11 settembre nel racconto di Silvio D’Amante – Quante volte, parlando di un un avvenimento accaduto, uno dice: io c’ero. Per Silvio D’Amante, ex sindaco di Gaeta, e oggi tornato consiglio comunale, l’11 Settembre è stato proprio uno di quegli eventi. Una di quelle esperienze vissute in prima persona. Quasi in diretta. E nell’undicesimo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelli di New York, Silvio D’Amante ci racconta la sua esperienza. 

11 settembre nel racconto di Silvio D’Amante – “L’Undici Settembre del 2001 io ero a Boston in procinto di prendere l’aereo per tornare in Italia. Era stato un bel soggiorno per la delegazione del comune di Gaeta invitata dalla città di Cambridge e dalla Società Santi Cosma e Damiano per l’annuale festa dei Santi medici, molto sentita dai nostri connazionali nel New England. Quella mattina era prevista la partenza. Avevamo in programma la visita alla famiglia Pasciuto – Macera  a Nahant, luogo bellissimo sul mare a nord di Boston, poi …l’aeroporto. Check-in alle 12.30. Alloggiavo con mia figlia al Sonesta Hotel di Cambridge sul Charles River, oltre il fiume il North end di Boston. Quella mattina mia figlia era scesa nella hall dell’albergo mentre io provvedevo a radermi la barba, facendo avanti e indietro tra  il bagno e il balcone ammirando Boston al di là del fiume con il sole che si rifletteva dai vetri del grattacielo Prudential. La televisione era accesa, e attraversando la stanza intravedo l’immagine di un un aereo che si schiantava contro un grattacielo. Il mio pensiero fu: ecco ogni volta che devo prendere l’aereo  trasmettono un film catastrofico. Continuai a radermi. Dopo 5 minuti ritornò mia figlia spaventata. “Papà nella hall stanno tutti piangendo deve essere successo qualcosa  di grave!” Guardai con più attenzione la TV. Quello che avevo visto prima non era un film, era il primo velivolo che si abbatteva contro la prima torre. Poco dopo assistemmo in diretta all’attacco del secondo aereo. Scioccante. Senza parole. Tuttavia noi, forse poco consapevoli pensavamo a partire, senza immaginare che iniziava un’altra storia”.  

Tutti ricordiamo esattamente dove eravamo e cosa stavamo facendo in quei drammatici momenti. Un’esperienza collettiva che resterà impressa nella nostra memoria, che D’Amante visse da ancor più vicino.  

“Stavamo vivendo un momento che avrebbe cambiato la storia di tutti. Io e mia figlia da quel momento fummo portati a casa dell’avvocato Maria Civita Curtatone, sorella di Giuseppe, attuale sindaco di Sommerville, che ci ospitò per 10 giorni. Dovemmo lasciare l’albergo perché vicino al residence dove i terroristi avevano alloggiato. Era pieno di polizia. Le immagini in diretta fino al crollo delle torri è  qualcosa che non dimenticheremo mai … noi … spettatori  di una tragedia immensa. La storia  stava cambiando in quel momento e noi eravamo lì testimoni

attoniti! Il giorno dopo comprai i giornali settimanali. Pochi commenti … tutte foto. Per anni non li ho sfogliati. Frequentando in quei giorni alcuni dei consiglieri  comunali di Cambridge e Sommerville si notava la preoccupazione e lo sconcerto del momento. Volevano che Bush dichiarasse guerra. Ma a chi? L’impressione è  stata che ci fosse il caos totale. Una sera i nostri amici americani ci portarono nel Connecticut in un grande albergo  con sale da gioco di tutte le specie. Solo la sala slot era grande due volte piazzale Caboto a Gaeta medievale. I clienti tra gli 80 e 90 anni in un clima di allegria eccessivo nonostante ciò che era accaduto. Dieci giorni da trascorrere. Ringrazio Sal e la sua famiglia Maria Civita e Gino, Stella e Federico che ci hanno aiutato e confortato in quei momenti in cui ci è parso non poter tornare più in Italia. Il loro ricordo è per sempre. In quei giorni andammo ad Harvard University, dovevo comprare un libro per un amico. Entrammo senza problemi e senza controlli. I miei occhi erano sempre rivolti al cielo per scrutare la sagoma di un aereo in volo. Dopo 10 giorni si sbloccò la situazione aerea … partimmo  con un volo per Londra dove trovammo una situazione caotica al massimo. Sette ore di sosta con trasferimento ad Heathrow  poi volo per l’Italia. Ho avuto sempre una grande difficoltà a ricordare quei giorni. I giornali acquistati li ho sfogliati un paio di anni fa quando all’improvviso pensai che quella mattina anche noi partivamo da Boston e poteva  essere il nostro uno degli aerei ad essere dirottato. Indelebile l’immagine vista in diretta della persona che si buttava dalla torre. Forse credeva di salvarsi dal fuoco. Il mondo da quel giorno è cambiato  anche per noi. Oltre ai ricordi tristi rimangono amicizie che nonostante la lontananza sono cementate sulla nostra pelle e continuano a vivere”.