Italia Nostra Onlus si sta mobilitando con le sue sezioni del Golfo di Gaeta – Scauri e di Fondi e dei Monti Aurunci per la realizzazione di una giornata nazionale della Memoria delle Marocchinate. A tal proposito il presidente della sezione fondana Maria Luisa Fiore osserva: “questo episodio ha una valenza plurima, storica, nazionale e sociale prima di tutto. Uomini provenienti da terre lontane hanno dato luogo nella nostra Italia a uno degli episodi più dolorosi della storia nazionale, segnando per sempre l’identità di un popolo attraverso i figli nati dalle loro violenze, marchiando per sempre a fuoco le loro vittime. Ancora una volta una tragedia che ha visto la donna trattata come un oggetto da usare e gettare via a proprio piacimento dal sesso maschile, esaltato dalla guerra, fuori controllo, accecato dal suo istinto animale. Ritengo che sia doveroso dedicare una giornata al ricordo di queste atrocità, le nostre vittime non devono restare nell’oblio che le ha avvolte finora, meritano di essere celebrate con tutti gli onori riservati ai caduti per la Patria”.

Il parlamentare, gaetano doc, Raffaele Trano del gruppo misto ha accolto tale appello e ha rassicurato: “presenterò al più presto alla Camera dei Deputati la proposta di istituzione”. Possono militari di un esercito regolare macchiarsi di sodomia, gerontofilia, zoofilia, pedofilia, voyeurismo, esibizionismo? Purtroppo si, è quanto hanno compiuto a loro perenne disonore i militari marocchini inquadrati nel Corps expéditionnaire francais en Italie. Moira Rotondo, già vice sindaco, assessore e consigliere del Comune di Pontecorvo, ed oggi coordinatrice cittadina di Forza Italia e coordinatrice di Azzurro Donna per la provincia di Frosinone ha affermato: “Esistono storie, fatte di dolore, sofferenza e abusi che devono essere raccontate, che non possono semplicemente essere rinchiuse tra le pagine o nei trafiletti dei libri di storia. Perché sono le storie, tragiche e terribili, che accomunano, purtroppo, migliaia di vittime, tra donne, uomini e bambini, di quello che è stato considerato il più grande stupro di massa della storia d’Europa, e di cui si macchiarono i Goumiers appartenenti al Corpo di spedizione francese”.

Moira Rotondo (AZZURRO DONNA)

Il consigliere della Regione Lazio Pino Simeone ha raccolto l’appello della collega di partito: “Nel rispetto di chi è stato oggetto di tali violenze, delle tantissime donne che hanno subito sulla propria pelle l’onta non solo del sopruso fisico, ma anche quello psicologico fatto di emarginazione e rigetto da parte della società di allora, segnato da gravidanze “nascoste”, figli non voluti, casi di pazzia, ho depositato una proposta di legge regionale finalizzata all’istituzione della “Giornata in memoria delle Marocchinate”. A Pontecorvo si riunirono per la prima volta nel 1951 alcune delle donne sopravvissute a quelle atroci violenze e ha avuto inizio, nel corso del 2019, in occasione del 75° anniversario di questi tragici fatti, un’operazione di riscoperta che ha coinvolto per la prima volta le istituzioni, con decine di Comuni e la stessa Provincia di Frosinone, che hanno adottato, in maniera politicamente trasversale, la cosiddetta “Mozione Rotondo”, dal nome del delegato alla cultura Moira Rotondo, e con cui si sono impegnati a promuovere la conoscenza delle “marocchinate”.

Pino Simeone (FORZA ITALIA)

Il testo prevede, in  occasione della Giornata in memoria delle Marocchinate, la possibilità, da parte della Regione, della Città metropolitana di Roma capitale, delle Province e dei Comuni di promuovere, nell’ambito della loro autonomia e delle rispettive competenze, anche in collaborazione con le università, gli istituti scolastici e le associazioni culturali e del terzo settore, iniziative quali la realizzazione di convegni, incontri, dibattiti e mostre sulle Marocchinate, la Seconda Guerra Mondiale, gli stupri di guerra e la violenza di genere, l’intitolazione di strade, luoghi, siti, monumenti alla memoria delle Marocchinate, la pubblicazione di studi e approfondimenti sul tema e l’assegnazione di premi, riconoscimenti, borse di studio per pubblicazioni, docufilm, rappresentazioni cine teatrali, tesi di laurea e/o di dottorato sulla storia degli eccidi e delle violenze avvenute sul territorio regionale. Conclude Pino Simeone: “Un atto che come rappresentante delle istituzioni ritengo dovuto perché se il ricordo può mutare il rispetto della memoria e della nostra storia non possono in alcun modo essere condannati all’oblio”.

Raffaele Trano, Parlamentare

Le associazioni nazionali Italia Nostra Onlus e AICC Associazione Italiana di Cultura Classica affiliata all’UNESCO – Delegazione di Gaeta – condividono il progetto e formulano una proposta. Per Italia Nostra Onlus firmano la Sezione di Fondi e dei Monti Aurunci e la Sezione del Golfo di Gaeta – Scauri che chiedono che sia stabilita una giornata uguale per tutti i comuni: il 14 maggio. Una data unitaria, quella appunto del 14 maggio 1944 quando le truppe marocchine comandate da ufficiali francesi sfondarono la linea tedesca percorrendo un tratto dei Monti Aurunci ritenuto invalicabile. Da quel momento il loro comandante il generale cinquantaseienne francese Alphonse Pierre Juin diede a loro cinquanta ore di libertà di saccheggio. Anche se non esiste un documento originale inoppugnabile su tale concessione. E, comunque, da quel momento si è macchiato in modo visibile e per sempre l’onore del Corps expéditionnaire francais en Italie impegnato nell’Operazione Diodem.

