*10 novembre 1933 – Concessione del motto Nei secoli fedele all’Arma dei Carabinieri*

Il motto dell’Arma dei Carabinieri Nei secoli fedele fu creato nel 1914, in occasione del primo Centenario dell’Arma dei Carabinieri, dal capitano Cenisio Fusi per la medaglia commemorativa dell’evento.

Venne concesso quale motto araldico da Re Vittorio Emanuele III all’Arma dei Carabinieri il 10 novembre 1933, in applicazione della legge 24 marzo 1932 n. 293 relativa ai motti araldici per l’Esercito.

Per molti anni comunque, almeno fino al secondo dopoguerra, alla figura del Carabiniere veniva associato anche un altro motto, non ufficiale, di estrazione antologica: Usi obbedir tacendo e tacendo morir.

Questa frase era stata stralciata dal poema “La Rassegna di Novara” scritta da Costantino Nigra, uomo politico e letterato piemontese, il quale immagina che il Re Carlo Alberto passi in rassegna il grande esercito dei Caduti nelle patrie battaglie.

Primi sono i Carabinieri.

La prima carica della storia dei Carabinieri a Grenoble

Ecco i versi famosi:

Calma, severa, tacita, compatta,

Ferma in arcione, gravemente incede

la prima squadra, e dietro al Re s’accampa

In chiuse file. Pendono alle selle,

Lungo le staffe nitide, le canne

Delle temute carabine. Al lume

Delle stelle lampeggian le sguainate

Sciabole. Brillan di sanguigne tinte

I purpurei pennacchi, erti ed immoti

Come bosco di pioppo irrigidito.

Del Re custodi e della legge, schiavi

Sol del dover, usi obbedir tacendo

E tacendo morir, terror de’ rei,

Modesti ignoti eroi, vittime oscure

E grandi, anime salde in salde membra,

Mostran nei volti austeri, nei securi

Occhi, nei larghi lacerati petti,

Fiera, indomata la virtù latina.

Risonate, tamburi; salutate,

Aste e vessilli. Onore, onore ai prodi

Carabinieri!