Continua una fattiva collaborazione con Don Antonio Cario, direttore diocesano per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti, nonché parroco di Scauri della Chiesa di Sant’Albina V.M.. E’ un concreto contributo per tutti coloro che amano seguire il calendario liturgico con il contributo di uno stimato teologo: “Carissimi, la Parola di Dio della 33.ma domenica del tempo ordinario ci proietta a quel giorno, nel quale il Signore “verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti” come professiamo nel credo dopo l’omelia della Messa

     E’ spontaneo chiedersi, come i cristiani di Tessalonica, “riguardo ai tempi e ai momenti …nei quali  verrà il giorno del Signore” .

     L’apostolo Paolo, nella Prima Lettera ai Tessalonicesi (5,1-6) chiede alla Comunità di non fare calcoli, ma di impegnarsi ad illuminare gli ambienti di vita e di lavoro con uno stile di vita cristiana originale, sobria e vigilante

     Per Mons. Francesco Lambiasi, vescovo emerito di Rimini, vuol dire: “Camminare sulla via di Cristo, nella Chiesa e con la Chiesa …. Con questi pastori, con questi fratelli e sorelle di questa precisa e concreta comunità. Sul passo degli ultimi. Con questi poveri e con questo povero … avanzare senza fughe solitarie … rallentare il passo per farlo accelerare agli altri  …. Incoraggiare chi si è fermato … Rialzare chi è caduto”. 

     La VII giornata mondiale dei poveri si pone come segnale ulteriore che illumina la strada verso l’incontro finale con il Signore.

     Camminando su questa via, oggi, incontriamo la donna del libro dei Proverbi (31,10-13.19-20.30-31), sobria e vigilante, desiderosa di Dio, entusiasta e appassionata dei suoi doni quotidiani: la vita, la salute, gli affetti e i beni da amministrare.

     La sua forza sta nel dare senso a tutto ciò che fa,  alle relazioni con coloro che incontra, a cominciare dalla sua famiglia, con lo sguardo fisso e le mani tese verso i poveri e i miseri.

     La sua saggezza e la sua generosità sono la risposta ad un Dio che, come leggiamo dal Vangelo di Matteo (25,14-30), è come “un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni … secondo le capacità di ciascuno”.

     E’ un uomo che, senza chiedere la restituzione dei beni, da fiducia ai suoi tre servitori i quali si distinguono tra loro per la generosità con la quale accolgono i talenti del padrone, per la determinazione nel mettersi in gioco e di rischiare, al fine di corrispondere alla stima ricevuta.

     Infatti, i primi due accrescono quanto ricevuto, con creatività, originalità e spirito di iniziativa, mentre il terzo servo, pauroso del padrone, preferisce il “quieto vivere per non sbagliare” e, di conseguenza, evitare un rimprovero.

     La sua pigrizia,purtroppo, porterà alla perdita del bene ricevuto, decisa al ritorno dell’uomo, l’esclusione dalla felicità del padrone e l’allontanamento in quelle tenebre eterne procurate dalla sua paura di fallire.

     Carissimi, i talenti che Dio ci consegna ogni giorno non sono le qualità che delineano la nostra personalità e ci rendono importanti davanti agli altri, ma quelle situazioni e quelle persone che ci vengono affidate, da far crescere con il nostro impegno: la famiglia, la parrocchia, gli amici più difficili, gli ambienti di lavoro e di vita, …. i poveri e i bisognosi.

     Ma il dono più grande è Gesù che il Padre affida a noi ogni giorno nella Parola e nell’Eucaristia, da far crescere nel cuore degli altri attraverso la testimonianza della fraternità, della condivisione e della corresponsabilità ecclesiale.

     Anche la Chiesa è il talento che Dio ci consegna al termine della Messa, da far crescere nell’accoglienza delle diversità, nella stima, nella correzione fraterna, nel perdono e nell’incoraggiamento vicendevoli.

     Quindi nessuno di noi è povero di doni: ogni giorno ce ne vengono affidati tanti, da far maturare con la nostra capacità creativa.

     Non facciamoci prendere dalla paura di non riuscire, ma dalla voglia di corrispondere a tutto il bene che Dio ci dona ogni giorno.”