È stato presentato venerdì sera a Scauri nella Chiesa inferiore di San Giovanni Paolo II e Maria Santissima di Fatima il quarto libro di raccolta di omelie di don Antonio Cairo dal titolo estremamente significativo “Accendi il mio fuoco” per deComporre Edizioni. È la raccolta delle omelie che don Antonio Cairo tiene settimanalmente per Lazio TV dal titolo “Tempo dello Spirito” con la regia di Franco Cairo. Ancora una volta la raccolta è curata da due coniugi che nutrono sincero affetto per lui e portano avanti il progetto annualmente: Rossella Schirru e Cosmo Colaruotolo. La presentazione ha visto la partecipazione sia di un folto pubblico che come relatori il professore Padre Armando Genovese msc della Pontificia Università Urbaniana, l’avvocato della Rota Romana Carlo Fusco, i catechisti Ciro Di Vaio e Domenico Cassetta, il regista Franco Cairo, letture a cura di Marina Casaburi e come moderatrice l’editore Sandra Cervone.

L’animazione musicale a cura del coro della Chiesa di Santa Albina. Padre Armando Genovese nella sua prefazione, tra l’altro, ha scritto: “Fin dalle origini del Cristianesimo, uno dei tratti qualificanti delle celebrazioni eucaristiche è la homilia, una parola greca che noi, normalmente, interpretiamo come predica, e come tale la subiamo fino allo sfinimento. Forse ci aiuterà il sapere che il primo senso di questa parola – basta consultare un buon vocabolario – è compagnia, società, familiarità, relazione, intimità. Una buona riflessione, pertanto, parte dalla Sacra Scrittura e fa in modo che il presidente dell’assemblea aiuti i fedeli ad acquistare con essa una homilia tale che la stessa Parola possa «abitare» nel cuore dei fedeli” e ancora “hanno una brevità e una musicalità che sono frutto di un lavoro particolarmente intenso. Nate per essere dettate in contesto televisivo, trovano un alfa e un omega in una manciata di minuti, non possono permettersi deviazioni, excursus, allontanamenti. Don Antonio riesce sempre ad arrivare al punto, a lasciare all’interlocutore un’idea e un’immagine, e il desiderio di ritornare al testo per andare maggiormente in profondità. Se c’è un’attitudine che riconosciamo a don Antonio, in mezzo a mille altri meriti, è la capacità di aprire mondi e possibilità all’interlocutore: conosce molto bene l’esegesi e la predicazione”.