“Ciao Giovane, la politica è morta, ma voi non potete rinunciare a farla” 

Così mi disse Emanuele Macaluso l’ultima volta che lo incontrai.

Ho avuto il piacere e l’onore di conoscerlo, qualche anno fa, ad un convegno organizzato dallo SVIMEZ (acronimo per Associazione per lo SViluppo dell’Industria nel MEZzogiorno) presso la Camera dei Deputati su “ Le lotte e l’impegno per il Mezzogiorno,Pio La Torre e il PCI negli anni dell’intervento straordinario” con il presidente Giorgio Napolitano.

Mi parlò di Pio La Torre, e delle lotte per i braccianti nell’Italia del dopoguerra.

“Che tempi! Ma ne è valsa la pena” sospirò. L’Italia povera di cui la sinistra si prese cura. 

Rimasi colpito, perché , a differenza di molti dirigenti del PCI che sembravano di gesso lui era di carne e sangue, la sua passione politica traspariva continuamente.

Macaluso, aveva una propensione particolare per i giovani, non si stancava mai di parlare con loro, di dare consigli, e di raccontare attraverso la sua esperienza vissuta, pagine di storia. 

È morto Emanuele Macaluso, storico dirigente del Pci. Dal "migliorismo" con  Napolitano al Pd. Mattarella: "Aveva senso del bene comune" - Il Fatto  Quotidiano

Sentivamo la sua vicinanza leggendo i suoi commenti e  le sue analisi politiche che l’ex giornalista dell’Unità Sergio Sergi postava sulla pagina Facebook “Em.Ma in corsivo”.

In questa rubrica era stato molto critico con il Pd: “Nato da una fusione a freddo, senza spinta popolare e un disegno politico nella società”. 

Nato a Caltanissetta, Macaluso si iscrisse al Partito Comunista d’Italia prima della caduta del Regime fascista. Iniziò la sua carriera politica nel 1951 come deputato regionale siciliano del Partito Comunista Italiano, parlamentare nazionale per sette legislature (1963-1992), fu anche direttore de l’Unità dal 1982 al 1986. Per quindici anni, fino alla chiusura nel 2010, direttore del mensile Le ragioni del socialismo, ed editorialista de Il Riformista dal 2011 al 2012.

Membro della corrente migliorista del partito, insieme con Giorgio Napolitano.

Capo della Cgil siciliana con Di Vittorio, nel comitato centrale del Pci con Togliatti, capo dell’organizzazione con Longo, direttore dell’Unità con Berlinguer. 

Divenne comunista in seguito a una malattia “Una notte cominciai a vomitare sangue. Mi portarono in sanatorio. Tubercolosi. Mi facevano dolorose punture di aria per immobilizzare i polmoni, nella speranza che la ferita guarisse. Quasi tutti i ragazzi che erano con me morirono. Io sognavo di arrivare a trent’anni. Il sanatorio era in fondo al paese, da lontano si vedevano i passanti con il fazzoletto premuto sulla bocca. L’unico amico che mi veniva a trovare, Gino Giandone, era comunista”, raccontò ad Aldo Cazzullo. Prese la tessera del Pci nel 1941, quando il partito era clandestino.

Macaluso solo anagraficamente era del passato,infatti come pochi, sapeva interpretare il presente con lo sguardo sempre rivolto al futuro. 

“Si è spento il faro. Resta la scintilla. Per quel poco di luce che ha fatto o che farà, nella mia vita, la luce è sua”. Lo scrive in un post su Facebook il ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano.

Ci mancherai, compagno Macaluso. A nuove lotte!