Sono stati 120 i casi di femminicidio, di cui 52 perpetrati da un partner o dall’ex, in un solo anno. Ovvero una donna uccisa ogni tre giorni. Ma non solo, perché sono sette milioni le donne ad aver subito in Italia, almeno una volta nella vita, violenza fisica o sessuale. Numeri allarmanti, frutto di uno studio Unicusano, che relegano l’Italia negli ultimi posti in Europa per le politiche di contrasto al fenomeno della violenza di genere. Appare allora evidente come ci trovi di fronte a un’escalation di violenza che sta colpendo non solo l’Italia ma anche Paesi come Germania, Slovenia e Grecia. Chi sta invece ottenendo risultati incoraggianti sono Cipro e Malta i cui governi hanno adottato misure legali specifiche riconoscendo il femminicidio come reato autonomo. Anche la Spagna, l’Irlanda e la Lituania hanno migliorato le loro politiche di contrasto alla violenza di genere durante la pandemia, rinforzando piani nazionali preesistenti.

In questo quadro si inserisce il master “Trattamento sex offender, maltrattamenti e vittime di abusi”, primo del suo genere in Italia. A promuoverlo l’Unicusano: attraverso il corso, l’ateneo digitale desidera contribuire a lavorare sulla prevenzione del fenomeno e a migliorare la preparazione delle diverse figure professionali che ruotano intorno al sex offender. Per centrare l’obiettivo l’Unicusano ha affidato il master a Francesca Mamo, psicologa e criminologa con una lunga esperienza alle spalle nelle carceri di Velletri e Rebibbia.

Lì si era occupata di maltrattamenti e sex offender, maturando la convinzione che “ancora oggi c’è poca conoscenza di quello che è il fenomeno della violenza, sia attiva che passiva. Poca conoscenza non solo degli autori dei reati a sfondo sessuale, ma poca conoscenza anche rispetto alla vittimologia di questi autori, a partire da soggetti fragili, come donne e minori, tutti quei soggetti che in qualche modo invece devono essere conosciuti – soprattutto dagli operatori che se ne occupano – perché i temi della violenza spesso sono segni che se adeguatamente studiati possono aiutare soprattutto chi non ha voce come i disabili o i bambini”.

Con l’avvio del master, destinato a psicologi, psicoterapeuti, medici, criminologi, l’Unicusano punta a insegnare agli operatori a trattare non solo gli autori dei reati sessuali ma anche le vittime, dando inoltre indicazioni sui servizi territoriali di riferimento per quanto riguarda le donne vittime di abusi.

Il master getta poi una luce sull’abuso sessuale e maltrattamenti infantili: i corsisti impareranno a riconoscere i segnali di abuso sui bambini, i loro traumi e le conseguenze qualora l’adulto non dovesse accorgersi di una violenza sul bambino. Legato a questa materia anche il modulo sull’incidente probatorio e la perizia nei casi di abuso sessuale su minore: nel caso di bambini testimoni, come fare per comprendere se è attendibile? “Abbiamo casi di cronaca – spiega la docente – che testimoniano come condurre bene o male un interrogatorio può influenzare le indagini. È importante insegnare a condurre un buon interrogatorio, soprattutto rispetto ad ambiti così importanti come la valutazione di un danno psicologico importante”.

“Oggi si lavora troppo poco sulla prevenzione – conclude Francesca Mamo – Per questo penso che si debba partire dalle scuole: poiché non tutti hanno avuto la fortuna di crescere in contesti educativi e valoriali, l’unico modo per molti bambini di salvarsi è la scuola. Bisognerebbe introdurre tanti progetti sul rispetto, sulla parità di genere, sul bullismo”.