Un recente regolamento dell’Unione Europea vieta di commercializzare prodotti alimentari e integratori a base di aloe per finalità lassative.

L’idrossiantracene, molecola di origine vegetale contenuta nella pianta, potrebbe essere cancerogena e genotossica.

Sul quotidiano Il Giornale lo spiega con dovizia di particolari Nicolò Canziani.

Amanti ed estimatori dell’aloe, in particolare delle sue proprietà lassative, attenzione: dall’8 aprile scorso, un regolamento dell’Unione Europea, promulgato il 18 marzo, vieta l’utilizzo e la commercializzazione di alimenti e integratori in cui sia contenuta. La sostanza sospettata di causare effetti tossici e cancerogeni, in particolare al colon, è riconducibile alla famiglia di molecole vegetali chiamate idrossiantraceni, contenute nei preparati a base di aloe e di altre piante, come la senna, il rabarbaro e la cascara.

Il divieto non giunge improvviso e inaspettato.

Già dal 2013 infatti, la Commissione europea aveva autorizzato e incoraggiato una serie di ricerche scientifiche sull’idrossiantracene, a seguito della richiesta di una società, la Vivatech, ad immettere sul mercato integratori a base di queste molecole enfatizzandone i benefici sulle funzioni intestinali.

Aloe, quali effetti tossici sull’organismo?

I molteplici usi e impieghi dell’aloe, derivanti dalle diverse qualità riconosciute a questa pianta carnosa, hanno dato vita ad una famiglia di prodotti molto diffusi, tra cui cosmetici, bevande, detersivi, gel, farmaci, alimenti ed integratori.

È importante notare come sia emerso che detersivi, cosmetici, bevande, gel e, in generale, tutti i prodotti non lassativi, non contengano le sostanze potenzialmente tossiche o cancerose.

Sul banco degli imputati restano perciò gli integratori e gli alimenti.

Del resto, la ricerca affidata dalla Commissione all’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) era stata proprio condotta per stabilire, posto l’effettivo riscontro di effetti lassativi dell’aloe, quale fosse la dose alimentare, da potersi assumere quotidianamente, che risultasse innocua.

Purtroppo, i risultati di questi studi, pervenuti a fine novembre 2017, non hanno permesso di stabilire con precisione la razione giornaliera priva di rischi, anche nota come consumo giornaliero accettabile.

La decisione comunitaria, che ha portato all’emanazione del divieto, si riferisce all’impiego di alimenti e integratori che contengano idrossiantracene e che, se assunti continuativamente per un lungo periodo, potrebbero essere genotossici, cioè danneggiare il DNA, oppure cancerogeni.

Vi sarebbe, in particolare, una probabilità di sviluppare cancro al colon incrementata fino al doppio, rispetto alle percentuali di diffusione della patologia nella popolazione che non fa uso di questi integratori né consuma questi alimenti.

In particolare, per utilizzare le parole del legislatore comunitario, con l’uso e il consumo prolungato dei derivati dell’idrossiantracene negli alimenti si riscontrerebbe il rischio di “[…] squilibrio elettrolitico, di un deterioramento della funzionalità intestinale e di dipendenza dai lassativi”.

La Commissione Europea ha quindi distinto le sostanze genotossiche da quelle potenzialmente cancerogene: “L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha riscontrato che i derivati dell’idrossiantracene aloe-emodina ed emodina e la sostanza strutturalmente analoga dantrone si sono dimostrati genotossici in vitro.

Anche gli estratti di aloe si sono dimostrati genotossici in vitro, molto probabilmente a causa della presenza di derivati dell’idrossiantracene.

L’aloe-emodina si è inoltre dimostrata genotossica in vivo. L’estratto totale di aloe e l’analogo strutturale dantrone si sono rivelati cancerogeni”.

In accordo con gli studi condotti dall’EFSA, aloe-emodina, emodina, dantrone ed estratti di aloe contenenti derivati dell’idrossiantracene sono state incluse nell’Allegato III del regolamento (CE) n. 1925/2006 parte A, cioè quello relativo alle sostanze vietate.

Il regolamento, pur avendo applicazione diretta in tutti i paesi membri dell’Unione, verrà affiancato nel nostro Paese da una circolare attuativa, che precisi e che permetta di individuare, in concreto, quali saranno i prodotti che dovranno essere ritirati dal mercato. Per ora nessuna informazione in merito è pervenuta dal Ministero della Salute.

Nel frattempo, la Federazione europea delle associazioni dei produttori di prodotti sanitari (EHPM), contestando la fondatezza scientifica delle ricerche effettuate ed alquanto preoccupata per le serie ripercussioni economici sulla filiera dei produttori e dei coltivatori diretti che questa nuova regolamentazione implicherebbe, si è già mossa ed ha lanciato una petizione, accompagnata da una campagna social con hashtag #WeFightForNaturalHealth, per mantenere l’uso dell’aloe negli integratori alimentari.