Il Ministero della Salute informa che alle ore 18.00 di mercoledì 29 aprile in Italia le persone attualmente positive sono 104.657, i guariti sono 71.252. Nell’ambito del monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del nuovo Coronavirus sul territorio nazionale, i casi totali nel nostro Paese sono 203.291, al momento sono 104.657 le persone che risultano positive al virus. Le persone guarite sono 71.252. I pazienti ricoverati con sintomi sono 19.210 in terapia intensiva 1.795, mentre 83.652 si trovano in isolamento domiciliare. I deceduti ufficialmente sono 27.682 in Italia, 431 nella regione Lazio, 25 nella provincia di Latina. Il Ministro della Salute Roberto Speranza intervistato martedì scorso su La7 ha precisato: “I numeri ci dicono che l’epidemia è ancora in corso seppure ci siano segnali che ci fanno sperare: si riducono le terapie intensive, è ridotta la pressione sui pronto soccorso”. Dal ministro l’invito ad usare ancora cautela e prudenza, perché “il nemico non è sconfitto”. Le famiglie rappresentano ancora un luogo di contagio e la situazione continua ad essere critica soprattutto per gli anziani, nelle case di riposo e nelle Residenze sanitarie assistite RSA. “Dobbiamo mantenere un profilo di grande attenzione sia dal punto di vista sanitario sia dei comportamenti individuali”.

Le nuove norme in vigore dal 4 maggio allentano la morsa del lockdown per un paese economicamente e psicologicamente in sofferenza, ma precisa Roberto Speranza: “il governo non può mentire, non può nascondere che la curva è significativamente piegata, ma siamo ancora dentro l’epidemia. Il messaggio della fase 2 è: si riparte ma con prudenza. L’Italia ha adottato nella prima fase misure durissime, ora che l’indice del contagio è sceso possiamo iniziare ad andare verso un allentamento graduale delle misure restrittive. Alcuni paesi, che hanno riaperto, hanno registrato un nuovo incremento dei contagi e sono stati costretti a richiudere. Il Paese vuole ripartire ma dobbiamo farlo con giudizio, monitorando l’evoluzione. Abbiamo scelto di ripartire dal motore produttivo del paese, perché troppi giorni di fermo avrebbero fatto pagare all’Italia un prezzo troppo alto che sarebbe ricaduto anche sui cittadini italiani in termini di costi sociali. La logica è uno scenario complessivo, in cui si fanno passi graduali. L’indice di contagio dipende non solo dalle misure del Governo, ma anche dai comportamenti individuali; il senso di responsabilità di ciascuno, è la vera chiave per vincere la sfida. Il diritto alla salute è un diritto fondamentale e per tutelarlo è stato necessario limitare le libertà personali. Abbiamo fatto una scelta difficile che ha salvato la vita a molte persone”.