Commissariamento dell’Ente Parco Nazionale del Circeo – Sabaudia, 12 marzo 2024 Vincenzo Cerasoli (ex Vicepresidente del EPNC), Cesare Crova (ex consigliere direttivo EPNC), Maria Gelsomina Califano (ex consigliere direttivo EPNC), Roberto Lessio (ex consigliere direttivo EPNC).  In merito al Commissariamento dell’Ente Parco Nazionale del Circeo, soprattutto a futura memoria, riteniamo opportuno ripercorrere alcuni passaggi essenziali di un’agonia istituzionale che durava ormai da troppo tempo.

Lo vogliamo fare al di là delle varie “interpretazioni” e ricostruzioni, anche fantasiose, succedutesi in queste settimane: “L’inizio della fine è senza dubbio ravvisabile all’annullamento “in autotutela” della delibera del Consiglio Direttivo del 23 giugno 2021, la quale individuava la terna dei candidati al ruolo di Direttore del Parco. Delibera che se non fosse stata annullata, già 3 anni fa avrebbe potuto dare un Direttore all’Ente. L’annullamento di quella delibera, avvenuto il 20 dicembre 2021, fu voluto dal neo arrivato presidente Marzano (nominato nell’agosto 2021), mentre sei mesi prima il Ministero l’aveva invece ritenuta perfettamente legittima (vedi nota n. 86299 dell’8.08.2021).

Quella selezione era stata il frutto di un lungo e
intenso lavoro svolto dal Consiglio Direttivo a seguito del secondo bando di selezione e dopo che il primo era stato revocato a seguito di “incongruenze valutative” delle due sotto-commissioni volute colpevolmente da una minoranza dello stesso C.D.
Una vicenda indecente che ha poi comportato le dimissioni dell’allora Presidente del Parco, Generale Antonio Ricciardi, lasciando il Parco senza i suoi vertici, con il solo C.D. a gestire le attività ordinarie e straordinarie, comunque svolte con grande senso del dovere istituzionale.Intendiamo qui ribadire che l’annullamento di quella terna (a nostro avviso senza i presupposti di legittimità) che ha comportato l’impossibilità di avere già allora un Direttore, avvenne ad opera solo di quella stessa parte minoritaria del C.D.


In seguito ad una valutazione finita con 4 voti favorevoli (tra cui lo stesso neo Presidente Marzano), 4 voti contrari e 1 astenuto, il Presidente Marzano stesso fece valere il suo voto doppio, previsto dallo Statuto in caso di parità (scelta diversa da un caso analogo nel quale il suo predecessore, Generale Ricciardi, aveva rispettato quanto espresso dal C.D. astenendosi addirittura dal votare). L’assenza di motivazioni chiare e dei necessari presupposti per l’annullamento, indussero in ogni caso il dirigente ministeriale competente a sospendere quella surreale delibera. In seguito però un altro dirigente ministeriale,
subentrato “casualmente” in quel ruolo, di fatto avallò l’annullamento prendendone semplicemente atto. Un passaggio, quest’ultimo, segnato da un evidente “input” politico e da anomalie tecniche.Si sono create così le condizioni per espletare un terzo bando (caso più unico che raro in Italia), che guarda caso individuava ben altri e inaccettabili criteri di valutazione per le candidature al ruolo di Direttore del Parco: anche questa
decisione fu assunta con soli 4 voti a favore e quello contrario dei rappresentanti di ISPRA e delle Associazioni Ambientaliste e in assenza di tre rappresentanti della Comunità del Parco su 4, in quanto non ancora rinnovati.

Questo ulteriore percorso di selezione è terminato addirittura un anno dopo l’annullamento del 20 dicembre 2021 Nel frattempo la gestione del Parco era finita nel caos e nell’ingovernabilità più totali, certo a causa dell’assenza del Direttore di nomina ministeriale, ma soprattutto per una sciagurata gestione dell’istituto del Direttore “facente funzione”: veniva quindi allontanata la conclusione del tanto atteso Piano di Gestione del Parco; nessuna possibilità di incrementare (anche con il ricorso a figure terze) il già ridottissimo numero dei dipendenti; permanenza di incertezze sui risultati del piano per il contenimento della popolazione dei daini; finanziamenti che andavano perduti e/o congelati (soprattutto quelli del Fondo
ministeriale per il clima – PNRR), venendo pertanto a mancare le attese positive ricadute per i territori interessati, solo per citare i fatti più eclatanti.


Si è andata così aggravando una situazione di bilancio, già più volte segnalata dai Revisori dei conti, dove per assurdo ci sono tanti residui attivi che però non si riescono a spendere, a differenza del passato, nei tempi e nei modi dovuti proprio a causa
dell’assenza di personale e dell’indispensabile ruolo del Direttore (o di un facente funzione all’altezza del compito), così come accade in altri Enti. Non solo. Da ultimo due gravi episodi.

Il primo è del 23 novembre 2023, quando all’interno di un Consiglio Direttivo
ormai svuotato delle sue funzioni e ancora privo dei tre componenti indicati dalla Comunità del Parco (altro Organo essenziale per il funzionamento dell’Ente), il Presidente e la sua maggioranza procedono all’elezione della Vice-Presidente (figura che
statutariamente svolge le stesse funzioni del Presidente in caso di sua assenza), individuata nell’unica rappresentante ancora “in carica”, quella di Sabaudia, e indicata a suo tempo (Amministrazione Gervasi, settembre 2019) da una Comunità del Parco che
nel frattempo ha visto ben 5 cambiamenti di maggioranza politica, sui 7 totali, tra le Amministrazioni locali che la compongono. Il secondo episodio riguarda Fogliano e la volontà di far approvare dal Consiglio Direttivo, senza consultare il Comune di
Latina e non solo, un Piano che allontanava indirizzi e contenuti già approvati dal tavolo tecnico regionale nel settembre del 2020. Tentativo impedito grazie ad una “letteraccia” della Sindaca di Latina al Presidente Marzano.

Sono forse state queste le
due gravi – “gocce” – sgrammaticature istituzionali, che hanno fatto traboccare il vaso di una mala gestione da dimenticare? “Ossessionata” tra l’altro da quella precedente, che ci ha visti testimoni attivi (2015/2020), e che dentro e fuori dal Parco alcuni
hanno tentato di dipingere sciagurata, dannosa e spregiudicata, per non andare oltre. In realtà, i fatti di quegli anni, tutti documentati, ci parlano del perseguimento di obbiettivi e risultati senza precedenti e di evaporate vicende giudiziarie.


Pronti ad un confronto anche pubblico su contenuti e gestioni passate e future, riteniamo quindi che il decreto ministeriale di Commissariamento, rappresenti la logica e naturale conseguenza di un percorso fatto di incongruenze, incapacità e forzature,
anche demagogiche, che hanno gettato nell’ingovernabilità e nella delegittimazione politico-istituzionale una delle aree protette più importanti e antiche d’Italia. Meglio voltare pagina e riprendere l’auspicato “giusto passo” per il bene del Parco stesso”.