È stato pubblicato lo scorso giovedì 20 ottobre il VII Rapporto di “Mafie Nel Lazio”. Un report dettagliato e approfondito che cerca di far luce sulle organizzazioni criminali della nostra regione, mettendo la lente d’ingrandimento sul periodo che va dal 2020 al 2022, epicentro insomma della pandemia da Covid 19. Un periodo complicato, difficile, che ha visto aziende e imprese fare i conti con la crisi economica e con le restrizioni. Un periodo in cui il sommerso, l’illegale, le mafie sono tornate pericolosamente in auge.

A presentare il lavoro c’erano il Presidente della Regione, Nicola Zingaretti, insieme a tante personalità come Ilaria Calò, Procuratrice Aggiunta della Direzione Distrettuale Antimafia, oppure il Colonnello Roberto Prosperi del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata. Da quanto emerge le attività più redditizie per i clan sono riciclaggio, traffico di droga, usura ma soprattutto gioco d’azzardo. È questo il tema centrale del dibattito, un dibattitto che deve ripartire proprio dall’importanza che il gambling pubblico e legale ricoprono per il bene dello Stato, dei territori e dei lavoratori. Per questo motivo l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha varato a settembre nuove tecniche di controllo e di contrasto al gioco illegale.

“Le mafie sono la negazione dei diritti – ha spiegato il Presidente della Regione, Nicola Zingaretti – Opprimono, spargono paura, minano i legami sociali, esaltano l’abuso e il privilegio, usano le armi del ricatto e della minaccia, avvelenano la vita economica e le istituzioni civili.” Per questo occorre dare forza e fare informazione sul gioco legale.

Eppure, nella Regione Lazio è entrata in vigore ormai da mesi una nuova legge, quella di contrasto al disturbo da gioco d’azzardo patologico, che scommette su limitazioni, chiusure e distanziometri. Si tratta però di una legge che, dopo essere stata bocciata dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi della ConfCommercio e anche dalla Società Italiana di Psichiatrica, adesso rischia di provocare una perdita di posti di lavoro a catena e soprattutto di aumentare gli utenti e quindi i profitti del gioco illegale. “L’inevitabile espulsione e chiusura delle attività di gioco legale renderebbe il territorio – si legge in un comunicato a firma di diversi sindacati – estremamente vulnerabile alla proliferazione di un sistema occulto di gioco e conseguentemente, incentiverebbe l’incremento di occupazione precaria, incerta e illegale”. Il contrasto alla mafia, insomma, passa anche per il contrasto al gioco illegale. Una battaglia in cui il comparto pubblico deve esse rimesso al centro.