Tutto ebbe inizio 1769 anni fa quando per le persecuzioni dell’imperatore romano Gaio Messio Quinto Traiano Decio numerosi cristiani preferirono il martirio all’abiura della loro fede. Tra questi la giovanissima Albina natia di Cesarea che, secondo una delle ipotesi, sull’altura del Monte di Scauri presso un sacello dedicato alla dea Diana trovò il martirio dopo vari indicibili supplizi al tramonto del 16 dicembre 250. Prima della morte per decapitazione ebbe modo di esclamare: “Io mai cesserò di confessare la mia fede in Cristo, mio Signore, nel quale confida l’anima mia ed in onore del quale io elevo la mia fede”.

La Chiesa di Santa Albina a Scauri

Quando la Chiesa minturnese dovette disperdersi per le invasioni barbariche nel 590 le sue reliquie furono trasferite a Formia e affidate al vescovo Bacauda. Successivamente nel 618 insieme a quelle del santo vescovo Erasmo le reliquie furono portate a Gaeta dove all’inizio furono nascoste nel timore che la fortezza cadesse in mano dei nemici e, finalmente, cinque secoli dopo il 22 gennaio 1106 Papa Pasquale II consacrò l’altare principale della Cattedrale all’interno del quale furono apposte le reliquie della sola Albina, onore grandissimo, e dove ancora riposano. Non fu collocato il cranio, custodito in una teca per essere portato nelle processioni solenni. Il Capitolo Cattedrale 35 anni or sono, giugno 1985, consegna tale insigne reliquia alla Chiesa a lei dedicata a Scauri accogliendo l’appello accorato del primo parroco don Angelo Di Giorgio.

L’onore grandissimo di riportarla a Scauri dopo quattordici secoli fu concesso dal parroco a chi scrive che ero divenuto uno dei suoi più stretti collaboratori, insieme al presidente dell’Azione Cattolica Ennio Landoni. Accompagnò chi scrive con la sua autovettura l’assessore provinciale Antonio Alicandro (esponente del PDSI ed  ex DC). Nel duomo firmai per ricevuta un documento predisposto dai canonici della cattedrale. Sulla via del ritorno all’altezza dell’Albergo Ariston di Formia (area portuale e ora trasformato in civili abitazioni) l’autovettura si fermò per un guasto meccanico e la direzione dell’albergo mise a disposizione una macchina con autista. All’altezza della Chiesa di Maria Santissima Immacolata vi era per strada un numero considerevole di scauresi e il parroco don Angelo Di Giorgio. La reliquia, custodita in una teca del 1500, entrò nella chiesa mariana e ricevette il primo omaggio per poi essere trasferita definitivamente nella chiesa a lei dedicata. La teca venne collocata al di sotto dell’altare e vi resterà sino a quando sarà trasferita visibile al di sotto della statua della vergine martire.

Ma ora con don Antonio Cairo, terzo parroco, infaticabile e ricco di profonda spiritualità, – avendo al suo fianco il sindaco Gerardo Stefanelli con fascia tricolore – la teca con il cranio è stata riposta nuovamente al di sotto dell’altare restaurato e sarà visibile soltanto nelle occasioni solenni, legate alla storia della santa e della chiesa a lei dedicata. Al di sopra dell’altare sarà sistemato in alto un artistico crocifisso e, in tal modo, avremo un filo ideale e religioso tra reliquia, altare e il crocifisso stesso. Lazio Tv ha dedicato un reportage all’evento intervistando vari laici della parrocchia che hanno tutti condiviso con gioia la scelta del parroco. Lunedì 16 dicembre – festività di Santa Albina – l’Arcivescovo Mons. Luigi Vari presiederà la celebrazione eucaristica legando il suo magistero di Pastore, successore degli apostoli, alla devozione di una fanciulla proclamata da tempo compatrona di Minturno e della diocesi intera.