Il gruppo Formiaè si chiede cosa farà la Regione Lazio in merito agli impianti di itticoltura e inoltre propone di prorogare per 6 mesi, in concomitanza con la definizione delle aree idonee (AZA), solamente gli impianti di mitilicoltura in regola con il versamento dei canoni, di rimuovere gli impianti di piscicoltura inattivi e di salvaguardare i posti di lavoro successivamente alla delocalizzazione degli impianti. E scrive: “Verranno delocalizzati oppure rinnovate le concessioni? A queste semplici domande l’assessore Onorati non ha dato una risposta chiara, su queste delicate questioni la Regione Lazio non ha ancora preso una chiara posizione. Con una nostra petizione abbiamo richiesto la delocalizzazione degli impianti di itticoltura. Le forze politiche hanno accolto il nostro appello e portato all’attenzione dei vertici regionali. La richiesta è molto semplice, far rispettare quanto disposto con delibera regionale del 2010 – istituzione dell’Area sensibile nel Golfo di Gaeta. L’intensa attività di allevamento ittico e la forte urbanizzazione della costa, unitamente allo scarso ricambio idrico, sono le principali cause di inquinamento del nostro golfo. Da una parte gli allevamenti di orate in gabbie e dall’altra gli impianti di depurazione amplificano il processo di eutrofizzazione. Per tali ragioni la Regione Lazio ha stabilito una serie di limitazioni e divieti nel Golfo di Gaeta. Senza mezzi termini a partire dal 2010 si vietano “nuovi impianti” di mitilicoltura o piscicoltura e ampliamento degli esistenti. Allo stesso tempo viene affermato che gli esistenti vanno ricollocati fuori dall’area sensibile e posizionati in modo tale che le correnti non convoglino gli apporti inquinanti nell’area stessa. Posizioni che non trovano riscontro nei fatti, tanto che nel 2014 si decise di prorogarle fino al 31 dicembre 2020. A pochi mesi dalla scadenza si torna a parlare di delocalizzazione, attraverso le aree idonee (AZA) e quelle interdette alla pratica della mitilicoltura e pescicoltura, lo si fa senza fare distinzione tra le due attività. Distinzione sia ambientale sia economica. Da una parte abbiamo un solo gestore e pochi posti di lavoro e dall’altra dieci operatori, decine di posti di lavoro e un importante indotto. Da una parte vasche ormai vecchie e abbandonate (a nostro avviso da rimuovere) e dall’altra i mitili che non provocano gli stessi impatti alle acque marine, al contrario le esternalità sono ascrivibili, in prevalenza, allo smaltimento dei retini. La Regione Lazio riconosce nel progetto AZA, a dieci anni dalla designazione di area sensibile del Golfo, la prima soluzione al problema, ma dimentica che le concessioni scadono a dicembre 2020, il progetto AZA a giugno 2021. Al contrario, consapevoli di esser arrivati secondi alla soluzione del problema, riteniamo che la Regione debba:
– Prorogare per 6 mesi, in concomitanza con la definizione delle aree idonee (AZA), solamente gli impianti di mitilicoltura in regola con il versamento dei canoni;
– Rimuovere gli impianti di piscicoltura inattivi;
– Salvaguardare i posti di lavoro successivamente alla delocalizzazione degli impianti. La tutela del mare e dell’ambiente è un tema cardine per lo sviluppo del territorio, dalle Istituzioni e dagli organi competenti adesso serve chiarezza”.