Il Santo Padre Pio XII si rifiutò di ricevere il generale Juin ed ottenne che questi soldati non transitassero per Roma capitale. Certamente se la Regione Lazio delibera in tal senso è un grande passo avanti nella conoscenza storica dei fatti ma vi sono tutte le premesse per una Giornata nazionale. Ricercatori storici, sia italiani che stranieri, hanno ricomposto il mosaico, tassello dopo tassello delle loro violenze. Tra questi il Generale di Corpo d’Armata (ruolo d’onore) dell’Arma dei Carabinieri Aldo Lisetti (già sindaco del Comune di Campodimele). Negli ultimi anni sono emersi riferimenti espliciti e comprovati che dimostrano come le violenze alle donne italiane non furono riservate alla sola area del Frusinate. Iniziarono in Sicilia dopo lo sbarco a Licata del IV Tabor il 14 luglio 1943, per terminare alla periferia di Firenze la successiva estate 1944. Documentate anche, sulla base di fonti di archivio e di testimonianze, sono state le terribili angherie compiute all’isola d’Elba dalle truppe francesi ivi sbarcate a giugno 1944. Il CEF – Corpo di Spedizione Francese al comando del Generale Alphonse Juin, era diventato operativo dal novembre 1943 sul teatro italiano con le prime quattro divisioni che, da quella data, erano state avviate nella penisola per scaglioni provenienti dal Nord Africa francese; di queste, tre erano di maghrebini ed una motorizzata nazionale che comprendeva aliquote di coloniali senegalesi e reparti della Legione Straniera e della fanteria di marina.

Generale Juin, loro comandante

Aggregati al Corpo, vi erano tre raggruppamenti di tabor marocchini. Il tabor è un reparto militare tradizionale marocchino, un battaglione, il cui componente base è il goum, o compagnia, da cui il termine goumier per indicare i soldati maghrebini francesi. Il Corpo di spedizione francese dopo essere stato immesso con i suoi primi contingenti, sin da dicembre 1943, sul fianco orientale delle truppe statunitensi in avvicinamento alla linea invernale tedesca, aveva affrontato, tra fine anno ed il gennaio successivo, forti resistenze germaniche che si erano irrigidite in particolare sul lato tirrenico della Penisola che aveva l’Abbazia di Montecassino per architrave strategico. Qui, a Mastrogiovanni, sotto il monte Pantano, nelle vicinanze di Venafro, a dicembre, si erano verificate le prime violenze a danno delle donne italiane. Con il completamento dell’organico del Corpo coloniale, ad aprile 1944, i francesi erano stati i protagonisti dell’offensiva angloamericana di maggio – giugno di quell’anno contro la linea Gustav e le varie bretelle difensive che alle sue spalle si frapponevano al raggiungimento di Roma. In quella fase, sui Monti Aurunci, Ausoni e Lepini, in particolare, si verificarono ad opera delle truppe regolari coloniali e dei tabor di goumier, violenze di ogni genere. Le violenze continuarono durante la risalita della penisola da parte dei francesi sino alla periferia di Firenze nel luglio 1944.

Soldati marocchini sul fronte aurunco

Il 22 luglio di quell’anno, il CEF fu rilevato dalla linea di combattimento da reparti dell’8a Armata britannica per essere destinato alla prevista invasione della Provenza a metà agosto successivo. Sulla strada dei porti di imbarco i suoi reparti lasciarono una striscia di sangue, stuprando donne e bambini e rapinando a mano armata senza limiti tutto quello che ritenevano potesse essere inviato ai familiari in Nord Africa. Nelle aree di sosta in cui le truppe di seconda linea stavano smobilitando i magazzini e smontando gli accantonamenti, soprattutto nei dintorni di Napoli, gli stupri e le soperchierie continuarono sino alla fine del 1944. Dopo la caduta di Roma, il 4 giugno 1944, i coloniali erano stati tenuti a riposo al di fuori della capitale; il loro mancato coinvolgimento nell’importante operazione propagandistica fu dovuto alla cattiva fama che si erano conquistati, per la loro fede islamica (che a quei tempi costituiva ancora un elemento di pregiudizio per la capitale della Cristianità), e per la reprimenda del Vaticano alle autorità militari e consolari francesi e alleate per i delitti commessi dai nordafricani dal dicembre 1943 alle fasi successive alla rottura della linea di Cassino.

Scena del dopo stupro tratta dal film “La Ciociara”, girato ad Itri

Il 9 giugno erano stati ricollocati sul fronte di attacco alleato destinato ad incalzare i tedeschi in rapido disimpegno per attestarsi sulle propaggini della linea Gotica. (…) Nell’area del viterbese, pochi chilometri più a nord, a Casone, sulla Strada Statale 74, anche qui violenze inaudite di soldati marocchini. I nordafricani avevano una vocazione ancestrale alla violenza sessuale, ritenuta l’aspetto più gratificante, sostanziale e rituale di dominio sulle popolazioni sconfitte e sottomesse. A quest’aspetto, diffuso tra tutte le popolazioni a prescindere dalla razza, ed ampiamente riscontrato nelle guerre nell’ex Jugoslavia sino ai tempi nostri, si aggiungeva la frustrazione che derivava dalla segregazione sessuale tipica della cultura islamica, e la soddisfazione che dava l’umiliazione delle donne bianche che rappresentavano, agli occhi dei tunisini, algerini, marocchini e senegalesi, il potere coloniale e la sua arroganza. In cambio hanno lasciato lutti, violenze indimenticabili e un numero incredibile di donne contagiate dalla sifilide.