La Comunità del Lazio Meridionale e delle Isole Pontine, il Coordinamento Acqua Sud Pontino, l’Associazione Cittadini per la Tutela dei Beni Comuni, il Laboratorio socio economico di Gaeta hanno congiuntamente scritto loro significative riflessioni all’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, all’Arera, all’ingegnere Antonio Battaglino, Bacini Idrografici della Regione Lazio, al presidente di Acqualatina spa. Riportiamo fedelmente il tenore della lettera: “Abbiamo appreso recentemente che la Società Acqualatina, ha elaborato un nuovo progetto, da finanziare con fondi pubblici, che risolverebbe i problemi del Sud Pontino, aggiungendo alla rete idrica l’acqua della sorgente Vetere di Fondi. Questa, riteniamo, non sia una buona idea, almeno per 6 motivi: Non si può aggiungere nuova acqua per compensare la mancata riduzione delle perdite di rete. Ciò costituisce uno spreco della risorsa idrica, viola gli indirizzi dell’ARERA sul punto ed è in contrasto con le condizioni che reggono le convenzioni e gli atti statutari alla base dei servizi affidati ad Acqualatina. È come voler riempire a tutti i costi un recipiente bucato. Inutile spreco! Ampliare la rete per sopperire alle perdite e non per procurare nuove utenze, costituisce un aggravio di costi senza ottenere nuovi ricavi. I testi di economia insegnano che una gestione è tanto più virtuosa quando si raggiungono gli stessi risultati con un minor dispendio di mezzi, non il contrario. Il sollevamento dell’acqua ha elevati costi energetici e costituiscono un ulteriore, inammissibile spreco a carico dell’utenza, ammesso dalla stessa Acqualatina nel suo Report dell’11 giugno 2020 (0,23 €/mc contro l’attuale media di circa 0,15 €/mc).È fuori di dubbio, infatti, che i costi per la manutenzione della nuova rete e i pesanti costi energetici di approvvigionamento si spalmeranno negativamente sulle bollette per tutti gli anni a venire. Non si può affermare che il nuovo collegamento serva a far fronte ai periodi di torbidità.Non sono stati realizzati il collegamento con l’acquedotto di Cellole e i pozzi dell’Acerbara. Per lo stesso scopo?Lavori inutili? Investire per immettere nuova acqua in una rete colabrodo significa rinunciare alla riparazione delle perdite e alla sostituzione delle condotte ammalorate.Complice l’elevata età media delle tubazioni, i comuni dell’ATO, nel 2032, alla fine del periodo di gestione di Acqualatina, si troveranno a che fare con un patrimonio di condotte idriche obsolete e da sostituire. Ciò, in caso di gestione diretta, comporterà ingenti investimenti non compatibili con i bilanci comunali; in caso di affidamento a un nuovo gestore depotenzierà il potere contrattuale dei comuni stessi. In entrambi i casi si avranno gravi ripercussioni sulle tariffe. Nel suo Report dell’11 giugno 2020 Acqualatina asserisce che l’opera di collegamento con la sorgente di Vetere “creerà una flessibilità e ridondanza del sistema idrico necessaria per la dismissione momentanea della centrale in caso di torbidità, carenza idrica e/o manutenzioni”. I tempi che corrono non permettono ridondanze, ma solo sistemi efficienti e privi di sprechi. In linea con quanto proposto e condiviso anche dal Sindaco di Formia, si chiede pertanto all’Autorità di Bacino dell’Appennino Centrale e a tutti gli Enti competenti di tenere presenti le considerazioni di cui sopra e di orientare le scelte finanziarie verso l’ottimizzazione delle risorse idriche esistenti, quali gli interventi sulla sorgente Mazzoccolo. Ed è a questo proposito che siamo a riproporre e ribadire quanto già espresso in precedenti note: le fonti di Mazzoccolo (Formia) e Capodacqua (Spigno Saturnia) vanno necessariamente salvaguardate. Allo stato attuale si propongono trasferimenti di acqua da altre fonti mentre le reti restano eccessivamente perdenti. Vanno misurate le portate delle sorgenti. Su Capodacqua si sta procedendo, ma serve anche la Mazzoccolo, per la quale occorre: rilievo geometrico delle sezioni di scaturigine della sorgente; elaborazione del bilancio idrologico dell’acquifero che alimenta la sorgente stessa, sulla base di una serie storica di dati termo pluviometrici, non inferiore a 30 anni; esecuzione di almeno 12 misure di portata nell’arco di un anno, con frequenza mensile, nei punti di scaturigine della sorgente; 12 prelievi di acque sotterranei in sorgente per esecuzione di analisi chimiche ed isotopiche che consentano di completare il modello idrogeologico dell’acquifero che alimenta la sorgente.