L'immagine simbolo alla lotta alle microplastiche

Dal 14 gennaio stop alla plastica monouso in Italia – Il 14 gennaio entra in vigore il decreto legislativo 196/2021, il presente decreto reca misure volte a prevenire e ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, in particolare l’ambiente acquatico, e sulla salute umana, nonche’ a promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili, contribuendo in tal modo alla riduzione della produzione di rifiuti, al corretto funzionamento del mercato e promuovendo comportamenti responsabili rispetto alla corretta gestione dei rifiuti in plastica. Il presente decreto reca, altresi’, misure volte a promuovere l’utilizzo di plastica riciclata idonea al diretto contatto alimentare nelle bottiglie per bevande.

STOP ALLA PLASTICA MONOUSO – In sintesi il decreto vieta l’immissione sul mercato di cotton fioc, piatti, bicchieri, cannucce, posate, ecc.. ovvero di tutti qui prodotti definiti oxo-degradabili, dove l’ossidazione del materiale plastico porta al microframmento, e quindi alle microplastiche. Addio finalmente a tutte quelle plastiche che vediamo troppo spesso in mare e che finiscono poi nel nostro piatto. Per i trasgressori sono previste multe, da 2.500 a 25mila euro. Ovviamente è prevista una deroga a chi può dimostrare l’immissione nel mercato di prodotti prima dell’entrata in vigore della nuova normativa. 

ARTICOLO CORRELATO – MicroMar il progetto per monitorare le microplastiche nel mediterraneo: L’Associazione aipu in una nota stampa comunica: MicroMar, un progetto che vede la partecipazione delle Università, Enti Pubblici,
Associazioni coinvolge cittadini e associazioni no-profit nella raccolta di campioni nel
bacino del Mediterraneo, per aumentare la consapevolezza che tutti e tutte possono
contribuire a salvare il nostro mare. L’ambiente acquatico è la destinazione finale della maggior parte dei rifiuti abbandonati
o erroneamente smaltiti.

Tra questi la plastica, nelle sue varie forme e dimensioni,
rappresenta un problema serio: ogni anno, circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono
in mare, di cui l’80% arriva dalla terraferma mettendo in pericolo l’ecosistema marino,
rovinando le spiagge, arrivando a danneggiare la salute degli esseri viventi.
L’inquinamento peggiore è quello causato da microplastiche e microfibre: frammenti
microscopici, di dimensioni tra i 300 micrometri e i 5 millimetri, che derivano dalla
degradazione di oggetti plastici e dei tessuti sintetici rilasciati soprattutto durante il lavaggio
in lavatrice.

Il progetto MicroMar è stato creato alla fine del 2020 grazie alla collaborazione tra il
Politecnico di Torino – Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia – l’EU Joint Research
Centre, Il Parco Regionale Riviera di Ulisse e L’università di Napoli “Federico II” DISPART,
Associazione Internazionale Progetti Unesco, con l’obiettivo di monitorare l’inquinamento
causato da microplastiche e microfibre nel Mar Mediterraneo. Il progetto vede la
fondamentale collaborazione dell’Istituto Oceanografico Scripps di San Diego.
MicroMar si propone di monitorare microplastiche e microfibre nel bacino del Mediterraneo
sfruttando un approccio “Citizen Science”, 
che punta a coinvolgere i cittadini e le
associazioni no-profit nella raccolta dei campioni da analizzare. Il progetto è nato in
maniera volontaria, dalla consapevolezza che tutti e tutte possiamo dare una mano per la
salvaguardia del nostro mare. Il Politecnico di Torino si occupa del coordinamento e
dell’analisi dei campioni inviati dai volontari. PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI.