Continua una fattiva collaborazione con Don Antonio Cario, direttore diocesano per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti, nonché parroco di Scauri della Chiesa di Sant’Albina V.M.. E’ un concreto contributo per tutti coloro che amano seguire il calendario liturgico con il contributo di uno stimato teologo. “Carissimi, la Liturgia della Parola delle ultime tre domeniche dell’anno liturgico ci invita a ripensare la nostra vita inattesa dell’incontro con il Signore che, come professiamo nel credo, “Verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti” Ascolteremo dal Vangelo di Matteo le parabole delle
dieci vergini, dei talenti e del giudizio universale, quale
ultimo discorso che Gesù consegna ai suoi discepoli e ai
cristiani del futuro prima di entrare nel suo mistero
pasquale di morte e di risurrezione.

E’ un invito anche per noi a non farci prendere dal
torpore della routine quotidiana e da una fede
abitudinaria, per attendere il suo ritorno con il cuore e la


mente sempre svegli, nel servizio libero e fiducioso agli
altri, riconoscendo la sua presenza soprattutto nelle
persone più fragili e bisognose, talenti preziosi
dell’umanità che ci vengono consegnati ogni giorno.

La pericope matteana (25,1-13) “delle dieci vergini”,
proclamata in questa 32.ma domenica del tempo
ordinario è lo specchio della nostra esistenza
caratterizzata dall’entusiasmo con il quale affrontiamo le
nuove iniziative, dai momenti di sconforto dinanzi agli
imprevisti e da quel virus della frenesia del “tutto e
subito” oppure, come si dice spesso “cotto e mangiato”.

Protagoniste della scena evangelica sono dieci ragazze
impegnate con ansia ad accogliere lo sposo che arriverà
per la festa di nozze.

Il matrimonio, a causa del caldo, sarà celebrato di
sera, con il seguente banchetto che, protraendosi nella


notte, richiederà che ciascuna sia fornita di una lucerna da
tenere sempre accesa per tutta la durata della festa.

Ma lo sposo fa tardi e il gruppo delle vergini si lascia
prendere dalla stanchezza e dalla sonnolenza.

Nello scorrere delle giornate ci rendiamo conto come
anche noi facciamo fatica a mantenere vivo quell’ideale
che ci ha spinto a fare scelte coraggiose, come il
Matrimonio e la formazione di una famiglia, la vita
presbiterale e religiosa, quella responsabilità che
configura la nostra personalità ecc..

E ci scontriamo con i nostri limiti, forse ancora fino a
quel momento sconosciuti, quelle preoccupazioni che,
prendendo il sopravvento anche nella preghiera, sembrano
ostacolare il nostro dialogo con Dio.


Nel Vangelo ciò distingue il gruppo delle stolte da
quello delle sagge è quantità di olio assicurato per la festa;
le prime infatti si sono preoccupate solo di fare bella
figura procurandosi l’olio necessario al programma
stabilito più che prepararsi ad incontrare il festeggiato.

Anche noi facciamo parte di questo gruppo quando,
per pensare alle cose esteriori e poco durature, non
preoccupiamo di alimentare la lampada del desiderio di
Dio sul quale abbiamo scommesso la nostra vita … e pian
piano, spegnendosi il fervore interiore, non attendiamo
nessun incontro.

Carissimi, il salmo 62, oggi, vuole ridarci la nostalgia
di Dio, il desiderio di un incontro che abbracci la nostra
carne, il nostro spirito, ….. la nostra esistenza.

Il salmista vuole farci assaporare la misericordia
divina, più preziosa della nostra vita, radice della nostra


esistenza, il talento che il Padre ha consegnato al Figlio
perchè porti molto frutto in noi.

L’apostolo Paolo, talento maturato dalla Grazia, nella
prima lettera ai Tessalonicesi (1Ts 5,1-6) esorta la
comunità di Tessalonica a non scoraggiarsi di fronte alla
morte improvvisa di persone care e a tutti quegli eventi
spiacevoli che sembrano annullare ogni speranza
cristiana suscitata dall’annuncio del Vangelo.

Non bisogna mai smarrire il fondamento della fede,
senza il quale tutto perderebbe il suo significato; infatti
“noi crediamo – scrive Paolo – che Gesù è morto ed è
risorto”.

E’ il tesoro di quella sapienza che, come ascoltiamo
dalla prima lettura (Sap 6,12-16) rende la vita bella e
fiorita, senza affanni … perchè ti fa guardare oltre il
limite, oltre il possibile! Ti fa amare come ama Dio!”