Come i produttori ci “ingannano” riducendo la quantità (senza aumentare il prezzo)

E’ la nuova strategia delle multinazionali: la shrinkflation, ancora una volta un termine anglosassone, fusione del verbo ‘shrink’, restringere, e di inflation, inflazione, per dare una definizione a un fenomeno ormai diffuso in mezzo mondo.

Si tratta di una pratica commerciale scorretta che consiste nella vendita di un prodotto che troviamo nella stessa confezione, così come siamo abituati a vederlo negli scaffali e ad acquistarlo e allo stesso prezzo, ma con un quantitativo di poco ridotto rispetto alla norma.

Il packaging, cioè il confezionamento non cambia, cambiano quei numeretti che corrispondono al peso del contenuto, ma la nostra mente sempre di corsa raramente va a controllare, è più abituata a fidarsi che una marca nota non sarebbe mai scorretta con il suo pubblico consumatore.

La percezione del consumatore è appunto che nulla sia cambiato rispetto al passato, mentre sappiamo bene tutti quanti che l’inflazione corre alla velocità della luce, per meccanismi che non vengono sempre spiegati o compresi.

Provate a vedere per esempio il pacchetto di patatine, il prezzo è lo stesso, ma è variato seppur di poco il contenuto. a cambiare appunto è il numero delle patatine all’interno, da 10 a 5. Sembra irrisorio ma moltiplicato su vasta scala, genera un profitto non indifferente a danna del consumatore.

Lo stesso dicasi per le confezioni di pasta, improvvisamente meno pesanti, o per il detersivo per la lavatrice. Un modo per risparmiare materia prima senza che il consumatore se ne accorga, ma riversando comunque indirettamente su chi compra il costo dei rincari.

Ne ha parlato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, che spiega nel dettaglio questo fenomeno che è tornato a far parlare di se, e perché è legato sia al confitto in corso tra Russia e Ucraina sia alle problematiche nel trasporto via terra delle merci.

“Le aziende ricorrono a questa pratica quando si trovano in situazioni di difficoltà economica. Quando il legislatore aumenta le tasse, per recuperare dei guadagni giocano questo inganno a danno dei consumatori.” 

Continua Massimiliano Dona “Sicuramente la situazione in atto tra Russia e Ucraina ha influito sulla shrinkflation per il caro energia e per l’aumento dei costi delle materie prime. Oltre al costo di produzione, da noi in Italia c’è anche il costo del trasporto, visto che, il 70% delle merci viaggia su gomma.” 

Ma il consumatore che modo ha per tutelarsi? “Il super potere del consumatore è l’attenzione: leggere le etichette è l’arma che si può usare contro questo fenomeno dato che i produttori sono obbligati per legge a riportare volume e peso sulla confezione”

Molti cominciano a spronare l’Istat e l’Antritrust a occuparsi del fenomeno quanto prima così da tutelare il diritto del consumatore. In Italia siamo ancora molto indietro sull’analisi e lo studio della Shrinkflation.

L’inflazione è la riduzione del potere d’acquisto, dovuta a un aumento generale dei prezzi.

In questo caso c’è sempre una diminuzione del potere d’acquisto, ma invece di aumentare il prezzo dei prodotti molte aziende riducono le dimensioni o la quantità di un prodotto venduto.

Non si tratta di una truffa con risvolti penalistici.

Ma la correttezza commerciale vorrebbe che il produttore cambiasse le dimensioni della confezione, rendendo così evidente al consumatore la riduzione della quantità di prodotto.

Quanto di noi mentre fanno la spesa guardano con attenzione il prezzo al Kg scritto in piccolo sui cartellini del supermercato, facendo il raffronto con il prezzo di qualche settimana prima? Pochi o forse nessuno.

Il nostro sommo poeta, Dante Alighieri, collocò i fraudolenti nel cerchio più profondo dell’abisso infernale, ad espiare la loro colpa con i peggiori tormenti, perché l’imbroglio presuppone l’uso della strategia fraudolenta, che è uno dei mali della ragione dell’uomo.

Chissà oggi cosa penserebbe di questo nostro folle mondo.