Fabrizio, Davide, Cristina, Mariangela. Sono solo alcuni dei nomi dei giovani del nostro territorio che negli anni hanno deciso di lasciarsi alle spalle genitori, amici, parenti per cercare lavoro a Londra. Forse per qualche anno, forse per sempre. E la capitale inglese negli ultimi anni è stata una incredibile calamita per talenti, cervelli e mani. Nei mesi vissuti a Londra l`ho sperimentato direttamente. Alla classica `fuga dei cervelli`, quella a cui siamo più abituati, se ne contrappone un`altra: quella di braccia, mani e cuori. Ad andare via, infatti, non sono solo i `cervelli`. Scappano dal nostro Paese, non solo quanti hanno studiato, ma anche tutti quelli che, più o meno con un`idea di vita in testa, provano ad immaginarsi in un contesto diverso da quello nel quale sono nati e cresciuti. Londra, in questo, è un collaudato emporio di esperienze, vite interrotte e riprese. 

Si atterra a Londra con un piano più o meno chiaro di quello che si cerca: un lavoro, una vita normale e la via per l`inglese. In fondo, non si pretende nulla di particolare. È questa aspirazione alla `normalità` che mi stupisce. Frotte di giovani, e non solo, che provano a sbarcare il lunario. Non sono rare le storie di chi ce l`ha fatta. Diligenza, sacrificio e poco tempo libero sono il minimo comune denominatore di chi si è fatto notare in quel di Londra. Ma sono questi a stuzzicare l`appetito di chi parte. Perchè si sa, a Londra il lavoro non manca. 

Il mondo del lavoro inglese 

A rendere possibile questa mobilità occupazionale è certamente il più dinamico mercato del lavoro londinese. Non inglese sia chiaro. Londra è meta privilegiata del turismo mondiale. Questa caratteristica, unita ad altre, quale ad esempio la vocazione finanziaria, la rende un magnete. Un luogo dove la gente si incontra per piacere o lavoro. Ed è questo che genera un`ampia disponibilità occupazionale, dove domanda e offerta di lavoro sono sbilanciate a favore della prima. Basta passeggiare per una delle sue affollate strade centrali per rendersi conto che ristoranti, bar, hotel pullulano di offerte di lavoro. Una grossa disponibilità che rende vivo il mondo del lavoro londinese. Tuttavia, va specificato, che questa capacità di assorbire l`offerta di lavoro è piuttosto limitata al mondo della ristorazione, dell`intrattenimento, e in generale del turismo. Quella turistica, infatti, è un`industria fortissima. Londra, da sola, traina il 55% delle presenze nel Regno Unito. Una fetta che nel 2017 è valsa 24 miliardi e mezzo di sterline. Ma non è un turismo mordi e fuggi. Chi va a Londra ci torna. Come si legge sul sito di Visit Britain – Visit England, i turisti regolari è probabile che stiano più a lungo, misurando cosí l`attrattività della meta. Per chi non fosse mai stato a Londra, la capitale inglese è impeccabile in termini di infrastrutture e trasporti. Questi ultimi, anche se costosi, permettono rapidi spostamenti sulle direttrici nord-sud, est-ovest. Una facilità di movimento che incoraggia le brevi come le lunghe permanenze. Il turismo è cosí stimolato, il lavoro favorito. 

A questa disponibilità occupazionale corrisponde anche un trattamento retributivo speciale. Indipendentemente dal tuo lavoro, che tu sia un lavapiatti o un ingegnere, i lavoratori nel Regno Unito sono tutelati dalla retribuzione nazionale minima. Ad oggi, senza considerare gli incrementi a partire dal 1 aprile 2019, da 25 anni in più un lavoratore percepisce 7,83 sterline ore. Questo significa che al netto di una settimana lavorativa di 40 ore, in un mese si può percepire fino a 1250 sterline lorde. Una cifra con cui, onestamente, in una città cara come Londra, puoi a malapena vivere, ma che é utile ad iniziare un progetto di vita. Infatti molti di quelli che volano a Londra scelgono di partire in mancanza di un vero progetto di vita in madrepatria. Giornate passate a comprendere come sbarcare il lunario, possono essere estenuanti e poco piacevoli, per non parlare dei CV a cui non arrivano neanche risposte. A Londra, invece, c`è la concrea possibilità di reinventare se stessi. 

Dipende cosa vuoi dalla tua vita 

Londra è aperta. E lo è davvero. Non a caso è diventato anche il motto contro la Brexit del sindaco di Londra, Saddiq Khan. Londra è aperta a tutte le etnie, religioni e nazionalità. Ma questo provoca, di contraltare, una contraddizione: nella capitale inglese puoi vivere nella tua comunità senza doverti mischiare con il mondo che c`è fuori. Che tu sia italiano o polacco, puoi fare un`esistenza nel tuo mondo, senza doverti per forza mischiare con quello che c`è là fuori. Cosí puó capitare che la tua appartenenza, il tuo essere italiano basti. Lavorando in un ristorante italiano avrai attorno a te solo italiani. Colleghi italiani, manager italiani, clienti italiani (ma non solo). E per un periodo può anche bastarti. Tuttavia, se vuoi crescere professionalmente, se vuoi in definitiva trovare la tua strada, devi conoscere l`inglese. Ma è un circolo vizioso. Se sei stato a contatto solo con italiani, te lo scordi l`inglese. E allora, per uscire dalla tua comfort zone, ti devi buttare nel competitivo mondo inglese. 

La fuga dei cuori  

Tra queste vite sospese, ci sono anche quelli che con una laurea in tasca, provano l`esperienza londinese, trovandosi in mondi fino ad allora inesplorati, a prendere ordini in sale, cucine e ristoranti. Goffi, ma curiosi, impacciati, ma volenterosi, li trovi a fare squadra con colleghi e connazionali che hanno eletto a loro mondo la ristorazione. Alcuni resistono, altri lasciano. Molti se ne innamorano, lasciandosi alle spalle anni di studi, per trovarsi impegnati in un`altra carriera. È la storia di molti. È la storia di quelli che a Londra si adattano e fanno successo. Dietro queste esperienze ci sono soddisfazioni, cadute, solitudini e incontri. Ci sono le storie di amici, figli e fratelli che si imbarcano in nuovi mondi per sottrarsi alla frustrazioni delle piccole comunità senza futuro, senza lavoro. Una fuga dei cuori che avrebbero evitato, se avessero potuto. In fondo tutte queste storie insegnano che Londra è magica, certo, ma a casa il cuore si scalda meglio.