plastiche comprese ma non solo, provengono per l’80% circa dalla terraferma e raggiungono il mare prevalentemente attraverso i corsi d’acqua e gli scarichi urbano, mentre per il 20% derivano da attività di pesca e navigazione.

Barriere acchiapparifiuti. A cosa servono e quanto sono efficaci – Ridurre l’inquinamento marino derivante dai fiumi è una delle missioni presenti anche all’interno della Legge Salvamare. Per farlo, le Autorità di bacino distrettuali dovranno introdurre, nei propri atti di pianificazione, misure sperimentali nei corsi d’acqua dirette alla cattura dei rifiuti galleggianti. Le barriere acchiapparifiuti sono parte di questa sperimentazione e a quanto pare assolvono al loro compito efficacemente.

Barriere acchiapparifiuti. A cosa servono e quanto sono efficaci – Conosciute anche con il loro nome inglese Blue Barriers, sono state progettate per massimizzare la raccolta dei rifiuti fluviali. Intercettano sia i rifiuti e le plastiche superficiali sia quelli che vengono trasportati sotto il pelo dell’acqua. Sono barriere mobili di circa 36 metri di lunghezza, galleggianti e ancorate alle sponde del fiume e possono presentarsi sotto forma di sponde come quella appena inaugurata sul Garigliano, oppure in veste di moduli sistemati uno di fianco creando una barriera rigida di contenimento particolarmente versatile e funzionale, in grado di aprirsi automaticamente in modo rapido e semplice, ad esempio in casi di piena eccezionale o di emergenza che richiedono l’eliminazione di qualsiasi ostruzione al flusso dell’acqua.

Quest’ultima struttura, realizzata sempre dalla Regione Lazio sull’Aniene, ci è utile per analizzare i dati sull’efficacia raccolti nella prima fase di sperimentazione del progetto della durata di 3 anni (Ottobre 2019 – Maggio 2022). Sono circa 9 i milioni di tonnellate di rifiuti raccolti così suddivisi: il 15 % costituiti da oggetti vari in plastica, il 27 % da materiale organico, il 7% da oggetti di varia natura e il restante 26 % da stracci, corde, oggetti in vetro, alluminio e acciaio. E ancora il 14% da bottiglie in PET, quasi il 2% da contenitori in polistirolo, poco più del 3 % da flaconi, poco più del 5 % da film e il restante da altri contenitori in plastica. A questi poi si aggiungono 1,5 tonnellate di taniche di ferro, pneumatici, frigoriferi, bombole GPL, scaldabagni, caschi, materassi, tavoli da ping pong, lavatrici.

Se è vero che il mare inizia dalla terraferma, le barriere di intercettazione dei rifiuti sono una porta d’accesso sicura che abbiamo a disposizione a difesa dell’ambiente e della salute umana.