Il Mare che Avanza: il golfo di Gaeta e la pianura di Fondi tra storia, scienza e minaccia climatica

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Il Mare che Avanza: il golfo di Gaeta e la pianura di Fondi tra storia, scienza e minaccia climatica – Nel cuore della costa tirrenica, tra l’incantevole promontorio di Gaeta e la fertile pianura di Fondi, si estende un territorio che oggi si trova a un bivio critico: continuare a vivere nella bellezza, oppure iniziare a convivere con la paura. Il mare, che per secoli ha donato vita, commerci e civiltà, ora torna come una forza silenziosa ma inesorabile, pronto a reclamare ciò che una volta gli apparteneva. Secondo gli ultimi studi dell’ENEA e i dati satellitari della NASA, entro la fine del secolo il livello del mare potrebbe salire fino a tre metri. Una previsione che ha il sapore della condanna per vaste aree del territorio italiano, tra cui spiccano per vulnerabilità proprio il litorale del Golfo di Gaeta e la piana di Fondi. Zone che, seppur oggi brulicanti di vita e attività economiche, potrebbero trasformarsi in poco più di cinquant’anni in aree sommerse o insalubri.


Una costa in bilico tra bellezza e pericolo
Il Golfo di Gaeta, gioiello della Riviera di Ulisse, è da sempre una destinazione turistica privilegiata, ma le sue spiagge dorate e le infrastrutture costiere rischiano di sparire sotto l’acqua. La sabbia instabile e la falda freatica alta sono fattori che moltiplicano il rischio: non solo erosione, ma salinizzazione dei terreni agricoli, perdita di habitat e minaccia per la sicurezza idrica.
Fondi, dal canto suo, è una città costruita sul confine tra terra e acqua. Già oggi, dopo forti piogge o mareggiate, alcune aree si trasformano temporaneamente in lagune. Ma le proiezioni future non parlano più di emergenze temporanee: in assenza di interventi strutturali, la trasformazione in una laguna permanente è uno scenario sempre più concreto.


La memoria del mare: quando la storia insegna
Questa non è la prima volta che il mare ridisegna la geografia italiana. L’episodio emblematico della Torre di Pisa, che cominciò a inclinarsi già durante la costruzione nel XII secolo, dimostra quanto il nostro territorio conservi le cicatrici della sua storia marina. Il suolo sabbioso e instabile su cui sorge la torre è il risultato di antiche bonifiche naturali, segno tangibile che il mare un tempo era lì, presente e dominante. Anche nel Lazio, le antiche mappe narrano una storia che oggi torna attuale. Raffigurazioni cinquecentesche mostrano Fondi lambita dal mare, circondata da paludi salmastre e canali navigabili. Quella che oggi è pianura agricola un tempo era un mosaico di specchi d’acqua. Le grandi opere di bonifica del Novecento, in particolare durante il periodo fascista, hanno arginato temporaneamente il fenomeno, ma non l’hanno sconfitto. Il mare, oggi spinto da un clima impazzito, sembra intenzionato a riprendersi i propri spazi.

Scienza e proiezioni: un futuro da riscrivere
Le immagini satellitari e i modelli previsionali diffusi dalla NASA, utilizzati anche da riviste scientifiche come Passione Astronomia, tracciano scenari che non sono più relegabili alla fantascienza. Aeroporti sommersi, città storiche trasformate in arcipelaghi urbani, interi tratti di costa che scompaiono dalle carte geografiche. In queste simulazioni, il litorale laziale appare tra le aree più colpite. Nel Golfo di Gaeta e nella piana di Fondi, si moltiplicano le iniziative di sensibilizzazione: convegni, proposte di barriere costiere, studi per piani di delocalizzazione delle attività economiche più esposte. Ma le risposte politiche restano lente, frammentarie, spesso affidate alla buona volontà dei singoli enti locali.


Un nuovo patto con la natura
Di fronte a una minaccia tanto concreta, la scelta non può essere più rimandata. Occorre un piano nazionale per la protezione costiera, che non sia solo emergenziale, ma strategico. Serve investire in infrastrutture intelligenti, ma anche promuovere una nuova cultura del territorio: una cultura che accetti la mutevolezza del confine tra terra e mare, che torni ad ascoltare le mappe antiche e le lezioni della storia. Perché il mare, oggi come mille anni fa, non dimentica. E quando torna, lo fa senza chiedere permesso.

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Stefania Maria Giulia Di Benedetto
Stefania Maria Giulia Di Benedetto nasce a Fondi, dove vive attualmente. Fin da bambina nutre una profonda passione per l'arte, la storia, la scrittura e la letteratura. Ha sempre scritto diari, un modo per preservare ciò che altrimenti sarebbe stato dimenticato. Ogni piccolo ricordo si trasformava in una storia, che, forse per gioco, assumeva spesso una forma letteraria. Si laurea in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma e ottiene l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato presso la Corte d'Appello di Roma. Nonostante il suo percorso giuridico, la sua passione per la comunicazione l'ha sempre accompagnata. Stefania è ideatrice e amministratrice della pagina Facebook "Misteri Pontini fin sui Monti Aurunci, Ausoni e Lepini", che cura anche come editrice. Dal 2022, collabora con l'Associazione Pro Loco Fondi Aps, dove ricopre il ruolo di segretario e direttore, gestendo i profili social dell'associazione e collaborando nella organizzazione di eventi e manifestazioni. Studiosa indipendente appassionata di ricerca storica. Negli ultimi anni ha approfondito lo studio di fonti d’archivio, cronache locali e testimonianze documentarie, sviluppando progetti di ricerca originali e contribuendo alla divulgazione storica attraverso articoli, conferenze e incontri pubblici. È autrice del testo teatrale “Giulia Gonzaga, la contessa di Fondi: tra amori, intrighi e rivalità”. Ha collaborato in qualità di referente al progetto editoriale "Italian Ghost Story" ed è coautrice del libro “I fantasmi di Fondi”.