Incontro due personaggi della comunità scaurese a me entrambi cari. Amedeo Russo, bancario, è l’attuale presidente del Comitato Dragut gointo alla sua decima edizione. Di contro il medico Pino De Renzi, innamorato della “sua” Scauri e fondatore della stessa associazione che quest’anno celebra il suo primo decennale. È un’intervista incrociata nella quale chi scrive custodisce penna e taccuino ma lascia ai due interlocutori la possibilità di porsi tra di loro le domande che ritengono opportune. Le domande di Amedeo Russo a Giuseppe De Renzi: “Quando hai maturato la convinzione di voler creare un premio artistico dedicandolo oltretutto ad un sanguinario corsaro?” Pino replica: “Intorno alla fine degli anni ottanta ero impegnato come volontario nel WWF. Assistetti alla premiazione di un premio di fotografia dedicato al mare e notai che molti autori avevano scelto temi di critica ambientalista. Pensai così ad un premio culturale di più ampio respiro che parlasse di valorizzazione del territorio.

All’inizio volevo chiamarlo Premio Scauri e chiesi l’appoggio di associazioni e istituzioni ma non se ne fece niente. Così, nel 2012, decisi di partire da solo. Il nome Dragut è derivato dal fatto che qualcuno disse che sembrava che volessi mettere a ferro e a fuoco tutta Minturno con la mia critica sociale scaturita dal gruppo FB Scauresi, mentre io invece volevo fare l’esatto contrario: cioè restituire dignità e coscienza ad un Paese e a un territorio che sembravano aver dimenticato la loro storia. Il motto del premio: “Non più per depredare ma per restituire”, nacque così”. Amedeo incalza: “Perché hai continuato a dedicare tanta energia al Premio di un territorio distante centinaia di chilometri da Torino, la tua terra di adozione per necessità lavorative?” Replica Pino: “Sono ancora legato alla mia terra di origine per vari aspetti: ho ancora una casa a Scauri, dove vivono ancora i miei genitori e dove torno ogni anno per le ferie. Le mie figlie hanno visto qui per la prima volta il mare, che hanno imparato ad amare e rispettare. Credo che fosse mio dovere fare qualcosa per difendere l’imperdibile bellezza del luogo che mi ha dato i natali. Se sono l’uomo che sono lo devo a questo posto, non ad altri. Verrà anche il giorno in cui dovrò abbandonare del tutto questo piccolo Golfo ma certi legami morali non si sciolgono mai”. Quindi: “Oggi, voltandoti, cosa diresti al fondatore di dieci anni fa?” Conclude Pino: “Che sono fiero di lui. Ha fatto bene a fare ciò che ha fatto. Mi sarei vergognato di lui se non avesse avuto quel coraggio”.

Ed ecco le domande di Giuseppe De Renzi ad Amedeo Russo: “Quando ti sei avvicinato al Comitato Dragut e cosa ti ha attratto verso questa scelta di farne parte?” Precisa Amedeo: “Ho conosciuto il Comitato Dragut pochi anni fa quando fui contattato per collaborare alla realizzazione di una proiezione commentata di cartoline d’epoca locali, di cui sono collezionista. Fino ad allora sapevo ben poco di loro, avevo letto qualcosa, attratto soprattutto dalla curiosità di capire il motivo di quel nome… Frequentandoli, ho avuto la possibilità di apprezzare il loro amore verso il territorio, un sentimento che anche io covavo dentro ma che non sapevo come esternare, fino ad allora.” Pino: “Quali sono le problematiche più gravi che ti sei trovato ad affrontare nel ruolo di nuovo presidente?” Racconta Amedeo: “Sono stato eletto presidente a fine febbraio 2020, pochi giorni prima dello scoppio della pandemia e ciò ha complicato sicuramente la comunicazione in un gruppo a cui cercavo di trasmettere il mio modo di vedere le cose. Ci sono state delle incomprensioni e delle divergenze ma oggi posso dire con grande soddisfazione che ha prevalso, da parte di tutti, il buon senso e la volontà di non fermarsi alle apparenze.

Orgoglioso di questo gruppo!” L’intervista si conclude con un’ultima domanda di Pino: “Quali sfide pensi che il comitato Dragut e il suo Premio possa ancora perseguire?” Congedandosi Amedeo osserva: “Credo fermamente che la realizzazione del nostro progetto di “restituzione” passi attraverso la capacità di raggiungere le nuove generazioni ed in particolare i bambini. Quest’anno, anche grazie alla collaborazione con i due Istituti comprensivi del nostro Comune, abbiamo avuto la possibilità di entrare nelle scuole ed è stata un’esperienza molto gratificante che sicuramente avrà un seguito”. Buon lavoro “ragazzi”!