Caldo e siccità insieme all’azione dolosa dell’uomo hanno provocato, secondo i dati raccolti da Effis (Sistema europeo d’informazione sugli incendi boschivi, ndr) ed elaborati dalla Coldiretti, un sostanzialmente ad un aumento degli incendi che nel 2022 in Italia sono già cresciuti del +153% rispetto alla media storica con danni incalcolabili su ambiente, produzioni agricole e biodiversità. Questo è quanto emerge dalle
elaborazioni da Coldiretti ed espresse in una lettera dal presidente Ettore Prandini e inviata al premier Mario Draghi in cui sottolinea la sua grande preoccupazione sull’emergenza idrica italiana provocata dalla siccità: “A fronte di una crisi idrica la cui gravità si appresta a raggiungere livelli record dagli inizi del secolo scorso, chiediamo che venga dichiarato al più presto lo stato di emergenza nei territori interessati. Serve un intervento strutturale del sistema che parta dalla Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti: regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, e cooperare per una gestione unitaria”. Roghi che a macchia di leopardo hanno già, nel primo mese dell’estate 2022, sconvolto tutta la Penisola, dalla Sicilia alla Sardegna, dalla Puglia all’Isola d’Elba fino ad arrivare nel Lazio e a Roma Capitale (dove si segue la pista degli incendi dolosi per lo smaltimento dei rifiuti, ndr). Dati allarmanti che preludono conseguenze altrettanto catastrofiche se si continua a ignorare e a non provvedere al grave problema diventato dolorosa spina nel fianco dell’Italia del sud dove ogni anno bruciano ettari di bosco e macchia mediterranea. Sembra incredibile ma in un solo giorno, il 6 luglio, si sono verificati circa sette incendi nella provincia di Latina, di cui 2 incendi espletati dalla squadra VF AIB di Fondi e 5 incendi espletati dalla squadra VF AIB di Sezze ma i Comuni interessati dal fenomeno sono molti come Pontinia, Maenza, Priverno, Sezze, Sermoneta, Formia, Sabaudia, Terracina, Latina, Minturno, Santi Cosma e Damiano, Fondi, Aprilia, Cisterna di Latina e Sonnino. Uno stato di calamità naturale (e non) che coinvolge anche il nostro straordinario golfo di Gaeta, a Formia sono già bruciati circa 80 ettari. Il nostro bellissimo golfo brucia nell’indifferenza di tutti rischiando così di scomparire. Non sorprende che temi come ambiente, cambiamenti climatici, agricoltura e tutela della biodiverità presente nel nostro straordinario sud Italia non siano nell’agenda dei nostri politici ai quali forse non interessa pensare al futuro del nostro pianeta e della tutela di alcune delle nostre regioni che rischiano la desertificazione. A farne le spese sono i cittadini abitanti di queste regioni, i contadini e i proprietari terrieri che disperatamente vedono andare in fumo piantagioni secolari, come uliveti, vigneti, alberi da frutto e massicce coltivazioni a volte destinate al commercio. Poi a pagarne le spese ci sono gli animali che vivono in quei boschi come ricci, scoiattoli, cervi, volpi, ghiri, lucertole e uccelli e sono circa 20 milioni le specie animale che già c’hanno rimesso la vita e sono stati arsi vivi dalle fiamme. Ma a perderci sono anche le casse comunali in quanto le operazioni di spegnimento di un incendio hanno costi elevatissimi ma è nulla rispetto al costo che sta pagando il nostro pianeta che ogni giorno diventa sempre più malato. Come possiamo pensare ancora che tutto questo non ci riguardi e che non incida sulla nostra salute e quindi sulla nostra vita? Siamo ancora in tempo per cambiare rotta e abbracciare stili di vita più etici a sostegno e a tutela della nostra Terra? Possiamo ancora fare qualcosa?